Successivamente con un Master si è specializzata anche in Marketing e comunicazione.
Madre di quattro figli vive e lavora Cagliari nella direzione degli allestimenti scenici del Teatro Lirico da 24 anni.
Carola vuole spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il suo lavoro?
Faccio parte di un settore che si occupa degli allestimenti scenici ed io prevalentemente seguo i reparti di sartoria, trucco, parrucche e calzoleria del Teatro Lirico. Sono il punto di riferimento riguardo gli acquisti, il rapporto con i fornitori, con i costumisti, i registi e altre varie maestranze. Sono in un certo senso il punto di incontro fra il sogno e la realtà.
In che senso?
Partiamo da un disegno. Un costume che nasce dalla fantasia di un costumista deve essere portato alla realtà. Bisogna quindi saper reperire i materiali necessari alla realizzazione mentre in altri casi quando l’opera appartiene alla storia passata, questi acquisti, richiedono sapienti ricerche storiche.
Emozionante. Qual è, se c’è, il regista con cui ha amato di più lavorare?
Eh sono tanti ma ne dico tre:
Beni Montresor quando ha rappresentato *Le Fate* circa 24 anni fa. Fu la prima mia opera dietro le quinte. Da lui ho imparato moltissimo.
Carlos Plaza. Lui aveva diretto la regia di *Voyesca” e “La Vida Breve” . Opere molto popolari diverse dalle nostre classiche produzioni e quindi una sfida per me negli allestimenti scenici.
E poi Stefano Poda. Un autore poliedrico regista, scenografo, costumista e luci. Con lui ho avuto l’onore e onere di essere l’unico riferimento negli allestimenti scenici.
Quale è stato l’incontro più inaspettato?
Con Luisa Spinatelli. Costumista. Era era stata la mia insegnante a Brera. Mai potevo immaginare di ritrovarla a Cagliari e lavorarci insieme per l’Opera “Elena Egizia”.
E l’incontro più emozionante invece? Assolutamente Andrea Bocelli. Ero all’inizio della mia carriera. Un emozione unica non solo per il personaggio che è ma perché mi sono ritrovata nel ruolo di accompagnatrice personale dal camerino al palco di tutte le recite della Bohme nel 1998. Mi aveva colpito enormemente perché percepiva la mia presenza senza vedermi e senza sentirmi parlare. Sapeva che c’ero.
L ‘opera che hai nel cuore? Sono tante le opere che amo ma “Lucia di Lammermoor” cantata da Mariella Devia le supera tutte proprio per la sua voce. Per me è unica.
Quanto è difficile lavorare in teatro oggi?
Personalmente non trovo nessuna difficoltà perché amo il mio lavoro e lo vivo come se fosse l’azienda di famiglia. Il mio lavoro è proprio questo risolvere i problemi. Se non ci fossero problemi non avrei un ruolo negli allestimenti scenici.
Le capita di esportare le sue competenze al di fuori del teatro lirico?
Si capita spesso. Qualche volta vengo scelta per allestire mostre e creo installazioni artistiche per associazioni culturali.
Negli ultimi anni poi ho avuto l’incarico di campionarie i tessuti e il look del Alter Nos per la celebrazione del nostro amato Sant’Efisio per il primo di Maggio assieme alla sartoria del teatro lirico di Cagliari.
Ai giovani che oggi studiano nelle accademie di belle arti sognando di lavorare nei teatri, cosa si sente di dire?
A loro ma anche ai miei figli, ne ho 4 tutti studenti che vanno tutti dai 15 ai 20 anni, dico questo: vi ricordate di Cenerentola? I sogni sono desideri. Ogni sogno di vita si può realizzare. Ma ci vuole molta pazienza oltre alla preparazione. Io per anni sono stata tirocinante. Quindi ho lavorato senza una vera retribuzione e senza la sicurezza di essere poi riconfermata. Molti mi suggerivano di cambiare strada ma io sono stata tenace e ho saputo aspettare. Oggi sono certa di poter dire che il mio impegno è stato premiato perché non ho rinunciato ai miei sogni..

