Il romanzo d’esordio di Fabio Florindi, “Il pavone di porcellana” (Arcadia Edizioni), intreccia storia e finzione basandosi sulla storia vera del naufragio del veliero Loch Ard, partito da Londra nel 1878 e diretto verso le coste dell’Australia. Il libro si concentra sui sentimenti tra i giovani protagonisti, lo steward Tom Pearce e l’aristocratica Eva Carmichael, e sulle vicissitudini legate al pavone di porcellana, l’oggetto più prezioso del veliero.
La trama esplora i sentimenti suggeriti, piuttosto che dichiarati, tra Tom ed Eva, lasciando spazio all’interpretazione del lettore. La forza emotiva del romanzo risiede nella sottrazione e in ciò che non viene espresso, evidenziando le difficoltà comunicative tra i due protagonisti.
Il pavone in porcellana assume un valore simbolico, rappresentando la resilienza e la capacità di resistere alla tempesta. Diventa un elemento di connessione tra le persone, il tempo, la realtà documentata e la storia immaginata.
Il romanzo si distingue per la sua sottigliezza, coniugando la specificità di una storia vera con un lirismo attento e mai banale. La narrazione si concentra sulle sfumature, le aspettative e le cose non dette, elementi che lasciano segni profondi nella vita e nella letteratura.
Il linguaggio del libro, lineare e privo di retorica, crea immagini evocative. Il lettore può percepire il suono delle onde, la freschezza del vento e dell’acqua, il legno bagnato e annusare l’odore.
L’opera è arricchita da appendici che integrano la finzione con elementi reali, come documenti storici e informazioni biografiche sui personaggi principali.

