SPECIALE ELEZIONI. L’IMPORTANZA DEL VOTO

Prima puntata. Domenica 25 settembre si vota. Molti lo faranno per la prima volta. Per cosa si vota? Cosa vuol dire votare e perché si fa? Una volta non era così, soprattutto per le donne.

Ogni cinque anni, gli italiani sono chiamati alle urne per esprimere il loro voto e rinnovare il Parlamento, cioè la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica che sono i luoghi in cui si formano le leggi. Molti cittadini votano da tanto tempo, qualcuno non vota e quindi lascia che il gli altri decidano per lui, i più giovani voteranno per la prima volta. I cittadini votano “attivamente” recandosi al seggio con un documento e la tessera elettorale e tracceranno una croce sopra il simbolo che vogliono votare senza bisogno di scrivere nomi. Anche troppo facile, vero? Ma il discorso sarebbe lungo da farsi. I candidati invece si fanno votare quindi esprimono l’elettorato “passivo”. Ma poi una volta eletti si spera siano attivi nell’accordarsi per leggi giuste ed eque. Si chiamano candidati perché nell’antica Roma vestivano la veste candida, senza macchie e simbolo di purezza… Oggi i candidati spesso si presentano con qualche macchia e sperano di essere eletti per mettersi al riparo dalla giustizia. Quelli, se possibile, non eleggeteli.

Ma perché votare? Intanto perché non c’è una rappresentanza diretta o per sorteggio dove può capitare che qualunque cittadino possa andare a legiferare. Si devono eleggere persone competenti, di buon senso, capaci di mediare tra diverse posizioni e che abbiano per primario interesse quello per la “res publica” (la cosa pubblica) e non pensino solo al loro “particulare” (mi verrebbe da scrivere un termine scurrile, ma ci siamo capiti).

Quest’anno i diciottenni per la prima volta voteranno anche per il Senato e non solo per la Camera. Fino a qualche tempo fa il diritto di voto per la “Camera Alta” era posticipato di qualche anno (25 invece di 18). Resta invece immutata l’età di chi può essere eletto: in Senato ci possono andare i più “grandicelli”, a 40 anni, alla Camera invece solo chi ha compiuto 25 anni. Si presume quindi che i cittadini scelgano persone mature e in grado di fare buone leggi. Inoltre, per la prima volta, il numero degli eletti alla Camera e al Senato si ridurrà drasticamente, dai complessivi 945 a 600. In teoria dovremmo avere un risparmio di costi, in pratica ci sarà un forte deficit di rappresentanza soprattutto nelle regioni con densità di popolazione minore e a spese dei partiti più piccoli e senza peraltro garantire una maggiore governabilità. Ma di questo ne parleremo ad elezioni avvenute.

Quello di andare a votare non è un “dovere”. Casomai è un “diritto” che esprime una libertà di far valere le proprie idee, i propri convincimenti, le proprie scelte. Non è stato sempre così. E per le donne ancora meno! Si è dovuto conquistare col tempo il pieno diritto di voto (e bisogna lottare o stare in guardia per mantenerlo). Prima governavano i re, i nobili, i ricchi. Solo nel 1848 nel Granducato di Toscana e nel 1912 nel Regno d’Italia, hanno potuto votare tutti i maschi (e ancora con forti discriminazione di età e censo). Ma le donne italiane hanno potuto votare solo dal 1945. E non si è sempre votato, anzi. Durante il fascismo non ci furono libere elezioni, i partiti di opposizione furono sciolti come i sindacati e gli uomini politici e semplici cittadini furono perseguitati, confinati, arrestati, uccisi. Come ancora si fa dalle parti di certi stati privi di governi democratici. Non fatemi fare esempi, cercateli su wikipedia. Le donne in Italia poterono votare per la prima volta per l’Assemblea Costituente nel 1946 e nelle elezioni del 1948, le prime del dopoguerra, dopo la caduta del fascismo, l’arresto e l’uccisione del dittatore Benito Mussolini. Ogni volta che ci rechiamo al seggio elettorale, dobbiamo pensare a tutti quegli uomini e donne che non lo hanno potuto fare per tanti secoli. Abbruttiti dall’ignoranza e dalla schiavitù del lavoro. I primi movimenti internazionali si ebbero prima della Rivoluzione francese, in Europa. E vale la pena ricordare le “suffragette”, le prime donne inglesi e americane che nell’Ottocento rivendicarono il diritto di voto femminile.

Alla base del voto ci sono le scelte politiche. Una mia professoressa diceva che facciamo scelte politiche da quando ci alziamo dal letto e decidiamo se bere il latte o il the a colazione. Le scelte politiche si fanno in base ai propri convincimenti e non certo per capriccio. In genere gli uomini e le donne, che si riuniscono in partiti (e movimenti) per farsi eleggere, chiedono il voto sulla base di programmi elettorali. In questa sede non li analizzeremo tutti ma ci limiteremo a capire le cose più importanti… nella prossima puntata.

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2022-09-20

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