Analizzando il passaggio dal capo carismatico, secondo Max Weber, al leader populista odierno, ci si può chiedere quale percorso abbia condotto il sistema politico italiano fino ad impregnarsi di una dose così forte di populismo. Max Weber1 per carisma intende “una qualità ritenuta straordinaria […] di una personalità, per cui questa viene creduta [esser dotata] di forze e proprietà soprannaturali o sovrumane, o almeno specificatamente eccezionali, non accessibili agli altri, oppure come inviata da Dio o rivestita di valore esemplare”; e, quindi, ottiene riconoscimento come capo [leader]. D’altronde, come ricorda Luciano Cavalli, la parola carisma deriva dal greco charis, che privilegia qualità di grazia, splendore, incanto, in base a una relazione ultima della parola con la luce e luminosità; qualità spesso presentate come doni degli dei agli uomini. Per Weber le moltitudini erano capaci di adattamento, ma tendenzialmente inerti e soltanto rari individui, fuori dalla norma, hanno provocato il mutamento storico. Carisma, sempre per Weber, che può trovare il suo spazio nella sfera politica e di là promuovere il rinnovamento e il progresso della civiltà.
Come notava Weber, la storia mostra che il leader carismatico emerge in situazioni straordinarie o di crisi il cui presupposto è un mutamento delle condizioni dell’ambiente sociale o naturale e i cui strumenti istituzionali e culturali non sono in grado di recuperare l’equilibrio spezzato. Per presupposto della crisi si intende un mutamento di varia natura: crescite demografiche spropositate con rapidi e disordinati processi di inurbamento, disorganizzazione e decadenza economica, rivolgimenti nella struttura sociale o politica, conflitti sociali fino alle ipotesi più nefaste come guerre, invasioni straniere e rivoluzioni. In questo contesto si inserisce il leader carismatico, portatore di una soluzione culturalmente congrua e credibile anche in virtù di quella dimensione straordinaria di cui è dotato. Perciò si delinea un percorso che porta dal disordine a un nuovo ordine: dalla fiducia iniziale si ha la fede verso il leader che chiede ubbidienza volontaria, sentita come un ‘dovere’ che sarà tanto maggiore man mano che egli conferma la sua pretesa con prestazioni eccezionali; seguono principi e norme alla sua comunità o movimento, i cui più devoti formano la cosiddetta ‘aristocrazia carismatica’. Sono proprio i mutamenti e le crisi che d’altronde producono gli individui socialmente e culturalmente predisposti a fornire la élite del movimento oltre anche il leader; infatti nella storia si sono visti strati sociali di semi-intellettuali e di intellettuali declassati senza prospettive nella società di riferimento formare la élite.