Libertà di stampa, disinformazione e formazione
Le principali istituzioni europee, ormai da diversi anni, monitorano temi come la libertà di stampa, soprattutto in Italia dove si riscontrano criticità a livello giudiziario e di stampo intimidatorio.
Il Centro di monitoraggio del Consiglio d’Europa ha dichiarato di essere preoccupato per “il ricorso ad azioni legali intimidatorie contro i giornalisti e le discussioni nei parlamenti nazionali di proposte di legge liberticide”.
Un’attenta analisi ha, infatti, messo in evidenza che nel nostro Paese “i giornalisti sono sempre più spesso portati in giudizio per diffamazione”, con un aumento anche di casi di molestie e intimidazioni.
Negli ultimi giorni, anche la Conferenza Episcopale Italiana si è fatta sentire “sulla necessità di garantire piena libertà di informazione quale fondamento di democrazia e del vivere civile”.
L’Ordine dei giornalisti, tenendo conto della presa di posizione da parte dell’Autorità per le Comunicazioni, avvierà un dialogo con gli altri enti di categoria per discutere sulle criticità del sistema dell’informazione. Un dialogo che porti a delle soluzioni costruttive per un’informazione professionale di qualità.
Si spera, inoltre, di ottenere aiuti da parte del Parlamento per una professione giornalistica sempre più al passo con i tempi e come “architrave della democrazia”.
“La professione giornalistica è centrale nello sviluppo di una società democratica e nella coesione sociale. Lo abbiamo visto anche durante il covid. Questo Paese ha reagito e si è comportato in maniera esemplare e forse un piccolo merito ce l’ha anche l’informazione” – è quanto affermato, a tal proposito, da Carlo Bartoli, nel corso del convegno “60 anni dell’Ordine dei giornalisti. Il futuro della libertà di stampa nell’era digitale”.
Nel corso dell’evento, facente parte dei festeggiamenti per la Festa Della Toscana 2022, sono stati approfonditi temi riguardanti i cambiamenti della professione giornalistica, la riforma dell’Ordine, il rapporto con la comunicazione e la lotta alle fake news.
“L’Ordine è chiamato a un cambio di passo radicale. Dobbiamo essere in grado di non avere un atteggiamento di demonizzazione, ma di inclusione per quante più forme di giornalismo riusciamo a ricondurre all’ordine e alla deontologia. L’informazione soffre il ritardo atavico di una legislazione non al passo con i tempi. Norme come quella presunzione d’innocenza o sul diritto all’oblio hanno reso inoltre più difficile il lavoro dei giornalisti. In uno scenario complesso come quello attuale, nostro compito è non demonizzare le nuove figure che ruotano intorno al mondo dell’informazione” – continua Bartoli, facendo riferimento alla volontà di ottenere una Riforma che permetta l’accesso alla professione per chi ancora oggi ne è escluso.
Continua, poi, Giampaolo Marchini – “In questa fase di cambiamenti e incertezze tutta la categoria deve riconoscersi nei valori del buon giornalismo, con l’obiettivo di alzare il livello qualitativo del nostro lavoro e quindi garantire il diritto dei cittadini a essere informati. Il web ha stravolto i temi dell’informazione, il linguaggio e i metodi. Abbiamo ampliato la platea dei fruitori dell’informazione, ma abbiamo anche abbassato la qualità dell’informazione. Il meccanismo dell’acchiappa-click’ ha portato a un peggioramento della qualità della notizia e assistiamo al dilagare delle fake news”.
Antonio Mazzeo, ricorda ancora l’importanza di tutelare diritti come la libertà d’espressione e, mentre Alessandro Nencini pone l’accento sul rischio di perdita di qualità dell’informazione nell’era digitale, Agnese Pini sostiene – “L’informazione, un tempo elitaria, non è mai stata così capillare e accessibile come oggi. Anche se al pubblico mancano gli strumenti per gestire questo “potere”. Ecco perché l’Ordine è fondamentale: unico baluardo di qualità in un sistema così frammentato e complesso”.
Ancora, Paolo Borrometi ricorda come l’articolo 21 della Costituzione (già citato da Mazzeo) riguardi anche il diritto dei cittadini di essere informati – “Ecco perché dobbiamo pretendere che l’informazione sia libera, indipendente e autorevole. Condannando sempre le minacce ai giornalisti, un enorme problema anche sotto il profilo delle querele temerarie”.
L’informazione ai tempi dei social viene “affrontata” da Carlo Sorrentino – “L’informazione ormai non ha più limiti, ma il rischio è soccombere al disordine informativo. In questo contesto è sempre più importante la funzione di intermediazione dei giornalisti, che se da un lato hanno perso il controllo del processo informativo, dall’altro sono davanti a una grande occasione”.
E a proposito di fake news Andrea Schillaci ha presentato il progetto “anti fake news” presentato nelle scuole dalla Fondazione Odg Toscana.
Sempre in tema di Affidabilità delle fonti e lotta alla disinformazione condivisa, a Roma si è tenuto “L’Europa alla sfida della disinformazione: #Giornalismo #IA #FakeNews”, a cui hanno partecipato giovani aspiranti giornalisti dei Master di Giornalismo LUMSA e LUISS.
Tra gli oratori erano presenti Carlo Corazza – “Contro la manipolazione dell’informazione serve un giornalismo robusto ed un’adeguata educazione. I giornalisti sono le prime sentinelle della democrazia liberale che mette al centro le libertà dell’uomo, ecco perché dobbiamo investire nella loro professionalità”; Antonio Parenti, il quale, rivolgendosi ai giovani ha sottolineato – “Il vostro ruolo in quanto giornalisti è etico perché avete il compito di cercare le fonti attendibili che possono permettere una critica costruttiva alla politica. Siete i responsabili di un dibattito fondamentale per le nostre istituzioni. La bandiera europea è la bandiera dei diritti, e conto che lo sia per sempre”; Carlo Chianura, che ha posto l’accento, ancora una volta, sull’importanza del controllo delle fonti; Gianni Riotta, il quale ha parlato di informazione e disinformazione, presentando le due facce della medaglia e sottolineando l’importanza della formazione – “Oggi gli organismi europei istituiti per combattere la disinformazione si riuniscono a Roma, una buona notizia. Purtroppo ho constatato che i fondi a loro dedicati sono stati dimezzati, azione che non condivido. Le scuole sono l’unico luogo dove apprendere le competenze utili alla professione, che ha bisogno di credibilità e di un sistema che la sostenga”.
Franco Siddi sostiene, invece – “Se l’informazione è un bene pubblico bisogna pensare ad un sistema in cui l’intervento pubblico non deve trasformarsi in un assoggettamento, perché fare il giornalista significa lavorare in condizioni di indipendenza”, e Agnese Pini – “Viviamo in un’epoca straordinaria perché “l’informazione non è più elitaria, ma c’è bisogno di educazione allo smartphone, di capitali e uomini che sappiano guidare il cambiamento così come è avvenuto per le altre rivoluzioni”.
Andrea Cristalli ha, invece, dibattuto sulle nuove tecnologie a sostegno del giornalismo – “Le applicazioni sono tante ma noi lavoriamo per assistere e ottimizzare l’uso dei nuovi strumenti utili a contrastare le fake news e le discriminazioni di genere, ad esempio: la sinergia fra tecnologia e informazione porterà risultati per tutti”.
Ancora di affidabilità di notizie ha discusso Isabella Splendore – “Garantire l’affidabilità delle notizie che circolano in rete è priorità per gli editori mainstream. Fake news e disinformazione proliferano laddove la qualità dell’informazione è bassa. L’informazione professionale di qualità è la diga contro le fake news, ma così come al giornalista viene affidata la funzione di antidoto contro i fenomeni quali polarizzazione e echo-chamber, è importante garantire la sostenibilità dell’industria editoriale”.
Presenti anche Costanza Mazzola, Luigi Rancillo, Leonardo Panetta, Adriano Addis, Maria Pia Rossignaud e Derrick de Kerckhove che ha concluso dicendo – “Gli esseri umani stanno per delegare alle macchine la loro caratteristica distintiva, cioè il pensiero. Nella tempesta attuale si cerca aiuto nell’IA che si presenta come una soluzione per il controllo sulla verifica dei fatti, per la traduzione linguistica, per il reporting automatizzato e per la personalizzazione. Le tecnologie però non sono ancora pronte o sufficientemente mature, perché non possono andare a sostituire la capacità e il senso critico del giornalista in quanto umano, come mi ha risposto anche lo stesso ChatGPT”.
Data, poi, l’importanza della formazione (come accennato da Gianni Riotta), la Scuola Umbra di Amministrazione Sportiva Pubblica ha in progetto una prima “Academy di Giornalismo”, focalizzata sull’informazione e la comunicazione sportiva. È un progetto formato di due anni, indirizzato a giornalisti pubblicisti under 35, e che prevede la formazione dei giovani secondo moduli che riguardano la deontologia, la legislazione giornalistica, i linguaggi e le tecniche giornalistiche sull’informazione sportiva.
“La ‘Academy del Giornalismo’ “ – sostiene Marco Magarini Montero (amministratore unico della Scuola Umbra) – “ è un progetto che abbiamo sviluppato insieme all’Ordine Giornalisti Umbria, a quello Nazionale, al CONI e alla sezione umbra dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, perché crediamo che ogni attività formativa debba offrire una concreta opportunità di incisione e cambiamento delle realtà. Ci sta a cuore la formazione in tutte le sue declinazioni e ci stanno a cuore i giovani, questa duplice sensibilità rientra anche negli input che la Regione Umbria ha trasmesso alla Scuola. Lo sport, come tutte le attività che toccano la vita dei cittadini direttamente o indirettamente, è un bene pubblico. Per questo la Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica farà la sua parte mettendo a disposizione il proprio bagaglio di competenze in ambito formativo e le proprie strutture editoriali e multimediali per permettere a questi giovani di sperimentarsi nella pratica giornalistica”.
Mino Lorusso (presidente dell’ODG dell’Umbria) conclude – “Si tratta di una novità assoluta. Per la prima volta sarà l’Ordine a favorire l’accesso alla professione di futuri giornalisti pubblicisti, garantendo un percorso biennale formativo, che sappia coniugare le capacità individuali alla narrazione dei territori”.