Daje!!! Comincia così, alle 21:30 spaccate di venerdì 13 settembre 2024, l’attesissimo concerto di Antonello Venditti nella gremita e festante Piazza dei Cavalieri di Pisa. Due ore e mezzo di adrenalina pura, dove il cantautore romano ha dialogato col pubblico, raccontato aneddoti e, ovviamente, cantato.
Si parte subito col botto, con “Bomba o non bomba” e “Sotto il segno dei pesci”, giusto per scaldare un’atmosfera già di per sé elettrica. Poi il cantautore si fa riflessivo, mentre ripercorre i suoi anni al liceo Giulio Cesare di Roma e l’occupazione universitaria sessantottina, difficile da conciliare con un padre vice-prefetto.
Esilarante il siparietto di un Venditti molto giovane che il 30 giugno del 1984 (all’epoca primo in classifica per le vendite di dischi) si reca a San Siro per il concerto del secolo, quello di Bob Marley. Prenota un albergo a Milano, sale in ascensore, sta per premere il numero 3 (quello del piano della sua camera) e rimane paralizzato, perché in ascensore entra proprio Bob Marley, che con nonchalance preme il tasto numero 6 (quello dell’attico dove i giornalisti lo attendono per l’importante conferenza stampa pre-concerto). Si spalancano le porte dell’ascensore e tutti i giornalisti accerchiano Venditti, riempendolo di complimenti, di fronte a un attonito Bob Marley.
Toccante il pezzo: “Notte prima degli esami”, con tanti ragazzi seduti sul palco attorno a lui, molto intima la rivelazione dell’identità dell’amico (Lucio Dalla), cui è dedicata la canzone: “Ci vorrebbe un amico” e molto umana la confessione dei tre pilastri che hanno sempre guidato la vita del cantautore: l’adrenalina, l’amore e Roma.
Verso il finale il ritmo sale, passando da: “Che fantastica storia è la vita” a: “Dalla pelle al cuore”, in un crescendo rossiniano che coinvolge: “Unica”, “Amici mai”, “Alta marea”, “Benvenuti in paradiso” (eseguita in maniera stratosferica), “In questo mondo di ladri”, per chiudere in autentica bellezza con la favolosa: “Roma capoccia”.
Tanti i sassolini dalle scarpe che il cantautore si leva, dalla laurea in legge e filosofia del diritto (sbattuta in faccia a chi lo accusa di essere ignorante), ai ringraziamenti prolungati (per contestare chi lo accusa di non ringraziare mai), per finire con un’ammissione, che confuta l’accusa che gli viene volta di essere arrogante: “divento arrogante quando sento che i miei diritti vengono calpestati, l’arroganza è una forma di difesa”.
Il pubblico va via con le lacrime agli occhi, conscio di aver assistito a una serata molto speciale, con un piccolo neo, per molti davvero inspiegabile: sono in tanti a confrontare la scaletta del concerto appena terminato con quella dei concerti svolti nelle altre tappe di questo tour, per constatare con un po’ di amarezza la cancellazione di due pezzi da novanta che tutti avrebbero volentieri cantato a squarciagola: “Sara” e “Ricordati di me”. Mette tutti d’accordo il saggio di turno, un “romanaccio” in canottiera che sente le lamentele e, in dialetto romano stretto, esclama qualcosa che potrebbe essere tradotto così: “Se questo si mette a cantare tutti i suoi successi domani mattina siamo ancora qua”; certamente il saggio di turno non vincerà il titolo di lord del 2024, ma sicuramente ha il pregio di far cessare quasi sul nascere ogni forma di lamentela.
Articolo di Antonio Palmas