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Medio Oriente: Elezioni e Nuovi Equilibri tra Due Anni

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A due anni dagli eventi del 7 ottobre 2023, un’analisi delle conseguenze del conflitto tra Israele e Hamas rivela una Gaza devastata, profondi cambiamenti nella leadership di Hamas e un panorama regionale segnato da nuovi equilibri di potere e tensioni.

La Devastazione della Striscia di Gaza

Le immagini satellitari rivelano una realtà drammatica: almeno il 78% delle infrastrutture di Gaza è stato danneggiato o distrutto. Il conflitto ha causato un numero elevatissimo di vittime, con stime che superano i 66.000 palestinesi uccisi e oltre 168.000 feriti. La situazione umanitaria è ulteriormente aggravata dalla fame, riconosciuta dalle Nazioni Unite alla fine di agosto, e dalle difficoltà nella distribuzione degli aiuti.



Inizialmente, un tentativo di tregua di due mesi fallì, portando alla ripresa delle operazioni militari da parte dell’IDF. Nonostante l’opposizione interna, il governo israeliano ha poi lanciato un’offensiva terrestre su Gaza City, costringendo oltre mezzo milione di palestinesi a fuggire verso le cosiddette “zone umanitarie”. La violenza ha spinto un numero enorme di persone a cercare rifugio.

Hamas Decapitata: Conseguenze Interne e Reazioni Internazionali

In questi due anni, Hamas ha subito perdite significative nella sua leadership. Tra queste, la morte di Yahya Sinwar, considerato l’architetto degli attacchi del 7 ottobre, avvenuta durante un’operazione dell’IDF nell’area di Rafa. Altri membri di spicco dell’organizzazione sono stati presi di mira in incontri all’estero, generando tensioni diplomatiche.

La reazione internazionale è stata variegata, con forti condanne da parte del mondo arabo e musulmano, ma anche preoccupazioni espresse dagli alleati occidentali, in particolare dagli Stati Uniti.

Il bombardamento di Doha ha paradossalmente rivitalizzato iniziative diplomatiche, con l’amministrazione americana impegnata in nuovi sforzi di mediazione. Tuttavia, le mosse successive, come le scuse pubbliche del Primo Ministro del Qatar e le garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, hanno rappresentato un “schiaffo” politico per Netanyahu. Molti ritengono che Netanyahu stia agendo sotto la pressione di interessi politici interni, in particolare legati all’espansione degli insediamenti.

Ripercussioni Regionali: Iran, Hezbollah e Siria

Il conflitto a Gaza ha avuto ripercussioni ben oltre i confini della Striscia, coinvolgendo diversi attori regionali. Israele ha intensificato le operazioni contro i suoi “nemici storici”.

  • Iran: Gli attacchi reciproci hanno raggiunto un punto di svolta con il bombardamento israeliano di obiettivi nucleari e militari in Iran, seguito da un lancio di missili iraniani su Israele. La guerra è durata 12 giorni, con l’intervento degli Stati Uniti a sostegno di Israele.
  • Hezbollah: Le forze israeliane hanno intensificato i bombardamenti nel sud del Libano, causando la morte del leader Hassan Nasrallah e portando a un’invasione terrestre. I negoziati hanno portato a un cessate il fuoco e al ritiro di Hezbollah dal sud del Libano, ma la situazione rimane tesa.
  • Siria: Il regime di Assad si è indebolito al punto da perdere il controllo del paese, con il leader jihadista Ahmad al-Sharaa che ha assunto il potere e avviato negoziati con nemici storici.

La galassia iraniana e i suoi alleati continuano a rappresentare una minaccia per Israele. I ribelli Houthi nello Yemen hanno lanciato attacchi contro Israele, causando interruzioni del traffico marittimo nel Mar Rosso e spingendo l’Unione Europea a inviare una forza navale.

7 ottobre tra due anni, ci sarà una nuova faccia in Medio Oriente


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