Ci sono famiglie e ragazze che non si dimenticano mai, come le sorelle Jenny e Amina Nurchis. Ragazze cagliaritane del 1800. Anche se sono trascorsi quasi 130 anni dalla loro morte, le loro vite possono essere sovrapposte a quelle di tante adolescenti di oggi che la società bullizza, maltratta ed esclude.
Facevano parte di una famiglia benestante e il loro padre era un noto avvocato. I genitori dovevano essere persone dal pensiero molto moderno, oggi diremmo progressista, con il concetto della parità di genere già ben consolidato. Infatti, appoggiarono la scelta delle ragazze di iscriversi in una scuola pubblica per conseguire la licenza ginnasiale. Nei loro progetti c’era il desiderio di arrivare alla laurea. In quel tempo la scuola pubblica era destinata solo ai figli maschi. Le femmine potevano studiare ma solo in ambito domestico con un maestro.
Con questa scelta, le sorelle Nurchis sono di fatto le prime donne cagliaritane ad aver ottenuto la licenza ginnasiale in una scuola pubblica.
Sia Jenny che Amina spiccavano con il loro vivace intelletto e amore per lo studio dei classici, l’arte e la musica. Jenny fu la prima a concludere gli studi e quasi immediatamente un giovane la chiese in sposa. Anche Amina, non molto tempo dopo, concluse i suoi studi con magnifici risultati.
Ma la società Cagliaritana non poteva accettare il livello di modernità delle due giovani studentesse e fu così che, di famiglia in famiglia, di bocca in bocca, fu decretata la loro fine. Dovevano essere bandite dalla società. Con il mormorio perpetuo rovinarono di proposito la loro reputazione con cattiverie e maldicenze, etichettando le ragazze come due poco di buono da cui stare alla larga per aver frequentato una scuola per soli maschi.
Fu così che il fidanzato di Jenny, che l’aveva chiesta in sposa, decise di ripudiarla. Jenny, distrutta dal dispiacere, scelse di suicidarsi. Dieci mesi dopo la seguì anche Amina, morta forse per il dolore.
Penso spesso a queste due ragazze, senza tempo, non solo per il tristissimo destino che hanno avuto, ma anche perché la famiglia Nurchis non ha avuto eredi. Si è estinta. E in questa estinzione, personalmente, vedo un destino beffardo. Una ingiustizia senza tempo.
Poco dopo la morte di Amina morì anche il padre. Sempre nel 1884. Tutto ciò che resta di Jenny e Amina è la loro magnifica cappella di famiglia al cimitero monumentale di Bonaria.
La meravigliosa statua di Jenny fu scolpita da Giuseppe Sartorio. L’iscrizione recita
“BUONA E CONFIDENTE JENNY/ SPENTA ANZI TEMPO DA CRUDELI DISINGANNI/ TI SIA REFRIGERIO NELLA TOMBA SCONSOLATA/ L’AFFETTO IMMENSO ED INESTINGUIBILE/ DI CHI NON PUO’ MENTIRE// LA MADRE/ GIUSEPPINA NONNIS IN NURCHIS/ POSE”
Mentre è di Ambrogio Celi l’angelo piangente sul monumento ad Amina Nurchis. Sotto l’Angelo dove riposa Amina si legge:
“AD AMINA NURCHIS NONNIS DICIASSETTENNE RAPITA ALL’ AMORE DEI PARENTI IL XIX FEBBRAIO MDCCCLXXXIV. A XV ANNI COMPAGNA ED EMULA DELL’AMATA SORELLA MERITO’ LA LICENZA GINNASIALE PRIMO ESEMPIO IN SARDEGNA DI QUANTO POSSANO NEGLI STUDI MENTE E CUORE DI DONNA.”
In realtà, la prima a morire fu la sorella minore, Amina, il 29 febbraio del 1884 ( 1866-1884) a 17 anni, a causa di una malattia. Nel dicembre del 1884, dieci mesi dopo, fu il padre a morire. Eugenia, detta Jenny, che era la sorella maggiore (1864-1886) si suicidó due anni dopo, il 30 giugno 1886, in seguito ai lutti e all’abbandono del fidanzato a causa delle malelingue.