Comunità energetica, rinnovabile e riso

Negli ultimi anni il problema ambientale è uno dei temi più discussi al mondo, dal riscaldamento globale alla questione riguardante le energie rinnovabili.

La Sardegna nei scorsi mesi si è fatta “portavoce” di queste tematiche con eventi sparsi su tutto il territorio.

Il 28 novembre scorso a Cagliari, presso la Sala Conferenze della Fondazioni di Sardegna, si è svolto il seminario “Il Fotovoltaico e le Comunità Energetiche”, organizzato da Legambiente. Le comunità energetiche sono, sicuramente, uno “strumento” utile ad aiutare famiglie e imprese a ridurre i costi delle bollette, oltre che apportare benefici sociali, innovazione e presa di consapevolezza nei confronti delle risorse rinnovabili.

Inoltre, proprio da tale data è partita una consultazione sulle comunità energetiche.

Da lunedì prossimo (28 novembre) parte una consultazione di quindici giorni a tutti i soggetti interessati alla realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili o delle configurazioni di autoconsumo da fonte rinnovabile. Verterà sui contenuti principali del decreto che incentiverà queste nuove configurazioni di autoconsumo per favorirne il massimo sviluppo su tutto il territorio nazionale. Al termine della consultazione chiuderemo il provvedimento con le osservazioni che verranno raccolte” – è quanto ha affermato Gilberto Pichetto, ministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, nel corso della XXXIX Assemblea dell’Anci.

Pichetto ha, anche, sottolineato l’importanza dell’alzare i livelli di produzione delle rinnovabili e di azzerare carbone e petrolio (quest’ultimo parallelamente alla crescita delle fonti di energia pulita).

Martedì 24 gennaio si è, invece, svolto a Cagliari “Alla Luce del Sole”. L’evento è inserito all’interno di un ciclo di seminari e laboratori, “I martedì della Transizione Energetica”, organizzati da Legambiente Sardegna grazie anche alla collaborazione di tecnici del settore, delle vendite, e dei sindaci.

L’obiettivo è quello di promuovere il “futuro rinnovabile”, prendendo consapevolezza del fatto che i sardi possono contribuire in maniera elevata ad un futuro libero da residui fossili. È per tale regione, numerosi sardi lavorano attualmente in gruppi di progettazione per impianti eolici e fv, dove vengono coinvolti nel confronto per esporre nuove metodologie e assicurare il corretto posizionamento paesaggistico di tali impianti.

Presso l’Università di Sassari è stato, poi, pubblicato un “pezzo – intervista” sul riso, idea che nasce dal ritiro in commercio di alcune marche di cereali contenenti il triciclazolo, in quantità superiori al limite.

Il riso è, da sempre, un alimento base per l’umanità. Esso è coltivato principalmente nelle risaie, dove la pianta viene sommersa da uno strato d’acqua per tutta la durata del ciclo biologico. Questo metodo non è, però, ecocompatibile sia per l’eccessivo consumo d’acqua dolce, sia per la produzione di gas serra, sia perché il riso irrigato tende ad accumulare arsenico (soprattutto in presenza di suolo o acque inquinate). Quest’ultima è causa, ogni anno, dell’avvelenamento di milioni di persone con conseguenze spesso fatali.

L’Università di Sassari ha quindi formato un gruppo di ricerca, formato da agronomi e chimici analitici, il quale ha dovuto rispondere ad una serie di domande.

Ne è emerso che è possibile produrre un riso privo di arsenico e soprattutto in maniera ecocompatibile.

La soluzione sarebbe utilizzare la tecnica dell’”aspersione”, tramite la quale il suolo e la pianta riceverebbero il giusto quantitativo d’acqua per soddisfare le perdite dovute all’evaporazione e alla traspirazione. In questo modo si avrebbe una riduzione del 70% del consumo d’acqua, mantenendo comunque ottima la resa.

Questa tecnica risulta essere ancora sottovalutata. Vi è ancora diffidenza nei risultati della ricerca e, inoltre, i piccoli produttori temono di perdere il predominio legato alle tecniche tradizionali di irrigazione. E non è da sottovalutare, nemmeno, il guadagno da parte delle multinazionali per la vendita di tutti gli strumenti utili alla produzione tradizionale del riso.

Sembrerebbe, però, che in Sardegna questo tipo di produzione (messa a punto proprio sull’isola) potrebbe portare grandi vantaggi sia dal punto di vista economici sia di immagine dal momento che saremmo in grado di produrre un tipo di riso unico al mondo.

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2023-01-26

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