Il recente crollo del mercato delle criptovalute ha avuto un impatto inatteso: hacker che detenevano fondi rubati hanno subito perdite significative a causa di vendite dettate dal panico. L’episodio, avvenuto la scorsa settimana, ha visto volatilizzarsi milioni di dollari in criptovalute di proprietà di cybercriminali.
Secondo quanto riportato dall’analista blockchain Lookonchain, almeno sei portafogli collegati a noti hacker hanno perso oltre 13,4 milioni di dollari durante la fase acuta del ribasso, in particolare con la vendita di Ether.
Le dinamiche suggeriscono l’azione di un gruppo coordinato di criminali informatici, probabilmente legati a un sindacato specializzato nel furto di criptovalute. Il declino è iniziato quando un portafoglio ha venduto 7.816 ETH a 3.728 dollari per unità, in concomitanza con la fase più critica del crollo. Successivamente, altri cinque portafogli hanno seguito l’esempio, amplificando la pressione ribassista sul mercato.
Invece di convertire gli asset venduti in stablecoin o tentare operazioni di riciclaggio, gli hacker hanno riacquistato la stessa quantità di ETH (7.816) a un prezzo medio di 4.159 dollari, cercando di limitare ulteriori perdite. L’analisi blockchain datata 18 ottobre ha quantificato le perdite totali derivanti da queste transazioni errate in 13,4 milioni di dollari.
L’entità dei fondi coinvolti, stimata in circa 29 milioni di dollari solo nelle transazioni più recenti, suggerisce che si tratta di **aggressori sofisticati**, capaci di sfruttare vulnerabilità nei protocolli di finanza decentralizzata (DeFi), negli exchange o nei contratti intelligenti.
Nonostante la loro competenza tecnica, i modelli di trading degli hacker durante la volatilità del mercato indicano una vulnerabilità alle reazioni emotive, simile a quella di altri trader. Lookonchain ha definito l’operazione una “**vendita dettata dal panico**”, con alcuni osservatori che hanno ironizzato definendo gli hacker “grandi hacker e pessimi trader”.
Gli analisti ipotizzano che l’ETH venduto derivasse da un attacco precedente, suggerendo che gli hacker stessero negoziando asset ottenuti illecitamente. In questo scenario, le perdite potrebbero avere un impatto minore rispetto a quello che avrebbero avuto su trader che hanno investito capitali propri.
Un’ulteriore ipotesi è che le operazioni siano state utilizzate per riciclare proventi illeciti, immettendo strategicamente fondi compromessi durante il panico e riacquistando fondi “puliti”, anche a costo di una perdita.
La correzione del mercato del 10 ottobre, causata da fattori macroeconomici e dalla riduzione della liquidità nel mercato decentralizzato, ha colpito tutti i partecipanti, determinando una perdita complessiva di 500 miliardi di dollari. Gli eventi della scorsa settimana evidenziano come i mercati on-chain applichino le stesse regole a tutti, inclusi trader al dettaglio, grandi investitori e, in questo caso, anche hacker.

