Non virgolettare ma descrivere le intercettazioni, aumento delle sanzioni amministrative per le diffamazioni, turismo giudiziario per i colleghi coinvolti. Italia maglia nera nelle querele bavaglio. Per l’Unione Europea: non solo un grave pregiudizio per l’esercizio del diritto di cronaca ma pregiudizio all’espressione delle opinioni da parte dei cittadini, disincentivo alla trasparenza e al controllo pubblico degli atti giudiziari e non solo. Da paese democratico a paese autoritario, più simili alla Turchia che agli Stati Uniti, dove la diffamazione non è reato. L’Ordine dei Giornalisti lancia l’allarme sui provvedimenti che il governo italiano adotta per imbavagliare la stampa, in una conferenza stampa presso la sede della Associazione della Stampa estera.
Presunzione di innocenza, divieto di pubblicazione ordinanze di custodia cautelare, azioni giudiziarie intimidatorie contro i giornalisti, riforma della diffamazione. Sono molte le norme che mettono al rischio il diritto dei cittadini ad essere informati.
Le analisi e le proposte su questi temi sono state oggetto della Conferenza stampa del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti che si è svolta lunedì 14 ottobre 2024 presso la sala della Stampa Estera a Palazzo Grazioli a Roma. Sono intervenuti, dopo i saluti del presidente della Stampa Estera l’olandese Maarten van Aalderen, Carlo Bartoli, Pasquale Napolitano, Gian Antonio Stella, Domenico Affinito, Gianluca Amadori. Ha moderato Paola Spadari; nel corso della Conferenza sono stati presentati due brevi contributi video delle giuriste Caterina Malavenda e Marina Castellaneta.
Nel corso della partecipata conferenza stampa si sono paragonate le direttive mussoliniane (15 righe per un omicidio in cronaca, altrimenti il prefetto chiuda il giornale che non scrive notizie ottimistiche) alle leggi che il governo Meloni vuole adottare nei confronti della stampa libera. “Sembra di leggere il piano Rinascita della P2”. “Che fine farebbero le intercettazioni di Ricucci e come dovrebbero essere riassunte quelle degli imprenditori che ridevano del terremoto pregustando gli affari che avrebbero fatto?”
Multe salate, carcere, turismo giudiziario (il reato si persegue non dove è stato commesso ma dove risiede il denunciante nella speranza che chi giudica sia più sensibile al caso o forse per sfiancare il giornalista accusato).
“Siamo preoccupati, l’abbiamo detto numerose volte in occasione di audizioni, con iniziative pubbliche, comunicati stampa. Ci preoccupa l’approvazione di una serie di norme che a nostro avviso, soprattutto se coordinate, limitano fortemente la libertà di stampa, di informazione e dei cittadini di essere informati. Questo non è un interesse specifico di una categoria, ma uno trasversale”. Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, nel corso della conferenza stampa “Giustizia, informazione a rischio” a palazzo Grazioli, nella sede romana della Stampa estera.
“Ci preoccupa il fatto che il Parlamento sia in procinto di approvare una legge sulla stretta sulle intercettazioni – ha proseguito – che sembra una norma di garanzia che complica il lavoro, perché impone al giornalista di descrivere un fatto invece di presentarlo come tale. Tutti preferiscono esprimersi
direttamente, allora perché le intercettazioni è l’unico elemento di cui non si può virgolettare neanche una parola? Esporrà i giornalisti a ulteriori rischi di diffamazione”. Così, ha concluso Bartoli, “rischiamo di assomigliare più alla Turchia che agli Stati Uniti”. (fonte ansa)
Sono intervenuti, dopo i saluti del presidente della Stampa Estera l’olandese Maarten van Aalderen, Carlo Bartoli, Pasquale Napolitano, Gian Antonio Stella, Domenico Affinito, Gianluca Amadori. Ha moderato Paola Spadari; nel corso della Conferenza sono stati presentati due brevi contributi video delle giuriste Caterina Malavenda e Marina Castellaneta.
Qui il video molto interessante, del quale si consiglia la visione integrale: