UNA NUOVA RAPPRESENTANZA PER IL SENATO

Una sfida per il Sud. I tempi sono maturi per ridiscutere di equa rappresentatività tra le regioni italiane. Il riequilibrio delle risorse economiche e delle infrastrutture passa da un più generale equilibrio politico dei territori fino ad oggi sottorappresentati

Si ragiona di legge elettorale, di taglio di parlamentari, ma esiste un problema ancora più grave di rappresentanza democratica che vede sfavorito il Sud e lo vedrà ancora di più se passa il referendum sul taglio dei parlamentari. Nel corso degli anni la Lombardia, per effetto delle migrazioni e dello spopolamento delle altre regioni, è passata dai 6 milioni ai 9, ai 10 che percentualmente significa avere il 15, il 20, il 25% di parlamentari. E' chiaro che un taglio di eletti in quella regione è sopportabile perché sarà comunque rappresentata. Ma un taglio alle altre regioni significherebbe che le istanze di alcuni territori non arriveranno mai ai tavoli che contano e non saranno mai prese in considerazione e forse, come accade oggi ai piccoli partiti non rappresentati in Parlamento, non avranno nemmeno i riflettori dei media! Però quei territori esistono, hanno problemi di dissesto idrogeologico, di trasporti, di incendi, di inquinamento, di formazione ed educazione, di sanità, di lavoro. Chi glieli rappresenta? La Lombardia? E se continua a spostarsi la popolazione? Quando la Lombardia avrà 20 milioni di abitanti e il Sud poco meno, che si farà? Non basta legiferare che sotto i 7 senatori le regioni non possono scendere (tranne Molise e Val d'Aosta). Perché i problemi di cui sopra saranno diventati giganteschi contribuendo a una ulteriore desertificazione di quei territori. Sono arrivato a una conclusione che non è partitica. Ma solo politica e di equa rappresentatività, nell'interesse di tutta l'Italia. E' giunto il momento di una riforma del Senato in chiave regionale. Ci sono due strade. Una è quella federale americana. Ogni stato ha due senatori, che si tratti del piccolo Connecticut o della grande California. Si avrebbe anche un risparmio tanto caro al M5S e a molti italiani, perché con due o cinque senatori per regione, si arriverebbe a un consesso di 40 o 100 membri per quell'Aula. L'altra soluzione, che preferisco, è di tipo… condominiale. In un condominio, il voto non è per testa ma per appartamento (secondo i millesimi). A nessuna assemblea condominiale verrebbe in mente che le spese vadano ripartite in base ai componenti del nucleo familiare. La vedova Calabrese che vive sola, o i coniugi Sardi senza figli, non contano meno della famiglia Lombardo (padre, madre, quattro figli di cui uno sposato con figlio in arrivo, due nonni, un cane, un gatto). Le spese per l'ascensore (trasporti), di luce (energia), per le pulizie delle scale (ambiente e ordine pubblico), le spese di ristrutturazione ordinarie e straordinarie (ponti, strade, industrie) sono tutte ripartite per millesimi. E se va bene a un condominio dell'Italia, deve andar bene al Condominio Italia! Almeno una delle Camere (il Senato) deve essere rappresentato in modo equo: un senatore per ogni tot di chilometri quadrati. Se ne parlerà a Cagliari, nell'ambito del 15° Festival Letterario & Solidale San Bartolomeo in una data compresa tra l'11 e il 13 settembre partendo dalla presentazione del libro di Ester Tanasso e Alessandro Tessari "Ascoltare il dissenso" con tanti altri ospiti e esponenti di vario orientamento politico. L'incontro sarà trasmesso in diretta facebook su LaTestata.Online.

 

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2020-07-30

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