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Salvador Dalì: viaggio alle origini della rivoluzione.

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Una mostra dedicata a Salvador Dalì, intitolata “Rivoluzione e Tradizione”, è stata inaugurata a Palazzo Cipolla nel Museo del Corso di Roma. L’esposizione, promossa dalla Fondazione Roma in collaborazione con la Fondazione Gala Salvador Dalì, con il sostegno istituzionale di Mondomostre e il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, si terrà fino al 1° febbraio 2026.

L’esposizione presenta oltre 60 opere, tra cui dipinti, disegni, documenti e materiali audiovisivi, che ripercorrono la carriera creativa di Salvador Dalì (1904-1989), esplorando il suo rapporto con l’avanguardia europea e i maestri della storia dell’arte.

La mostra, sotto la guida scientifica della direttrice del Museo Dalì Montse Aguer e delle curatrici Carme Luis González e Lucía Moni, è presentata come uno degli eventi culturali più attesi dell’autunno, in concomitanza con il centenario della prima mostra personale dell’artista spagnolo.

Le opere provengono dalla Fondazione Gala Salvador Dalì, che ha collaborato con il Gruppo Capolavori Straordinari al progetto, e da importanti musei internazionali e italiani, tra cui il Museo Nacional Reina Sofía e il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museo Picasso di Barcellona e la Galleria degli Uffizi di Firenze.

Il percorso espositivo si apre con una sezione che illustra la dialettica tra rivoluzione e tradizione, una tensione che ha caratterizzato l’opera di Dalì, oscillando tra il desiderio di sovvertire la pittura europea e la necessità di ancorarsi alla storia dell’arte. Opere giovanili come “Autoritratto con la testa di Raffaello” (1921) testimoniano questo dialogo con i maestri del passato.

La sezione dedicata alla rivoluzione si concentra sul periodo in cui Dalì si confrontò con le avanguardie e con Picasso. Documenti, fotografie e opere ripercorrono il loro incontro e il loro rapporto, culminato nel 1951. Sono esposte anche opere come la “Tavola di fronte al mare”. “Omaggio a Erik Satie” (1926 circa) o “Figure che giacciono nella sabbia”.

La seconda parte del percorso è dedicata al ritorno alla tradizione, con Dalì che studia e reinterpreta i classici. Velázquez, Vermeer e Raffaello sono al centro di questa sezione. L’artista reinterpreta “Las Meninas” e associa la “macchina per ricamare” di Vermeer al corno di rinoceronte. Infine, esplora l’equilibrio formale e spirituale con Raffaello, come visibile nell’opera tridimensionale “La Scuola di Atene/L’incendio del Borgo” (1979).

Il percorso espositivo è arricchito da materiale documentario, fotografie e rare edizioni originali, tra cui scatti di Francesc Catala Roca e Juan Guienes che ritraggono Dalì nello studio dei maestri.

Franco Parasassi, Presidente della Fondazione Roma, ha sottolineato l’importanza e l’originalità di Dalì, evidenziando come la tradizione abbia influenzato la sua opera e sia stata alla base della sua rivoluzione surrealista. Per la prima volta, secondo Parasassi, questa mostra racconta la storia mai raccontata di Dalì, e in particolare la sua influenza su tre artisti: Velázquez, Raffaello e Vermeer.

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