Alessandro Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello: La banalità del male

Non tutti i femminicidi sono uguali. Gli esperti della materia ci hanno insegnato, in questi anni di continui massacri, che dietro alla morte di una moglie, di una fidanzata o ex compagna c’è sempre un uomo che non accetta la libertà di scelta e di vita della donna, specialmente quando questa decide di separarsi da lui o rifarsi una vita sentimentale altrove.

Nella triste e sconvolgente morte di Giulia, invece, da quanto è emerso, c’è solo la banalità del male che nessuno di noi riesce più ad accettare. Abbiamo bisogno di pensare che per uccidere ci deve essere un elemento scatenante come il possesso, la donna intesa come proprietà che, se sfugge al controllo del maschio, diventa il pretesto per uccidere.

Nel caso di Giulia e del suo bambino la storia è diversa. C’è solo un uomo che vuole essere libero, un uomo che forse avrebbe voluto essere lasciato, un uomo che non riesce ad essere felice per le sue scelte (convivere e avere un figlio). C’è solo un uomo che tradisce e si crea una vita parallela, c’è solo un uomo che una volta scoperto il tradimento anziché chiedere perdono e stare in silenzio, preferisce uccidere la propria donna e il figlio che sta per nascere per sentirsi libero e non subire il giudizio di parenti e amici per la sua condotta.

C’è solo un uomo che tenta di far credere all’altra donna e probabilmente al mondo intero che se ora è libero è perché la sua donna se n’è andata, forse in preda a un desiderio di farla finita.

C’è solo un uomo che non ha il coraggio di restare nella storia in modo coerente o di lasciare. C’è solo un uomo che non sa dire la verità.

C’è solo un uomo che non sa amare nessuno se non se stesso.

Ecco la banalità del male. Un uomo che uccide perché la fidanzata con cui vive e da cui aspetta un figlio non è ciò che vuole veramente. Lei e suo figlio sono diventati un ostacolo alla sua vita e anziché assumersi le sue responsabilità, anche morali, preferisce uccidere perché se lei rimane in vita col figlio, anche vivendo altrove, lui non sarebbe libero e avrebbe comunque delle responsabilità.

Non eravamo più abituati a delitti dettati prima dall’indifferenza (fase tradimento) e dall’odio (fase omicidio) verso la donna perché pretende in qualche modo considerazione dal proprio partner.

Questa mia riflessione potrebbe suscitare qualche polemica, ma i fatti quotidiani ci dicono che le donne, in attesa di partorire, tradite da mariti e compagni, sono tantissime e molte volte quel tradimento viene perdonato e la coppia continua a stare insieme proprio perché l’uomo opta per la responsabilità, magari per un retaggio culturale riguardante la figura del padre che deve fare il padre.

Non in questo caso, però. Qui il retaggio è solo primordiale, primitivo: liberarsi fisicamente, in modo veloce, atroce e senza pietà del problema. C’è solo il male con tutta la sua banalità: vigliaccheria, egoismo e cattiveria pura.

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2023-06-03

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