E’ giusto pagare per esporre ?

“Mi hanno chiesto mille euro per esporre un solo quadro”. Spesso la cifra è anche più alta, eppure le reazioni ad un’espressione come questa sono quanto mai differenti. Eh sì, perché quella cifra (o perfino più alta) può sembrare un affare o meno, in base a tanti fattori. Mi è capitato di constatare, ad esempio, che mille euro spesi per una mostra a Parigi, fosse anche in una fogna della Ville lumiere, sono considerati un affare; la stessa cifra, se spesa per un’esposizione raffinata nell’hinterland cagliaritano, sembra un furto. O ancora, è appurato che mettere in preventivo una spesa come questa è più facile se si sa di fare il bonifico “al critico dottor curatore Pinco Palla che rilascerà il titolo di Maestro d’arte di blablabla”, anche se spesso tali titoli e tali certificati hanno lo stesso valore di uno strappo dello scottex usato. Più difficile invece risulta fare lo stesso bonifico se a beneficiarne sarà uno sconosciuto Signor Nessuno, anche se professionista ineccepibile e con tutti i titoli in ordine per svolgere compiti come questo (eh si, mi sento toccato!).

Potrei parlare per ore di ciò che può rivelarsi una variante notevole in questo discorso, ma per evitarvi lamentosi sermoni mi limito a dire quanto penso, senza mezzi termini, sperando in un vostro commento.

Ritengo che il mercato dell’arte e più in generale l’ambito artistico-culturale, specie in realtà piccole e provinciali come quella cagliaritana, sia un covo di furbi e di approfittatori. In questo regno nebuloso e indistinto è facile che tanti artisti, specie quelli alle prime armi o che non sono adeguatamente informati, finiscano nelle grinfie di sedicenti critici, curatori, storici dell’arte e chi più ne ha più ne metta. Una volta spesa per la famigerata “cifrona” per garantirsi il titolo di Maestro o per esporre nella prestigiosa Paris o per chissà quale altra diavoleria, solitamente subentra lo sconforto. Qualora non subentrasse, solitamente l’artista o non capisce molto di mostre d’arte (e s’accontenta di vedere appesi i suoi quadri dove capita e di bere Tavernello al vernissage) o è talmente tanto pieno di soldi da potersi permettere di buttarne.

Se invece, a giochi fatti, l’artista prova un senso di vuoto (non solo al portafogli), allora si è forse reso conto di essere stato gabbato. Ciò perché sono tanti i critici che non sanno che per definirsi tali occorrono anni di studio; sono tanti i curatori che si permettono di curare una mostra senza sapere che il loro è un lavoro di “curatela” e non di “curatoria”; tanti i furbetti che riescono a ingannare le persone indossando un buon completo, avendo le giuste conoscenze e facendo sembrare oro ciò che oro non è.

Ed eccoci dunque al titolo di questo articolo: è giusto pagare per esporre? Si, lo è.

O meglio, è giusto, ma non sempre. E’ giusto quando si paga “il giusto” (perdonate il gioco di parole), cifra che non può essere stabilita dal solo parere personale di qualcuno; giusto quando si paga una professionalità capace di allestire una mostra secondo criterio, fornendo ai visitatori una esperienza appagante e completa, oltre che le dovute informazioni su ciò che è esposto; giusto quando si è consapevoli che non è il luogo, il nome o i finiti attestati a fare di una persona un vero artista. Sono ben altre le cose che distinguono chi vale da chi no, anche il saper riconoscere gli inganni.

Non è giusto invece pagare cifre improponibili per poi ricevere di contro solo improvvisazione e prestazioni “amatoriali”; non è giusto quando si va a pagare chi è interessato solo a lucrare sui sogni artistici di tante persone; non è giusto quando si pagano falsità, scartoffie senza valore e luminose bigiotterie che sembrano diamanti senza esserlo.

Per questo, lasciatemelo dire, si è davvero stanchi di artisti infelici che han pagato milioni per poi vedere le loro opere allestite nel retrobagno di un motel: artisti che “i curatori vanno tutti arsi vivi, tanto non servono a nulla”. Carissimi, non è proprio così.

Abituiamoci a pensare che ciascuno ha la sua professione e che certe cose sa farle solo chi è preparato per farle. Un medico non sa costruire case e un ingegnere non sa curare le persone. Allo stesso modo capirete perché solo chi ha intrapreso certi studi può svolgere il ruolo di curatore e critico d’arte.

D’ora in poi diffidate dalle imitazioni, preferite sempre chi vi sa offrire professionalità, anche se vi porta a esporre in sedi meno prestigiose e non vi può conferire onorificenze. La crescita di un artista passa necessariamente attraverso la qualità. Ve lo assicuro, perché cosciente che il mercato dà e il mercato toglie e in tempi come questi essere placati oro non significa essere pepite.

Pagare per esporre non va bene. Investire per esporre sì. Scegliete con cautela i vostri curatori e critici, non siamo vostri nemici. Solo così ne beneficerete voi, il vostro percorso artistico e soprattutto…il vostro portafogli.

Autore

2016-06-07

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