Sabato 28 dicembre ha avuto luogo un incontro organizzato dall’UCSI Sardegna, l’Unione cattolica della stampa italiana, nel santuario di Sant’Ignazio da Laconi a Cagliari. L’incontro, riservato ai colleghi giornalisti e alle loro famiglie ha visto la partecipazione di eminenti personalità e rappresentanti di UCSI e Ordine dei Giornalisti. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall’Arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana monsignor Giuseppe Baturi. Nell’occasione sono stati ricordati i giornalisti sardi scomparsi nell’anno.
Tra i numerosi interventi, mi piace riportare quello di uno dei direttori responsabili di Voce Serafica, padre Tarcisio Mascia, che ha tracciato una breve storia del periodico, dopo un apprezzabile lavoro di studio e ricerca, che ringrazio per aver acconsentito alla pubblicazione del testo che segue, perché queste vicende siano conosciute da un pubblico più ampio.
Vincenzo Di Dino
Due parole su Voce Serafica
di P. Tarcisio Mascia
Ripercorriamo brevemente la storia della nostra rivista: una storia ricca di vicende, di personaggi e di pagine.
La data di nascita di Voce Serafica della Sardegna risale all’aprile del 1921. Delle altre pubblicazioni periodiche cattoliche nate in Sardegna in quegli anni, le sopravvissute sono appena tre, e cioè l’Eco di Bonaria, Libertà e L’Ortobene. La prima fu fondata nel 1908, anno importante per il Santuario di Bonaria e per tutta l’Isola, perché in quell’anno la Vergine di Bonaria fu proclamata Patrona Massima della Sardegna. L’Eco di Bonaria diventava strumento di diffusione della devozione alla Vergine e di collegamento tra quanti frequentavano il Santuario.
Sono sopravvissute fino ad oggi anche due pubblicazioni diocesane: Libertà della diocesi di Sassari, fondata nel 1910, e L’Ortobene della diocesi di Nuoro, fondata nel 1925. Nel 1927 vedeva la luce il periodico della diocesi di Tempio-Ampurias Gallura L’Anglona. Le altre pubblicazioni diocesane risalgono tutte agli anni del secondo dopoguerra, e cioè: Voce del Logudoro (1951), Dialogo (1983), Nuovo Cammino (1995), Sulcis Iglesiente Oggi (1999), Il Portico (2006-2024), L’Arborense (2006) e L’Ogliastra (2009).
Con lettera al Ministro Generale del febbraio 1921, l’allora Commissario generale dei Cappuccini in Sardegna, P. Angelo Maria da Terrinca, chiedeva «il permesso per la pubblicazione di un piccolo periodico mensile di 12 pagine compresa la copertina intitolato Voce Serafica della Sardegna, Ven. F. Ignazio da Laconi Cappuccino». Nella lettera si indicava in P. Ignazio da Carrara l’ideatore e il procacciatore della somma necessaria per la stampa, pari a 6.000 lire. Si attribuivano inoltre due scopi alla pubblicazione. Primo scopo: «risvegliare nelle popolazioni sarde l’amore a S. Francesco per la propagazione del suo Terz’Ordine». Secondo scopo: «far conoscere sempre più il Venerabile Servo d’Iddio, aumentare e crescere nei Sardi la divozione verso di Lui, perché Iddio voglia glorificarlo ancora con gli onori degli Altari, quando sarà il suo tempo».
La notizia della pubblicazione suscitò subito dei timori nella famiglia francescana e si fecero anche dei tentativi per impedirne la pubblicazione. Ciononostante Voce Serafica continuò il suo cammino… fino ad oggi.
Il «bollettino», quando vide la luce, era costituito da un fascicolo di 16 pagine, incluse le 4 di copertina. Costo dell’abbonamento £ 4. Sulla copertina, di colore grigio, in alto a sinistra, campeggiava l’immagine del Ven. Fra Ignazio. Sotto, il sommario era così articolato: una specie di editoriale del direttore (che era P. Ignazio Rossi da Carrara), due articoli su San Francesco e il Terz’Ordine, firmati da un certo Fra Agnello (pseudonimo del Cav. Calvia di Mores), e da P. Terenzio. Segue un po’ di cronaca del Movimento Francescano locale e la Necrologia. Infine «La pagina di Fra Ignazio» a cura del Cav. Setzu, corredata delle Grazie ottenute per intercessione del Venerabile Cappuccino.
La sede della Direzione e Amministrazione era situata a Cagliari, in Viale degli Ospizi, n. 44, che in seguito prenderà il nome di Viale Fra Ignazio. La tipografia, presso la quale vennero stampati i primi numeri di Voce, era la «Tipografia Commerciale già Meloni e Aitelli di Cagliari». Dal luglio del 1922 Voce passerà alla Tipografia Giovanni Ledda. In ultima di copertina era indicato come gerente responsabile un certo Flavio Maxia.
A fine aprile 1921 gli abbonati erano già 1300, così che nell’editoriale successivo il Direttore poteva scrivere: «Il primo numero del nostro Bollettino è andato a ruba».
Le reazioni alla comparsa della nuova pubblicazione furono largamente positive, a incominciare dall’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Ernesto Maria Piovella, che così scriveva:
«Saluto con vero gaudio la ‘Voce Serafica della Sardegna’ che viene a riempire una lacuna troppo sentita nella nostra Isola. […] Faccio voti ardentissimi che la ‘Voce Serafica’ penetri in ogni angolo dell’Isola e vi faccia vigoreggiare le grandi virtù insegnateci dal Poverello d’Assisi».
Si nota, sin dai primi numeri, il proposito, da parte dei redattori, di dare un taglio di semplicità alla pubblicazione, preferendo l’articolo breve e l’informazione concisa. La vita quotidiana è registrata con puntualità in tutte le sue manifestazioni. Sono richiamate tradizioni, funzioni religiose, appuntamenti. Dal numero di maggio, per esempio, sappiamo i nomi dei predicatori cappuccini che avevano predicato la Quaresima nell’Isola.
Nel numero di giugno del 1921, la cronaca registra, non senza compiacimento, l’ingresso di ben 37 nuovi postulanti nel Terz’Ordine, provenienti da tutte le classi sociali e dei quali sono indicati i nomi con relativi titoli nobiliari. Nella stessa circostanza fece la sua professione nel Terz’Ordine anche una certa viscontessa Anna Maria Asquer e nel 1925 sarà la volta del Prof. Antonio Segni (futuro presidente della Repubblica) e della sua Signora Laura.
P. Ignazio fu il fondatore e il primo direttore di Voce. Dopo di lui, dal ‘31 al ‘46, la rivista fu affidata al P. Giorgio De Dominicis da Riano. Un quindicennio certamente proficuo. Voce si era ormai affermata: nell’ottobre del ‘21 aveva raggiunto una tiratura di oltre 2.000 copie, che diventavano 4.000 nel ‘22; nel ‘25 erano 10.000; nel ‘27 erano 14.500; prima della guerra 25/30.000 copie.
Anche P. Giorgio fu una figura straordinaria: nel ‘22 lui, appartenente alla provincia Romana, lo troviamo parroco o vicario parrocchiale a Carloforte, dove la comunità ecclesiale vive un momento difficile della sua storia. Dopo la partenza dei frati di Lucca, alla fine del ‘30, lo troviamo a Cagliari. Nel frattempo la Sardegna è stata aggregata alla Provincia romana. La navigazione di Voce, affidata alla mano sicura di P. Giorgio, continua a gonfie vele, seppure tra qualche insidia. Grazie a lui, Voce migliorò la sua organizzazione e si diffuse sempre più.
Dopo di lui, a guerra ultimata, nel ‘47, fu direttore P. Ambrogio da Sassari. Intanto la Sardegna aveva ottenuto nuovamente l’autonomia diventando «Commissariato» prima generale e poi provinciale. P Ambrogio fu direttore per tre anni: furono gli anni del dopo guerra e della rinascita di Voce, perché con la guerra, era finito tutto, anche gli abbonati.
La rinascita o la rifondazione ricalcò i primi passi e a Voce arrise la stessa fortuna degli inizi.
Dopo il P. Ambrogio, altri direttori si avvicendarono alla guida di Voce, alcuni dei quali non sono più con noi. Ne ricordo i nomi: P. Luciano da Mores (dal ‘49 al ‘52), P. Mariano da San Vero Milis (dal ‘52 al ‘54), P. Emilio da Quartucciu (dal ‘54 al ‘55), P. Giulio da Samatzai (dal ’55 al ‘63), P. Sebastiano Broccia (dal ‘63 al ‘65), ancora P. Giulio (dal ‘66 al ‘72), P. Arcangelo da Sorso (dal ‘72 al ‘73), P. Clemente Pilloni (dal ‘73 al ‘75), P. Maurizio Deidda (dal ‘75 all’80), P. Tarcisio Mascia (dall’80 al ‘98), P. Marco Locche (dal ‘98 al 2004), P. Tarcisio Mascia (dal 2004 al 2016), P. Fabrizio Congiu (2016-2017), P. Vicenzo Pisanu (2017-2019), Sergio Nuvoli (2019-2023), P. Salvatore Sini (dal 2023 fino a oggi).
Ognuno dei direttori che si sono avvicendati nella direzione di Voce ha dato qualcosa di sé: col suo stile, il suo temperamento, la sua personalità, la sua competenza. Tutti hanno ben meritato: grazie a loro Voce vive ancora.
Nel frattempo, soprattutto negli ultimi decenni, la rivoluzione dell’informatica ha influito anche su Voce. Infatti nel 1990 si è informatizzato il settore abbonamenti, nel 1992 si è passati alla quadricromìa della stampa; nel 2008 nasceva il sito voceserafica.it con relativo archivio delle annate passate, che però ultimamente sono state cancellate. Nel 2011 è nata cappuccini.tv, una webtelevision, che agiva in sinergia con Voce, e anch’essa oggi non più esistente.
Concludendo, desidero ringraziare quanti mi affidarono la direzione e la redazione di questa pubblicazione, alla quale ho lavorato con piacere e amore, al servizio della Famiglia religiosa a cui appartengo, e della Chiesa.
Cosa ho imparato svolgendo questo lavoro? In primo luogo ritengo che per fare bene questo lavoro occorre avere passione per svolgerlo, quindi amarlo per davvero. In secondo luogo, perché la pubblicazione sia efficace è necessaria la competenza in fatto di comunicazione (se non la si possiede, bisogna acquisirla con lo studio e la ricerca). In terzo luogo è necessario conoscere le nuove tecnologie, in particolare l’informatica applicata all’editoria, specialmente la grafica. Infine desidero sottolineare l’importanza di un archivio digitale, contenente tutte le annate passate e presenti della pubblicazione.
Infine un grazie speciale a quanti hanno collaborato a questa Voce: alcuni di loro sono qui presenti, e li ringrazio di cuore, altri sono tornati alla Casa del Padre e forse pregano e proteggono questa Voce.
Grazie a tutti per la pazienza.