SANITÀ TRA AUSTERITÀ E PRIVATIZZAZIONI

Sabato 15 dicembre 2018, presso la sala convegni dell’Hostel Marina di Cagliari, ha avuto luogo un convegno dedicato al tema della sanità. Partendo dal concetto stesso di sanità, i relatori espongono in maniera diretta e incisiva la battaglia intrapresa dalla Federazione USB contro la privatizzazione della sanità. Gli interventi sono guidati dal moderatore Enrico Rubiu.

La salute è un diritto inalienabile del cittadino. Ce lo ricorda l’articolo 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Nonostante ciò, molto spesso i programmi di governo rivolgono un’attenzione marginale ai problemi e alle condizioni del sistema sanitario del nostro paese. In Italia, ma ancor più in Sardegna, questa tendenza ci sta conducendo ad un selvaggio ridimensionamento e smantellamento del sistema pubblico della sanità a favore di un ricorso alla privatizzazione che avvantaggia lo Stato, ma nuoce ai poveri cittadini.

La Federazione USB si impegna affinché ci sia un rafforzamento del sistema sanitario pubblico, a partire dalla prevenzione e dalla correzione dei malfunzionamenti nell’organizzazione.

Il primo intervento è di Salvatore Drago, membro della Federazione del sociale USB Sardegna, che difende dapprima il legame tra sanità e salute ponendo un quesito: perché ci si ammala? Buona parte delle patologie, specialmente i tumori, è causata dalle pessime condizioni di lavoro a cui l’individuo è sottoposto e dalle condizioni ambientali dei centri urbani. Nella sua visione, la sanità non dovrebbe limitarsi alla cura della persona, dopo che si è contratta la malattia, ma dovrebbe anche garantirne la prevenzione. “Non si può partire dalla fine, si deve partire dall’inizio. L’inizio è combattere e cercare di non avere bisogno della sanità”.

Prevenzione e malattia si collegano poi alla complessa questione della spesa sanitaria. Alessia Etzi, portavoce di Caminera Noa, riporta i dati sconcertanti raccolti dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse): la spesa sanitaria in Italia è pari a circa l’8,9% del Pil, contro i valori superiori all’11% di Stati Uniti, Francia e Germania. Ad approfondire il quadro sanitario italiano sono i dati dell’Osservatorio Nazionale della Salute: in Sardegna c’è una diffusa rinuncia alle cure, provocata dai costi eccessivi dei ticket e dalle lunghe file di attesa. È stato stimato che nella nostra regione il 14,5% circa di abitanti è disposto a rinunciare alle cure per la pessima organizzazione della sanità pubblica.

Prosegue il resoconto del sistema sanitario sardo Gianfranco Angioni del Coordinamento USB Azienda Ospedaliera Brotzu, illustrando la condizione dei piccoli ospedali territoriali. Con evidente rabbia e frustrazione, racconta delle numerose strutture ospedaliere che sono state accorpate a centri più grandi; è il caso dell’Ospedale Microcitemico di Cagliari accorpato all’AO Brotzu. Questi trasferimenti creano inevitabilmente un clima di confusione e disagi, non solo tra i pazienti ma anche tra gli stessi lavoratori, operatori e infermieri. I pazienti sono costretti al trasferimento per mancanza di attrezzature necessarie all’interno della struttura, con il rischio di peggiorare le loro condizioni di salute.

Conclude il convegno Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica. Inizia la polemica verso le politiche neoliberiste che puntano alla privatizzazione: nell’ottica neoliberista tutto deve essere monetizzato, compreso il diritto alla salute, che non può essere mercificato. Scuola pubblica e sanità pubblica non portano profitto allo Stato, per questo motivo passano in secondo piano nei programmi elettorali dei potenti. Questa prospettiva provoca inevitabilmente grandi disagi nel sistema sanitario pubblico: nei lunghi tempi di attesa e nei ticket costosissimi, che portano l’individuo a dover rinunciare alle cure o a rivolgersi a strutture private.

È stato stimato che l’aspettativa di vita dei sardi si è notevolmente accorciata e che in 304 comuni sardi, su 377, i decessi superano le nascite.”

 

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2021-09-22

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