PROIEZIONE INEDITA AL RICORDO DI GIACOMO MATTEOTTI

Uno strepitoso Giorgio Benvenuto è intervenuto all’incontro per il ricordo di Giacomo Matteotti a 100 anni dal suo assassinio.

Cagliari. In occasione del centenario dell’assassinio del deputato Giacomo Matteotti, Il 26 giugno, presso la Fondazione Enrico Berlinguer in via Emilia 39, si è tenuto un evento intitolato La “solitudine” di Giacomo Matteotti.

La serata è stata arricchita dal discorso di Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi; dagli interventi di Beatrice Muscas, sindaca di Samassi, e di Barbara Pusceddu, sindaca di Sinnai; e dalla proiezione del documentario “Figure dell’Antifascismo: Giacomo Matteotti”, realizzato nel 1976 da Arturo Colombo e Giorgio Romano, e presentato da Antonello Zanda, direttore del CSC (Società Umanitaria Cineteca Sarda). Coordinatori della serata sono stati Gian Piero Liori e Angela Testone, del Comitato Scientifico Fondazione Enrico Berlinguer.

Vincenzo Di Dino, direttore responsabile di www.laTestata.it, che ha assistito all’evento, ha dichiarato:

Il filmato è un inedito per l’Italia perché fu trasmesso solo nella Svizzera italiana. Sono intervenuti, tra gli altri, anche il Presidente del Consiglio regionale, l’on. Piero Comandini e il Sindaco di Cagliari, Massimo Zedda. Una sala colma di gente ha potuto vedere le testimonianze di pezzi da novanta della politica di oltre cinquant’anni fa come Pietro Nenni o Umberto Terracina e tanti altri che hanno ricordato come Giacomo Matteotti fosse un socialista atipico, di minoranza, coraggioso. Accusò apertamente Mussolini e tra i primi, molto prima che entrasse in guerra o si macchiasse delle ignobili “leggi razziali”.

Di seguito una breve biografia del protagonista della serata:

Giacomo Lauro Matteotti nacque a Fratta Polesine il 22 maggio 1885. Da generazioni la sua famiglia era attiva nella compravendita di rame e ferro, finché il padre, Girolamo, non investì acquistando dei terreni espropriati alle parrocchie, iniziando così un’attività di prestito ad interesse che gli permise di raggiungere una discreta posizione economica.

Poco interessato all’attività di famiglia, Giacomo si diplomò al liceo ginnasio di Rovigo a diciotto anni, per poi laurearsi a pieni voti in giurisprudenza all’Università di Bologna.
In quegli anni viaggiò molto e imparò il francese, l’inglese e il tedesco.

Seguendo l’esempio del padre, che era stato consigliere comunale a Fratta Polesine, si impegnò in politica aderendo al Partito Socialista Italiano già dall’età di tredici anni; a ventidue anni fu eletto anche lui come consigliere comunale e due anni più tardi come consigliere provinciale a Rovigo.
Determinato, appassionato e coraggioso, Giacomo rimase fedele al suo partito, anche quando nel 1912 questo passò in minoranza rispetto ai massimalisti; successivamente la sua carriera politica continuò dapprima come sindaco di Villamarzana, poi come vicesindaco di Fratta Polesine, poi come assessore a Frassinelle Polesine e con la riconferma al consiglio provinciale di Rovigo.

Ancora nel 1912, mentre era in vacanza in Toscana, conobbe la poetessa Velia Titta, che sposò quattro anni dopo e con la quale ebbe tre figli: due maschi, che divennero entrambi deputati socialisti, e una femmina.

Nel 1919 fu eletto per la prima volta in Parlamento nel collegio di Ferrara, per poi venire rieletto anche nel 1921 e nel 1924.

Si impegnò fortemente nella lotta antifascista pubblicando una famosa inchiesta dove per la prima volta venivano denunciate le violenze delle squadre d’azione fasciste durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921.
Un anno più tardi, espulso dal Partito Socialista Italiano con tutta la corrente gradualista legata a Filippo Turati, divenne segretario del nuovo Partito Socialista Unitario.

Le elezioni del 1924 si svolsero in un clima di pesante intimidazione e di violenza da parte dalle squadre fasciste, che favorirono la vittoria del Partito Nazionale Fascista, con l’elezione di tutti i suoi 356 candidati.
Per queste ragioni il 30 maggio 1924, Matteotti pronunciò un coraggioso discorso alla Camera dei deputati, tramite il quale denunciò apertamente le violenze e i brogli elettorali commessi dai fascisti e dichiarò che le elezioni erano illegittime e che nessun elettore italiano aveva potuto votare liberamente.
Nonostante le sue accuse e la richiesta di invalidare l’elezione di alcuni deputati, la Camera respinse la sua proposta con 285 voti contrari, 57 favorevoli e 42 astenuti. Il 1º giugno, “Il Popolo d’Italia” pubblicò un articolo, scritto da Mussolini, che identificava Matteotti come il principale oppositore del regime.
Il 4 giugno, Matteotti ebbe un acceso confronto con Mussolini alla Camera, ricordandogli il supporto dato nel 1919 dal suo giornale al decreto di amnistia per i disertori. Pochi giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti fu rapito e assassinato dalla squadra fascista di Amerigo Dumini, diventando un simbolo della resistenza contro il regime fascista.
Durante i successivi interrogatori Albino Volpi, dirigente fascista e squadrista, confermò l’assassinio e il 27 giugno le opposizioni commemorarono ufficialmente la morte di Matteotti, dando inizio alla secessione dell’Aventino.
Il corpo del deputato venne ritrovato solo il 16 agosto nelle campagne di Riano. Dopo i funerali venne deposto nella cappella di famiglia, all’ingresso del cimitero di Fratta Polesine.

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2024-07-01

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