#Indifesa, A.R.K.A. Eventi Culturali aderisce al flashmob di #TerresdesHommes

Martedì 11 Ottobre alle 10 il flash mob digitale di supporto alle manifestazioni di protesta in Iran

Anche A.R.K.A. Eventi Culturali, associazione culturale attenta ai problemi sociali, parteciperà attraverso alcuni suoi aderenti al flashmob promosso da #Terres des Hommes, in favore delle tante persone che in Iran protestano contro il regime.

La campagna #Indifesa per la lotta alla violenza e stereotipi di genere si è resa necessaria dopo i recenti fatti che hanno visto la morte di molti manifestanti che pacificamente protestavano contro le discriminazioni di genere.

Il casus belli è stato la morte di una ragazza che era stata imprigionata per aver lasciato una ciocca di capelli in vista. Mahsa Amini, ventidue anni, dell’Iran occidentale, in vacanza a Teheran con la sua famiglia.

La presunta mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1981 (modificata nel 1983 per tutte le donne nel Paese, sia straniere, che residenti) sarebbe la causa scatenante dell’arresto il 13 settembre e della successiva morte della ragazza.

Dopo essere stata arrestata per aver indossato l’hijab in modo non adeguato (forse considerato troppo allentato) e condotta presso una stazione di polizia, la giovane è in seguito deceduta in circostanze sospette il 16 settembre, dopo 3 giorni di coma, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica.

La ragazza presentava ferite riconducibili a un pestaggio, nonostante le dichiarazioni della polizia affermassero che era deceduta a seguito di un infarto. Testimoni oculari affermarono che era stata picchiata e che aveva battuto la testa. L’incidente avrebbe causato un’emorragia cerebrale. La morte di Mahsa Amini, secondo alcune fonti, sarebbe diventata un simbolo di violenza contro le donne sotto la Repubblica islamica dell’Iran. Il presidente Ebrahim Raisi ha chiesto al ministro dell’Interno Ahmad Vahidi di aprire un’indagine sull’accaduto.

La polizia morale iraniana, la arrestò mentre era in compagnia di suo fratello Kiaresh. Durante il trasporto alla stazione della polizia, venne detto loro che la giovane sarebbe stata condotta ad un centro di detenzione per essere poi sottoposta a un “breve corso sull’hijab” e rilasciata entro un’ora.

Dopo due giorni di coma all’ospedale Kasra di Tehran, la ragazza è deceduta in seguito alle ferite riportate. Il giorno del decesso, la clinica dove era stata ricoverata Amini diffuse un post sulla sua pagina Instagram dove si affermava che la giovane era già cerebralmente morta quando è stata ricoverata. In seguito però il post di Instagram venne cancellato. Il fratello Kiaresh, durante il ricovero, aveva notato dei lividi sulla testa e le gambe della sorella. Un certo numero di medici ha ritenuto che Mahsa avesse subito una lesione cerebrale, tra cui sanguinamento dalle orecchie e lividi sotto gli occhi, con fratture ossee, emorragia ed edema cerebrale.

Dopo la morte di Mahsa Amini, si sono scatenate diverse proteste in Iran. Amnesty International ha chiesto un’indagine sulla sua morte. Il 22 settembre il gruppo informatico Anonymous ha interrotto diversi siti web controllati dal governo iraniano e affiliati allo Stato come simbolo di sostegno delle proteste, alle quali si sono uniti anche diversi personaggi influenti: Javaid Rehman, relatore speciale delle Nazioni Unite, ha espresso il suo rammarico riguardo la vicenda affermando che questa è “segno di diffusa violazione dei diritti umani in Iran”.

Anche il ministero degli Esteri francese e il segretario di Stato degli Stati Uniti Anthony Blinken hanno condannato la vicenda. L’ayatollah iraniano Bayat-Zanjani ha affermato che la Guidance Patrol “non è solo un organismo illegale e anti-islamico, ma anche illogico. Nessuna parte delle leggi del nostro Paese assegna alcuna missione o responsabilità a questa forza di vigilanza. Quest’organo di polizia commette solamente atti di repressione e immorali”.

L’11 ottobre è la giornata mondiale delle bambine. Nel Dossier Indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” di Terre des Hommes, una fotografia delle bambine e delle ragazze nel mondo e in Italia. Alle prese con violenza sessuale, matrimoni forzati, gravidanze precoci. Il numero dei reati contro i minori nel 2021 segna uno sconfortante record, superando per la prima volta quota 6mila: i casi sono stati 6.248, per il 64% ai danni di bambine e ragazze e alimentati dalla violenza sessuale, che registra anch’essa un record assoluto con 1.332 casi, di cui le giovani sono l’88% delle vittime.

Sono i dati, elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo 2022. L’occasione è la Giornata mondiale delle bambine, istituita dall’Onu nel 2011: l’11 ottobre. E se il documento è stato presentato nella sede del Coni a Roma non è un caso: lo sport è infatti allo stesso tempo un ambito da monitorare, per gli abusi che hanno luogo tra campi di gioco e spogliatoi, ma anche un importante strumento di empowerment femminile.

Il 2021, secondo anno di pandemia da Covid-19, ha registrato un balzo drammatico dell’8% dei reati a danno di minori dal 2020 (5.789 casi) e dell’89% dal 2004 (3.311 casi). In tutti i reati a sfondo sessuale considerati, la prevalenza delle vittime è largamente di genere femminile. Fra questi le fattispecie che registrano la percentuale più alta di vittime bambine sono la violenza sessuale aggravata (per cui si registra una percentuale dell’88% di vittime femmine) e la violenza sessuale (per cui le vittime di genere femminile sono l’87%). Ed è così anche per gli atti sessuali con minorenne (83%) la detenzione di materiale pornografico (82%) la corruzione di minore (76%) la prostituzione minorile (67%) e per la pornografia minorile (69%).

I dati sono convergenti con quelli delle Nazioni unite, secondo cui una donna su tre nel mondo (736 milioni) ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita da un uomo, mentre 15 milioni di ragazze fra i 15 e 19 anni hanno subito rapporti sessuali contro la propria volontà. Cifre che, calcola l’Organizzazione mondiale della sanità, sono pressoché invariate da 10 anni.

Nei confronti dei minori aumentano anche i reati in ambito domestico, ossia i maltrattamenti contro familiari e conviventi, che nel 2021 hanno colpito 2.501 giovani, al 54% di genere femminile. L’aumento dall’anno precedente è limitato al 5%, ma nel 2020 era stato toccato il record con 2.337 casi, mentre il dato dal 2004 è aumentato del 233%.

Terre des Hommes esprime la speranza che gli aumenti rilevati siano il frutto dell’emersione di quello che Stefano Delfini, di Terre des Hommes, chiama, giustamente, il “numero oscuro dei casi non denunciati”. Ciò in riferimento anche a una possibile maggior conoscenza della legge 69/2019, cosiddetta “Codice Rosso”, contro la violenza domestica e di genere e all’azione sul territorio delle Forze di polizia.

L’associazione A.R.K.A. Eventi Culturali, che il 25 novembre in occasione della giornata contro la violenza di genere ha spesso organizzato eventi di sensibilizzazione verso questi temi, non poteva che aderire al flash mob #indifesa per la lotta alla violenza e stereotipi di genere!

Ognuno di loro aderisce postando una frase e anche per affermare il supporto per mostrare solidarietà alle troppe vittime che sono state messe a tacere dall’atroce repressione in #Iran durante le proteste delle ultime settimana: Vincenzo Di Dino, Presidente Arka Eventi Culturali; Tiziana Mori, Responsabile Progetti e People Raising; Massimiliano Tronci, Responsabile Risorse Umane; Monica Fadda, Responsabile Attività teatrali; Cristian Mameli, Responsabile Social media; Alessandra Sorcinelli, Responsabile organizzazione eventi poetici; Maurizio Melis, Responsabile organizzazione eventi musicali; Aldo Orrù, Responsabile Attività scolastiche.

Autore

2022-10-11

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *