Giovanni Calò, conosciuto come “Gianni”, nato nel 1950 e scomparso nel 2015, è stato una figura di spicco ad Artena e nei Castelli Romani. Ex paracadutista della Folgore, maestro di arti marziali, istruttore di tiro e allenatore di calcio, Calò ha dedicato oltre quarant’anni alla crescita sportiva e culturale di diverse generazioni, trasmettendo valori di onore, onestà e rispetto.
La figura di Gianni Calò si caratterizza per la sua coerenza e adesione a principi considerati da alcuni come fuori moda. In un’epoca dominata da contratti e formalità, Calò considerava la parola data un impegno inviolabile. Era noto come un educatore che esigeva disciplina ma offriva rispetto e fiducia, rendendo il suo insegnamento un punto di riferimento.
La sua esperienza nella Folgore ha influenzato profondamente il suo spirito di sacrificio, la determinazione e il senso del dovere, qualità che ha portato nelle sue attività sportive. Negli anni Settanta, ha iniziato la sua carriera come istruttore di karate, ruolo che ha ricoperto per oltre quarant’anni, diventando presidente del karate di Artena fino al 2008. Parallelamente, è stato istruttore di tiro sportivo nei poligoni di Velletri e Tor di Quinto.
Dal 1988 al 2013, Calò ha allenato numerose squadre di calcio giovanile nei comuni di Artena, Valmontone, Lariano, Velletri, Palestrina e San Cesareo. Nella stagione 1996/97, ha anche ricoperto il ruolo di vice allenatore della Lazio calcio femminile in Serie A.
Calò ha partecipato attivamente alla vita civile, impegnandosi in attività di associazionismo culturale e politica locale. La comunità di Artena lo ricorda come una figura di riferimento capace di integrare sport, cultura e politica in un percorso di servizio.
Dopo la sua morte nel 2015, la sua famiglia ha donato al Comune di Artena una pensilina nel centro del paese, trasformando un elemento urbano in un simbolo di memoria e gratitudine. La pensilina è oggi un luogo che custodisce il ricordo del suo impegno e dedizione.
Oltre al suo impegno pubblico, Gianni Calò era legato alla famiglia. Sposato con Anna, padre di due figli e nonno di tre nipoti, ha considerato la famiglia come il nucleo educativo più importante. Ha portato lo stesso affetto e rigore sia nella vita domestica che nelle attività sportive.
A dieci anni dalla sua scomparsa, la figura di Gianni Calò è ricordata come un esempio di integrazione tra sport, impegno sociale e valori personali. La sua eredità si manifesta nei principi che ha trasmesso e nell’importanza dell’onore, del rispetto e della passione.

