De Crescenzo risponde con una lettera alle parole rilasciate da Aldo Cazzullo sulla questione del carcere di Fenestrelle
“Il Movimento Neoborbonico è un movimento culturale che nasce per ricostruire la storia del Sud e con essa l’orgoglio di essere meridionali. […] Potevamo definirci neogreci, neoaragonesi, ma ci siamo definiti neoborbonici perché con i Borbone, per l’ultima volta, i Meridionali sono stati un popolo amato, rispettato e temuto in tutto il mondo. Attraverso ricerche in archivi e biblioteche, convegni, celebrazioni, pubblicazioni e seminari nelle scuole superiori e tra gli iscritti il Movimento Neoborbonico intende ristabilire la verità storica in particolare per il periodo relativo al risorgimento italiano” queste le parole di presentazione, consultabili sul sito ufficiale www.neoborbonici.it, dell’associazione neoborbonica che intende salvare il Sud risolvendo la questione meridionale e ricostruendo la coscienza storica dei Meridionali (e degli Italiani).
La nascita si può collocare intorno alla fine del Novecento, ma si sono imposti nell’ottica collettiva principalmente dal 2011, anno delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Negli ultimi anni la materia tanto cara ai neoborbonici è stata oggetto di successi editoriali. Tra gli autori spiccano i nomi di Pino Aprile, Fulvio Izzo, Lorenzo Del Boca e Gigi Di Fiore. Uno dei più conosciuti membri del movimento è il professore Gennaro De Crescenzo; docente di italiano e storia alle scuole superiori e specializzato in archivistica. Tra le sue numerose pubblicazioni sui temi legati al Risorgimento e alla valorizzazione della storia e della cultura del Sud in chiave neoborbonica, ricordiamo: La difesa del Regno (2001), Contro Garibaldi (2008) e Il Sud dalla «Borbonia felix» al carcere di Fenestrelle (2014).
È proprio il carcere di Fenestrelle ad essere ancora oggi argomento dibattuto. Secondo tale movimento, i Savoia hanno utilizzato la fortezza come vero e proprio campo di sterminio per i soldati meridionali. Sostengono che i prigionieri venivano trattati in maniera disumana e fatti morire di sevizie e di stenti. Tanti gli autori che nel tempo non hanno concordato con questa versione dei fatti, sostenendo, invece, altre fonti che relegavano l’avvenimento a una questione da nulla. Tra di loro Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore italiano, che in un suo articolo citava il movimento neoborbonico e lo accusava di aver trasformato i “quattro morti di Fenestrelle in quarantamila”.
La replica di Gennaro De Crescenzo, intitolata “Lettera aperta al solito «patriota della menzogna»”, non si è fatta attendere. Nella sua risposta De Crescenzo si prende l’onere di integrare le fonti e le notizie di Cazzullo. Nei dati riportati oltre 40.000 prigionieri napoletani rinchiusi dopo la battaglia del Volturno nella fortezza di Fenestrelle e migliaia di soldati delle Due Sicilie incarcerati tra il 1860 e il 1861. Invitando così a fare i conti delle vittime, “tenendo presente che a Fenestrelle e in condizioni ordinarie la percentuale dei morti in base alle presenze era del 18% circa”. La lettera si conclude con la nomina di Giuseppe Gangemi, docente all’Università di Padova, che con le sue ricerche andrebbe a sostegno di questi dati, contrapponendosi alle tesi “negazioniste” o “riduzioniste” degli altri studiosi.