Il remake del 2010 di “Wolfman”, diretto da Joe Johnston, con Benicio Del Toro, Anthony Hopkins ed Emily Blunt, si presentava come un’operazione ambiziosa, ma è stato afflitto da problemi di produzione e accolto con recensioni contrastanti. Il film cerca di omaggiare il classico dell’horror gotico, ma non riesce a trovare un equilibrio tra atmosfera ed effetti speciali.
Genesi Travagliata e Risultato Incompleto
La lavorazione di “Wolfman” è stata segnata da un cambio di regia, con Joe Johnston che ha sostituito Mark Romanek a causa di “divergenze creative”. Questa situazione ha costretto a rimaneggiare la sceneggiatura e il design di produzione in tempi ristretti, compromettendo la coesione del progetto. Il risultato è un film che mostra evidenti segni di compromesso e difficoltà.
La trama segue Lawrence Talbot (Benicio Del Toro), un attore americano che torna in Inghilterra dopo la morte del fratello e viene maledetto, trasformandosi in un lupo mannaro. Il film tenta di creare un’atmosfera gotica e romantica, ambientata nel 1891, con manieri decadenti e brughiere nebbiose. Tuttavia, questa atmosfera si scontra con la ricerca di effetti speciali moderni, creando un ibrido poco convincente.
Del Toro, sebbene sia un attore carismatico, sembra a volte spaesato nel ruolo di Talbot. Anthony Hopkins, nei panni del padre di Lawrence, Sir John, offre una performance discontinua, alternando momenti di intensità ad altri più caricaturali. Emily Blunt interpreta un personaggio poco sviluppato, senza un vero arco narrativo. L’unica eccezione è Hugo Weaving, che riesce a dare ritmo e ironia alla sua interpretazione.
Aspetti Tecnici e Visivi: Luci e Ombre
Sul piano visivo, il film presenta alcune qualità: le scenografie sono curate e ricreano bene l’atmosfera gotica, mentre la fotografia in chiaroscuro contribuisce a creare un senso di decadenza. Tuttavia, gli effetti speciali digitali, in particolare le trasformazioni del lupo mannaro, appaiono poco convincenti e artificiali.
“La CGI non riesce a rendere giustizia alla fisicità e al terrore che una trasformazione del genere dovrebbe evocare.”
Dove il make-up artigianale di Rick Baker aveva segnato un’epoca, qui gli effetti digitali risultano posticci. L’eccessivo uso di sangue e gore non compensa la mancanza di tensione psicologica e di profondità emotiva.
- Scenografie suggestive
- Fotografia curata
- Effetti speciali digitali deludenti
Un’Occasione Mancata
Il film si concentra eccessivamente sugli aspetti spettacolari, trascurando lo sviluppo del personaggio di Lawrence Talbot e la sua tragedia interiore. Rispetto al film originale del 1941, che aveva saputo creare un personaggio tragico e complesso, diviso tra colpa e destino, questo remake risulta elegante nell’estetica, ma superficiale nel contenuto.
In conclusione, “Wolfman” è un’occasione mancata, un film che prometteva di riportare in vita un mito universale, ma si perde tra cliché, effetti digitali invadenti e una mancanza di anima. Il risultato è un ibrido irrisolto che non riesce a onorare appieno l’eredità del suo mostro più malinconico.
Di seguito, una scena del film:
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