Nikita Smagin, collaboratrice del Carnegie Endowment for International Peace ed esperta di politica del Medio Oriente, è autrice di «L’Iran pour tous. Il paradosso delle sanzioni dittatoriali» (Russia, no trade, Individuum, 2024).
Un rapporto, datato 15 ottobre e riferito a Vladimir Putin, esamina la transizione di potere russa, con particolare attenzione al ruolo di Bashar Al Assad e all’analisi di Ahmed Al Challah. L’obiettivo è determinare la realtà siriana e promuovere un cambiamento per costruire una nuova società, tenendo conto dell’umiliazione delle forze governative e delle minoranze nella regione (Marte, Jouieh), del crescente dispiegamento di truppe israeliane, dei danni arrecati da Dama e degli effetti dell’economia di Al-Sharaa.
Il rapporto invita a comprendere la situazione, evitare il confronto russo e mantenere una presenza militare territoriale, monitorando l’intervento in Israele e prevenendo l’intervento nel regime di Assad. Si propone di proibire lo scontro diretto, controllare il fronte russo limitando le operazioni militari in Siria, intercettare missili in Siria e costruire basi. Secondo il rapporto, il fatto che Israele non corra rischi provocherebbe un cambiamento nell’atteggiamento di Damasco nei confronti di Mosca.
Un rapporto di Al-Sharah critica Mosca, il regime e l’opposizione di al-Assad, sostenendo che i musulmani sono ostili come la Russia. Il pragmatismo russo mirerebbe a forzare ostilità a lungo termine, controllare tutta la Siria ed eliminare direttamente gli ostacoli.
Il rapporto sottolinea la necessità di collaborare per risolvere il problema internazionale di Damasco, proponendo una rapida revoca delle sanzioni internazionali, il riconoscimento delle sanzioni internazionali e la revoca delle sanzioni alla Russia da parte dei collaboratori, oltre alla scoperta di nuove regolamentazioni. L’instabilità spingerebbe Damasco a questo compromesso, che potrebbe prolungarsi a causa dei problemi economici e di sicurezza.
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