Palazzo Nuovo

Palestina Libera: a Torino occupata la Mole e l’Università

“From the river to the sea Palestine will be free”

Questo il grido che si alza dal centro di Torino oggi 17 novembre. Un centinaio di attivisti pro Palestina, tra cui molti studenti universitari, nel primo pomeriggio di giovedì 16 novembre hanno occupato la Mole Antonelliana appendendo sul più noto simbolo di Torino uno striscione. Una grande bandiera Palestinese sventola sulla facciata di Palazzo Nuovo, la sede storica dell’Università degli Studi di Torino. Ad appenderla sono stati gli studenti che mercoledì 15 novembre hanno occupato la sede universitaria fino ad oggi.

Come studentesse e studenti dell’Università di Torino abbiamo deciso di prendere parola e aprire  insieme un percorso di discussione e di lotta rispetto a ciò che sta succedendo in PalestinaÈ nostro  compito rispondere all’indifferenza che i luoghi del sapere, le Università e le scuole, hanno mostrato nei confronti dello sterminio del popolo palestinese

Questo nel comunicato studentesco, che continua:

Da più di un mese avviene l’intensificazione del genocidio ai danni del popolo palestinese – Solo a  Gaza sono più di undicimila le persone uccise per mano dell’esercito sionista di cui 2.600 studentesse  e studenti di vario ordine e grado e al tempo stesso sono state bombardate più di 212 scuole che da un mese a questa parte fungevano come rifugio per le persone sfollate in seguito ai bombardamenti

Poi l’appello contro l’Università di Torino e il Politecnico che avrebbero negato, censurando, la possibilità di discutere del tema Palestinese “appellandosi alla complessità del momento storico”.

La richiesta, partita come appello dalle università Palestinesi, chiedono: un cessate il fuoco immediato, la rescissione di ogni accordo accademico con gli atenei israeliani, lo stop alla ricerca in ambito bellico, l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, la fine dell’occupazione in Palestina, una presa di posizione anticoloniale e antisionista e che l’Italia rompa immediatamente ogni accordo con Israele. 

Non solo gli studenti, infatti giovedì 16 novembre, anche l’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Torino ha lanciato un appello per il cessate il fuoco:

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, a Gaza gli ospedali non funzionano più e si sono trasformati in cimiteri: non più un luogo di cura ma un luogo di morte. Se esiste forse qualcosa di peggiore di una guerra, per un medico è l’idea che ci siano feriti gravissimi e di non poterli soccorrere. Che ci siano pazienti curabili, ma non più l’elettricità e i farmaci per poterli curare

si legge in una nota.

Eppure i medici, da cosa raccontano gli organi di informazione, rimangono lì, negli ospedali, sotto i bombardamenti, senza acqua, cibo, elettricità. I medici e gli infermieri non sono obbligati se non dall’etica, che è la stessa per tutti noi, a stare accanto ai pazienti, anche se non possono quasi più fare nulla per loro. Noi siamo i medici di Gaza, come siamo i medici di tutti i territori in guerra. Per questo ci uniamo all’appello della Croce Rossa internazionale per chiedere urgentemente la protezione del personale sanitario, dei pazienti e il risparmio degli ospedali. E ci uniamo alla richiesta dell’Onu di un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Perché l’orrore si fermi”.

Uniti per una Palestina Libera.

Autore

2023-11-18