Un focolaio nel Parco di Monte Urpinu è causa dello sterminio di oltre duecento volatili presenti nell’oasi verde urbana del capoluogo regionale della Sardegna. In pericolo anche i fenicotteri rosa di Molentargius?
Tra il 2020 e il 2021, vari Paesi europei sono stati colpiti da epidemie di influenza aviaria. Durante il primo fine settimana di novembre è toccato alla Sardegna. Alcuni pavoni sono stati ritrovati morti nel parco urbano cagliaritano di Monte Urpinu e la causa è stata individuata nella presenza di aviaria grazie agli esami condotti. È già in corso l’uccisione di tutti e 200 gli esemplari, infetti e non, tra galline, pavoni, anatre, cigni e oche, secondo le decisioni della task force attiva a Cagliari per sopprimere il virus. Ma i cittadini si chiedono: lo sterminio di massa davvero rappresenta l’unica soluzione a questo problema? D’altronde, il diritto alla vita appartiene anche agli animali di Monte Urpinu, ed esistono altre soluzioni, non cruente ed efficaci, quali l’isolamento e l’eventuale cura.
Ma partiamo dalle basi. Cos’è l’influenza aviaria? Nota anche come peste aviaria, dal latino avis “uccello”, è un virus molto infettivo per gli animali, una malattia letale e contagiosa soprattutto per gli uccelli, con un rischio di contagio anche per l’uomo (gli studi l’hanno confermato nel 1997), motivo principale per cui l’allarmismo del gruppo di lavoro si è sollevato. A proposito di ciò, l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu ha parlato di “basso rischio zoonotico”, quindi del tenue rischio di infezione dall’animale all’uomo che, secondo le evidenze scientifiche, si propaga per via aerea attraverso il pulviscolo prodotto dalle feci e tramite contatto con gli animali infetti, portandogli sintomi simili a quelli di un comune raffreddore, nella maggior parte dei casi.
Strappalacrime è la dichiarazione che una signora ha rilasciato ai giornali locali circa l’avvenimento: “Sabato, nel parco di Monte Urpinu, abbiamo visto delle piccole oche arrivare sino alla strada, dal lato di via Zurita. Evidentemente, provavano a scappare dalla mattanza che c’è stata sabato ed è proseguita oggi. Una pagina triste della nostra città”. Infatti, proprio sabato 5 novembre, intorno alle ore 7.00 del mattino, nel parco sono arrivate le squadre di una ditta specializzata ad abbattere gli animali che vivono nel polmone verde del capoluogo sardo.
L’equipe per contrastare l’influenza degli uccelli, classificata come tipo A e sottotipo 5, è coordinata dal servizio di Sanità animale della Asl 8, diretto dal veterinario Mario Ignazio Lai e ratificato dal Comune di Cagliari. Il dottor Lai ha dichiarato all’Ansa: “Stiamo attuando gli interventi previsti dai regolamenti comunitari” e ha spiegato che l’abbattimento delle specie è dovuto al fatto che “essi siano sottoposti al costante contatto col pubblico visitante il parco tutto l’anno, soprattutto soggetti fragili come anziani, in quanto spesso gli animali circolano vicino alle giostre dove sono soliti giocare i bambini”. L’assessore Nieddu, inoltre, ci informa che “sono già operative le misure di sorveglianza attiva, sugli animali vivi, e passiva, attraverso la ricerca e l’indagine su quelli morti” e che “saranno definite ulteriori azioni, anche con il coinvolgimento del Corpo Forestale e di Forestas, per estendere le indagini sul territorio”. Dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori, apprendiamo che resteranno solo animali sentinella, controllati periodicamente al fine di prevenire una nuova ondata d’aviaria. Gli abbattimenti in caso di contagio da questo virus e le misure di eradicazione sono previste dalla normativa europea, in quanto Bruxelles considera il virus ad alta patogenicità.
Il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, tramite un post Facebook, ha promesso il ripopolamento del parco all’insegna del benessere, attribuendo alla Asl la decisione sull’abbattimento. Intanto, in tutta la Sardegna ci si domanda come abbia fatto il virus ad arrivare sull’isola nonostante l’assenza di rischi rilevanti specificata nel piano nazionale di sorveglianza. Il veterinario Lai ha spiegato che l’aviaria è stata, sicuramente, portata dalle migrazioni invernali degli uccelli, “in particolare anatidi selvatici, dalle fredde zone del Nord, che possono fungere da portatori asintomatici. È prevedibile immaginare un germano apparentemente sano, ma portatore di virus, che arriva a Cagliari dopo un lungo viaggio, si ferma nel laghetto di un parco dove riposa per qualche ora, dissemina il virus con le feci e contamina l’ambiente, anche se subito dopo riprende il volo verso zone più temperate. Questo meccanismo ha innescato con molta probabilità l’aviaria a Monte Urpinu, determinando la morte degli animali delle specie recettive, soprattutto avicoli domestici”.
Marcello Polastri, consigliere comunale in maggioranza e Presidente della Commissione Patrimonio e Sicurezza al Comune di Cagliari, ha riflettuto sul fatto che sulla “mappa dei focolai in Italia, nella Regione Sardegna, sono assenti evidenze su contagi di animali e nel dettaglio volatili” e ciò fa pensare anche “alla necessità di risorse ministeriali da destinare al capoluogo della Sardegna, e con esso, alla nostra Isola per far fronte non solo ai casi di animali da abbattere, anche se non avremmo mai voluto, bensì agli animali da reintrodurre, monitorare costantemente, proteggere e far avere sani all’insegna del loro sacrosanto benessere”.
Nel frattempo, la Lav, Lega antivivisezione, attraverso il suo referente a Cagliari,Roberto Corona, ha annunciato un’azione legale per fermare lo sterminio. “A Campi Bisenzio, periferia di Firenze, la procedura adottata è stata quella dell’isolamento con monitoraggio dello stato di salute: si può adottare lo stesso modello anche a Cagliari” – ha affermato.
Come sempre accade in casi di allarmismo, molte bufale si sono diffuse tra la popolazione e sui social media. Il dirigente della Asl precisa che il virus non si trasmette attraverso il consumo di carni di pollame e uova, e che il parco di 350.000 m2 è stato chiuso, così come anche il vicino Tennis Club per scongiurare la possibilità di contagio per chi pratica sport all’aperto. Si tratta di decisioni che non sono piaciute ai cagliaritani, i quali stanno alimentando una nuova polemica sui social: c’è chi parla di nuovo lockdown, c’è chi lamenta di sentirsi costretto a restare a casa, c’è chi afferma si tratti solo di una provocazione politica, tuttavia l’asilo vicino al parco sarebbe rimasto aperto, forse che i bambini rischino il contagio meno dei tennisti?
Nonostante ciò, la Sardegna non è l’unica regione italiana ad essere stata toccata dall’aviaria nelle ultime settimane: sono stati registrati numerosi casi anche in Lombardia (nelle province di Brescia, Cremona e Pavia), Veneto (nelle province di Verona, Treviso e Rovigo) ed Emilia-Romagna (in provincia di Ferrara). I focolai, questa volta, sono stati individuati in alcuni allevamenti di tacchini, alcuni allevamenti rurali e in un allevamento avicolo ornamentale.