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Caccia all’Onu: ‘Le macchine non possono decidere sulla vita e sulla morte’

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All’80a sessione del Primo Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’arcivescovo Gabriele Caccia ha chiesto la fine dell’uso delle armi convenzionali, affermando che “la proliferazione incontrollata delle armi genera sfiducia, incita alla violenza e mina il dialogo tra le nazioni”. Il Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede ha spiegato che la continua proliferazione e l’uso inappropriato di queste armi “rappresenta un serio ostacolo al raggiungimento della pace e della fiducia nelle relazioni internazionali”.

Lungi dal fornire un’opportunità di stabilità, l’uso sfrenato delle armi convenzionali alimenta la sfiducia, intensifica la violenza ed erode il dialogo tra gli Stati. Ciò si tradurrà in un aumento significativo della spesa militare in tutto il mondo, raggiungendo un totale di 2,7 trilioni di dollari entro il 2024. Dedicare questa incredibile somma di denaro alle armi è contrario al perseguimento del bene comune, ha affermato l’arcivescovo.

Mons. Caccia ha continuato a chiedere la fine dell’uso e dell’abuso delle armi, riflettendo sulle parole di Papa Leone, il quale ha sostenuto che le Nazioni Unite continuano a tradire le aspirazioni di pace del mondo promuovendo incessantemente il potenziamento militare. Tempo, denaro ed energia vengono spesi per sviluppare armi piuttosto che fornire aiuti e assistenza umanitaria.

A luglio, cinque paesi europei si sono ritirati dalla Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo, a causa delle preoccupazioni per la minaccia russa. Il trattato, entrato in vigore nel 1999, vieta le mine antiuomo e impone ai paesi di distruggere le scorte, ripulire i campi minati e fornire assistenza alle vittime delle mine. Mons. Caccia ha avvertito che si tratta di una seria preoccupazione, poiché le mine terrestri “causano danni indiscriminati e duraturi agli individui, alle comunità e all’ambiente, lasciando un’eredità mortale molto tempo dopo la fine del conflitto”.

Secondo il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, in media una persona viene uccisa o ferita ogni ora dalle mine antiuomo e da altri esplosivi. L’arcivescovo ha sottolineato che questi violano i principi umanitari e i principi del diritto internazionale, poiché chiunque potrebbe inavvertitamente attivarli. Ma questo vale non solo per le mine terrestri, ma anche per qualsiasi arma utilizzata senza un adeguato controllo o supervisione umana. Mons. Caccia ha sottolineato che “le decisioni sulla vita e sulla morte non devono essere affidate alle macchine”.

In questo contesto, l’Arcivescovo ha spiegato che la Santa Sede sostiene l’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento legale che criminalizzerebbe lo sviluppo, lo spiegamento e l’uso di armi autonome letali entro il 2026. Prima che sia finalizzato, l’arcivescovo ha invitato tutti i paesi a smettere di produrre e utilizzare queste armi.

Oltre alle mine antiuomo, Mons. Caccia ha affrontato anche la questione delle armi esplosive, comprese le munizioni a grappolo, e del commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro (SALW). L’uso illegale di queste armi ha conseguenze devastanti, colpendo soprattutto i più vulnerabili. L’arcivescovo ha osservato che i bambini vengono spesso reclutati in organizzazioni criminali e terroristiche e vengono “privati ​​della loro purezza e educazione e viene loro negato un futuro”.

Mons. Caccia ha sottolineato che la sofferenza inflitta dalle SALW erode il tessuto stesso della società e perpetua il ciclo di violenza e povertà. Di conseguenza, la delegazione della Santa Sede invita la comunità internazionale a impegnarsi nell’attuazione del quadro già in atto e attende con impazienza la 9a Conferenza nazionale biennale sulle armi di piccolo calibro e leggere che si terrà a giugno.

L’Arcivescovo ha concluso il suo intervento invitando la nazione a “rinunciare all’illusione della sicurezza attraverso le armi e ad adoperarsi instancabilmente per costruire una pace basata sul dialogo, sulla giustizia e sulla dignità di ogni vita umana”.

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