All’interno del gruppo sociale dei !KUNG SAN, i cacciatori-raccoglitori del Kalahari, gli anziani erano le vere autorità. Ciechi e storpi erano mantenuti dagli altri, smentendo così l’idea (peraltro confermata in molti altri casi) che nelle società di caccia-raccolta i vecchi e gli infermi vengano eliminati. Un dato interessante che emerse dallo studio dell’antropologo Richard Lee era che gli individui non diventavano “produttori” se non relativamente tardi, non prima di 15-20 anni le donne e 20-25 gli uomini, in media l’età di matrimonio tra i !Kung per femmine e maschi rispettivamente. Non ci si aspettava cioè che individui non sposati procurassero cibo con regolarità, per cui, dice Lee, poco meno della metà dei membri dell’accampamento provvedeva al mantenimento del restante 55-60% degli individui. Si tratta di statistiche non troppo diverse da quelle delle odierne società post-industriali europee, dove il numero dei pensionati eccederà ben presto quello degli individui attivi. I rapporti tra i sessi erano improntati a una sostanziale parità di diritti e doveri. Le donne erano molto libere e trascorrevano la maggior parte del tempo in visite presso altri accampamenti; i compiti domestici non le assorbivano che per poche ore al giorno. Gli uomini, impegnati più a lungo nella caccia, avevano però ritmi disomogenei: potevano infatti cacciare intensamente per una settimana-dieci giorni e poi, per mancanza di selvaggina o per semplice sfortuna, mancare le loro prede per un mese. Alla natura aleatoria della caccia (fronteggiata anche con metodi magici) sopperiva tuttavia il principio della ridistribuzione delle risorse, per cui le famiglie non rimanevano mai sprovviste di carne. I !Kung non disdegnavano i giochi e i divertimenti. Canti e danze, che spesso si prolungavano per una notte intera, erano frequenti al tempo della ricerca di Lee. Negli anni successivi, l’area dei !Kung è stata raggiunta da spacci alimentari, dispensari, scuole, piste di atterraggio e rappresentanti del governo del Botswana. Alla fine degli anni Novanta lo stesso Lee e altri suoi colleghi rilevarono che la società !Kung era in pieno cambiamento. Nello spazio di una generazione si era trasformata in una società di pastori, di salariati, di agricoltori e di artigiani, anche se i suoi componenti avevano conservato in parte le loro attività di caccia e di raccolta. A differenza di altri popoli di cacciatori-raccoglitori africani, come ad esempio i Pigmei BaMbuti della foresta congolese, i !Kung del Kalahari non sono riusciti a mantenere il loro sistema adattativo intatto o a modificarlo funzionalmente al nuovo contesto. Anche i loro villaggi sono cambiati: al posto dei ripari semisferici di arbusti disposti in maniera circolare negli accampamenti attorno alle buche d’acqua sono arrivate le case con i muri di fango e il tetto di paglia allineate lungo le piste per varie centinaia di metri. La caccia e la raccolta forniscono oggi loro solo il 25-30% del cibo, mentre gran parte della loro sopravvivenza è da fatto assicurata dai programmi governativi ed internazionali di intervento alimentare. Intanto il loro territorio è sempre più occupato da agricoltori e allevatori in cerca di nuove terre.
2022-04-19