Omicidio Pier Paolo Pasolini

L’avvocato Stefano Maccioni chiede la riapertura del caso

A quarantotto anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, l’avvocato Stefano Maccioni chiede di riaprire del caso, in vista del ritrovamento di nuovi indizi.

Per l’uccisione di Pasolini, avvenuta all’idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975, era stato accusato e condannato (a 9 anni e 7 mesi) Pino Pelosi con cui Pasolini aveva una relazione.

Nel corso, però, di alcune indagini, sul luogo del delitto sarebbero state rinvenute tre diverse tracce di Dna, che fanno dunque credere che Pelosi, probabilmente, non abbia agito da solo.

Quella notte all’Idroscalo di Ostia, Pino Pelosi non era solo, ci sono almeno tre tracce, tre ‘fotografie’ di persone e ciò giustifica il perché, dopo quasi 50 anni, è ancora possibile arrivare ad una verità giudiziaria. Una verità che si baserebbe su dati scientifici, sulla presenza di tre Dna: da qui si deve partire per svolgere le indagini per accertare a chi appartengono” – dichiara Maccioni, che continua – “Nella prima indagine questo si è fatto in modo parziale, vennero esaminati circa 30 Dna ma oggi è tempo di fare verifiche più diffuse tenendo presenti anche le dichiarazioni di Maurizio Abbatino, esponente della Banda della Magliana, che alla Commissione Antimafia dà una giustificazione sul perché Pasolini si recò all’Idroscalo di Ostia: non era lì per consumare un rapporto sessuale occasionale con Pino Pelosi, con il quale lo scrittore e regista aveva già una relazione, ma per riottenere le pizze del film ‘Salo’, le 120 giornate di Sodomà che gli erano state sottratte e a cui teneva tantissimo”.

All’istanza presentata da Maccioni ha aderito (all’unanimità di voti) anche l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, a cui Pasolini era iscritto come giornalista pubblicista.

Nel corso della seduta, l’Ordine si riserva di valutare in seguito se costituirsi “parte civile” o, in base agli sviluppi della vicenda, optare per l’assunzione della titolarità di “persona offesa dal reato”.

La decisione di appoggiare la riapertura del caso scaturisce, soprattutto, dalla volontà “a dare un contributo ad affermare il principio della verità e della giustizia sulla morte di uno dei più grandi intellettuali italiani del ’900”.

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2023-03-23