FONNI. Tra le cose belle da vedere, da raccontare e da fare conoscere della nostra isola a chi vuole visitarla c’è sicuramente quella del “Parco di Donnortei”. Quest’ultimo è situato tra le montagne del “Gennargentu”, e comprende al suo interno sia una struttura agrituristica sia un’oasi faunistica nata alla fine degli anni novanta, in collaborazione con l’oasi del WWF di Monte Arcosu è voluta fortemente da Daniele e sua moglie Annamaria. Si estende dalle falde del Monte Spada, quota 1200 metri s.l.m., fino alla gigantesca valle di Aratu quota 700m circa, dove, in un habitat davvero fiabesco l’assordante silenziosità è interrota dal dolce fruscio del fiume Aratu che ne attraversa la valle. Con i suoi paesaggi rocciosi, la sua vegetazione straordinaria, le rare specie di animali, il Parco Donnortei è una struttura particolarmente adatta a un turismo rivolto alle scuole, alle persone che amano l’aria aperta, ma anche a coloro che vorrebbero passare una giornata all’insegna della natura e della buona cucina barbaricina. All’interno dell’Oasi si possono avere tutte le indicazioni sul progetto “Life Natura”. E’ un particolare progetto finanziato dall’Unione Europea, dalla provincia di Nuoro e dal WWF, dove, con la collaborazione dell’Università di Sassari e di alcuni importanti studiosi ed esperti naturalisti si è individuato il Parco Donnortei come un importante Sic (sito di interesse comunitario) per il monitoraggio e la salvaguardia di alcune specie autoctone sia faunistiche che floristiche uniche al mondo.
Come detto già sopra è stato Daniele Serusi con sua moglia Annamaria contro la volontà del padre e delle altre persone ostili alla creazione del Parco del Gennargentu a realizzare dal nulla il Parco di Donnortei di proprietà esclusiva della sua famiglia. Qua all’interno del Parco, Daniele si è messo ad allevare e proteggere la fauna selvatica come i Daini, i Cervi e i Mufloni, e allo stesso tempo ha costituito un’azienda multifunzionale allevando bestiame e pecore, maiali, che utilizza per i prodotti da consumare nella sua azienda agrituristica. Insomma, come lo stesso Daniele dice: “Con il “Parco di Donnortei”, abbiamo solamente diversificato il modo di fare attività agricola associandola così all’attività di accoglienza e ricezione turistica preponderante in questo momento rispetto all’attività esclusivamente agricola”. Nell’oasi di Donnortei i visitatori preferibilmente arrivano di buon mattino. Daniele, che di “Sardo” ha tutto e glielo si legge in faccia, per cogliere l’attenzione non parla, ma sussurra, con grande maestria e cultura, e lui insieme alla famiglia ad accogliere gli ospiti prima dentro la struttura per offrire un caffè o qualcosa di caldo a chi ne avesse piacere o necessità, poi successivamente li raduna fuori nello spiazzo adecente la struttura per dare le giuste indicazione su quello che andranno a visitare e che andranno a vedere da li a poco e su come affrontare l’impervio ma piacevole percorso. Così successivamente a questo breve battesimo di benvenuto inizia il percorso dopo qualche km Daniele prima di aprire il lucchetto che sbarra l’accesso all’osai si volta verso gli ospiti e rivolgendosi ai visitatori chiede se siano a conoscenza della differenza tra un Daino e un Cervo.

Per quanto concerne il Parco questo è composto da una foresta giovane ed una secolare. La foresta giovane ha poco più di cinquant’anni, quella secolare si è salvata da quello scempio voluto dai regnanti di Savoia durante la loro dominazione: “Il disboscamento” per fare delle traversine per i treni del Nord. Il giro lungo si può fare solo se attrezzati o a cavallo (due giorni), naturalmente sempre accompagnati da una guida perchè in caso d’incidente non sia ha possibilità di soccorso. Si scende per un dislivello di qualche centinaio di metri (un’oretta), e mentre si scende dall’alto si ha la visione della foresta. Arrivati in fondo ci si trova immersi tra gli alberi. Qui Daniele, che ci fa da guida insieme alla figlia raccoglie dal ramo di un albero un secchio di mais, tra i tanti che se ne intravedono. Due grida di richiamo e dopo breve tempo si vedono venirci incontro dei Cervi e dei Daini. Arrivano senza paura e praticamente mangiano dalle nostre mani. E’ un attimo e si è subito attorniati da animali più grandi, già con le corna sviluppate, sono docili e si fanno toccare senza problemi.
L’escursione dura diverse ore ma generalmente per fine mattina e pertanto per l’ora di pranzo si arriva in struttura per potersi rifocillare nel salone allestito di tavoli imbanditi per consumare le gustose pietanze tradizionali prodotte e preparate rigorosamente in loco dalla famiglia Serusi. Il pranzo comprende una decina d’antipasti, due primi, maialino allo spiedo, cinghiale in umido, nonché la pregiatissima carne di Daino, verdure varie, Formaggio stagionato, dolci ed i pasticcini di Fonni. Vino, acqua vite caffè. Ma diciamo che il pasto può variare in base alla giornata e alla stagione. Alla fine del pranzo la giornata non finisce qua perché la figlia Martina accompagnerà gli ospiti all’interno di un museo dove sono conservati diversi esemplari di animali selvatici che compongono la fauna del territorio, destando stupore e meraviglia tra i grandi e i più piccini.



