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VOTO E PARITA’ DI GENERE

Ho ricevuto un comunicato stampa dall’amica Carmina Conte che da tempo si batte per il riconoscimento di un giusto ruolo delle donne in politica. Le mie personali riflessioni in proposito.

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La faccio breve. Correva l’anno 1987 quando mi resi conto, grazie alla lungimiranza di una giovane Monica Frassoni (diventata europarlamentare successivamente) che per avere più donne in politica, oltre a facilitazioni che non sono mai arrivate (asili, stipendi, condivisione di ruoli, etc.) sarebbe stata necessaria la doppia preferenza di genere. La avviammo, in modo sperimentale, per le elezioni del Federal Committee della Jef (Jeunes Européens Fédéralistes). Fu un successo.

A distanza di anni, continuo a parlarne ogni volta che si ripropone l’argomento. Si sono fatte leggi ma sono state aggirate o non sono state sufficientemente coercitive per superare la disparità di trattamento tra uomini e donne in politica.

Non aiuta il fatto che attualmente i principali incarichi europei (e italiano, se pensiamo a Giorgia Meloni) siano ricoperti da donne. Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento Europeo, Christine Lagarde alla Banca Centrale Europea (tutte usano il cognome del marito, sic!). Cambierebbe qualcosa se si chiamassero Albrecht, Tedesco Triccas, Lallouette? Probabilmente no. Piccola digressione: Netanyahu sarebbe meno esecrabile se si chiamasse Mileikowsky. Non credo. Il nonno paterno, il rabbino Nathan Mileikowsky (nato a Krėva, in Bielorussia nel 1879), fu un fervente sionista ed oppositore del progetto Madagascar per gli ebrei. Il nipote vorrebbe deportare i gazawi in Sud Sudan

Riprendiamo il filo. E che dire di quelle donne che preferiscono declinare il proprio ruolo  al maschile invece che al femminile: non capiscono che non c’è differenza tra un presidente e una presidentessa, tra un direttore e una direttrice, tra un rettore e una rettrice, tra un ministro e una ministra, tra un deputato e una deputata, tra un ingegnere e una ingegnera.

L’amica Carmina Conte, che da sempre si batte per un riconoscimento del ruolo delle donne in politica mi invia un comunicato stampa sulla “Doppia preferenza di genere: Il Pd accoglie la proposta di Coordinamento3”. Che riporto di seguito.

Depositata la richiesta di modifica della legge elettorale. Carmìna Conte: “È il primo atto concreto di una serie di incontri promettenti con tutti i capigruppo. Auspichiamo che si giunga ad approvazione in tempi rapidi”. 

Doppia preferenza di genere: Coordinamento3 incontra tutti i capigruppo in Consiglio regionale per porre al centro i nodi cruciali della condizione delle donne in Sardegna e raccoglie il primo importante risultato: il PD ha depositato la richiesta di modifica della legge elettorale facendo propria la proposta dell’associazione, presentata già nel 2023 e rilanciata in questa legislatura. Una notizia accolta con soddisfazione dalla presidente Carmina Conte: “I Democratici hanno fatto da apripista nel sostenere con questo atto concreto la nostra storica battaglia per un’equa rappresentanza di genere in Consiglio regionale”. Due i punti al centro della richiesta di modifica: 1- l’obbligo di alternanza di genere nelle liste circoscrizionali, anche nel caso in cui vi fossero liste con due soli componenti, a pena di esclusione, 2- l’obbligo di parità anche nei capilista: nessuno dei due generi potrà essere rappresentato per più del 50% tra i capilista del medesimo gruppo. 

“Un’azione necessaria per strutturare l’iter legislativo in modo efficace e giungere a un effettivo risultato che elimini il pesante e anacronistico squilibrio di genere in Consiglio, dove siedono solo 9 donne elette con la doppia preferenza di genere (dpg) (11 nella precedente), 10 in tutto con la Presidente su un totale di 60 consiglieri” argomenta Carmina Conte. Le rappresentanti di Coordinamento3 mostrano ottimismo alla luce dei risultati delle interlocuzioni con tutti i gruppi, portate avanti in un’ottica di assoluta trasversalità: “Abbiamo rilanciato e posto all’attenzione delle forze politiche un documento che ripropone, in termini aggiornati, le storiche battaglie della Carta di impegni per la parità del 2019: governance, salute, occupazione, welfare, contrasto alla violenza di genere. I riscontri ci sembrano incoraggianti. Auspichiamo perciò che azioni concrete di supporto alla proposta del PD emergano al di là delle appartenenze e che si vada all’approvazione delle modifiche in tempi rapidi”. 

Nel 2023, Coordinamento3 aveva affidato ai costituzionalisti Andrea Deffenu e Carla Bassu il compito di affinare la norma sulla dpg, risultata efficace nelle amministrative e in altre regioni, ma rivelatasi inadeguata per l’elezione del Consiglio regionale della Sardegna. “Nella politica sarda ci pare di cogliere una nuova sensibilità – conclude Carmina Conte – Questa legislatura potrebbe fare la differenza perché i tempi sono maturi”.

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Fin qui il comunicato stampa di Cordinamento3 di Carmina Conte. Che pubblichiamo per intero, sia per la notizia che per il nobile tentativo di aumentare la partecipazione femminile alla vita politica, anche in Consiglio regionale.

Tuttavia, senza nulla togliere ai costituzionalisti citati, a mio modesto avviso il problema della scarsa partecipazione delle donne alla vita politica “passiva” (essere elette, che si distingue dall’elettorato attivo, quelli che votano), si può risolvere solo in due modi.

Il primo è un tantino estremista e limita la possibilità di eleggere rappresentanti dell’altro sesso. Le donne votino per le donne e gli uomini per gli uomini.

Il secondo, preferibile, passa per una rivisitazione delle circoscrizioni in modo che votando per un partito, vengano eletti contemporaneamente i due candidati di genere di quella circoscrizione o, proporzionalmente, per i partiti indipendentemente dai voti presi per circoscrizione.

Il mio voto deve essere valido per partito e per due consiglieri (uomo e donna). Nel senso che non posso votare solo per un uomo o solo per una donna. Il risultato sarebbe che il 50% dei seggi sarebbe attribuito a ognuno dei due sessi.

Non sarebbe neanche l’unica riforma da fare. Da tempo si chiede che la terza coalizione (vedi Michela Murgia e Renato Soru), venga rappresentata in Consiglio regionale, attraverso un voto proporzionale e senza sbarramento. Perfetto. Introduci anche la doppia preferenza “obbligata”. Avrai metà donne e metà uomini con uno sbarramento matematico al 3% circa. Poi dovrai necessariamente introdurre la sfiducia costruttiva per evitare che la giunta caschi ogni volta che le due minoranze si mettano d’accordo…

Si passa attraverso una verifica della divisione per circoscrizioni territoriali e, a mio avviso, necessario anche garantire un peso alla percentuale di votanti. Ho idee anche su quello. Se è quando vorranno, sono a disposizione di Piero Comandini e Alessandra Todde. Magari costo pure meno dei costituzionalisti… 

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