La Corte costituzionale e le opinioni dissenzienti

Rivelare i dissensi interni alla Corte costituzionale può solo  dare forza alla Consulta. Questo in sintesi il filo rosso  dell’ultimo libro di Nicolò Zanon “Le opinioni dissenzienti in  Corte costituzionale” (Zanichelli editore).  

Democrazia, trasparenza, dissenso, voglia di dibattere, presenza  di argomenti diversi, pluralità delle idee. Sono i principi che  hanno ispirato l’autore alla redazione del libro.  

Il 18 marzo scorso, Augusto Antonio Barbera, attuale presidente  della Corte costituzionale, nella parte finale della sua relazione  annuale sull’attività svolta dalla Corte nel 2023, ha tenuto a  precisare, in polemica col collega Nicolò Zanon, che il “segreto”  della Camera di consiglio è teso non a garantire sorpassati  “arcana imperii” (segreti del potere), ma ad assicurare la libertà  e l’indipendenza della Corte costituzionale e a evitare  l’indebolimento dell’autorevolezza della decisione. La  deliberazione in segreto della Camera di consiglio è pratica da  sempre rispettata nella storia della Corte, in armonia peraltro  con le regole generali del processo. Per questa ragione, conclude  Barbera, credo che, tranne opinioni isolate, fin dai primi anni di  vita della Corte, non si è avvertita l’esigenza di introdurre  forme di dissenting opinion. In assenza di una diversa normativa,  va comunque rispettato il “segreto” della Camera di consiglio.  

Non è di questo avviso l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon,  ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di  Milano, già componente laico del Csm ed ex giudice della Consulta,  che, nel suo ultimo libro “Le opinioni dissenzienti in Corte  costituzionale” (Zanichelli editore), sostiene, invece, che  l’assenza dell’opinione dissenziente all’interno della Corte  costituzionale è retaggio di una tradizione da superare in quanto  rivelare i dissensi interni può solo dare forza alla Consulta.  Secondo l’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, “… dei  quarantasette Stati facenti parte del Consiglio d’Europa, solo  undici di essi (tra i quali l’Italia) non prevedono la possibilità  di pronunciare opinioni dissenzienti”.  

In una recente intervista rilasciata alla giornalista Valentina  Stella per il quotidiano on line Il Dubbio, premio letteratura per  la giustizia 2024, per l’autore “certe reazioni avvalorano la  tesi secondo cui il nostro Paese non sarebbe pronto per le  dissenting opinion”, tesi peraltro sostenuta anche da Giuliano  Amato durante la presentazione del suo ultimo libro “Storie di  diritti e democrazia”, e soggiunge: “la mia è una proposta  culturale, contenuta in un libro destinato agli studenti, ai quali  vorrei mostrare che una stessa questione, se si muove da diverse  interpretazioni delle norme di legge o della Costituzione, può  essere decisa in modi diversi”.  

Presso la nostra Corte costituzionale, prosegue l’autore, non  esiste, infatti, l’opinione dissenziente. I giudici rimasti in 

minoranza non possono né rivelare all’esterno la loro posizione,  né spiegare quali fossero i loro argomenti. Nell’ordinamento  italiano, l’unico modo per rendere pubblico il proprio dissenso  alla decisione assunta dalla Corte costituzionale è il rifiuto del  relatore di scrivere la sentenza, con conseguente sua  sostituzione.  

La possibilità per i giudici costituzionali di esprimere  pubblicamente un’opinione dissenziente è disciplinata in molti  ordinamenti. Il legislatore tedesco e spagnolo, per esempio, hanno  introdotto l’istituto del c.d. voto dissenziente. È da  sottolineare che, in Germania e in Spagna, l’istituto del voto  dissenziente è riservato ai giudici costituzionali, non è quindi  previsto nell’ambito dei giudizi della magistratura ordinaria.  

Il libro di Nicolò Zanon ha suscitato non poche polemiche sebbene  il tema dibattuto non sia nuovo ai costituzionalisti che in più  occasioni si sono occupati dell’argomento. Sabino Cassese, ex  giudice della Corte costituzionale, nel suo saggio Lezione sulla  cosiddetta “opinione dissenziente” espone le tesi a favore e  contro il segreto e l’introduzione del “dissent”, mentre Giuliano  Amato, ex presidente della Corte costituzionale, nel suo libro  “Storie di diritti e democrazia” scritto anche dall’ex  responsabile della comunicazione della Consulta, Donatella Stasio,  afferma che “… la trasparenza deve riguardare anzitutto la  decisione presa dalla maggioranza”.  

Nel libro vengono esaminati dieci casi trattati dalla Corte  costituzionale in cui l’autore manifesta opinioni dissenzienti non  contestuali alla decisione della Corte, per così dire “postume”,  che avrebbe voluto (ma che non ha potuto) rendere a suo tempo  note.  

Tra questi, quello più sentito dall’opinione pubblica riguarda  l’ammissibilità del referendum per l’abrogazione parziale  dell’art. 579 del Codice penale che punisce l’omicidio del  consenziente (eutanasia). In quella occasione, la Corte  costituzionale dichiarava non ammissibile la richiesta  referendaria.  

Nel libro, l’autore, a posteriori, non contestualmente quindi alla  decisione di inammissibilità del referendum abrogativo, confessa:  “questa è stata la più difficile e la più lacerante fra le  opinioni dissenzienti che avrei voluto scrivere allora (e che  scrivo ora)”. La Corte si è trovata di fronte ad una di quelle  scelte sofferte, che mettono a confronto due orizzonti e due  prospettive confliggenti e non armonizzabili tra loro. Era una  questione lacerante: scegliere tra le mie convinzioni personali  contro l’eutanasia, da una parte, e rispettare, dall’altra, il  rilievo costituzionale del voto popolare su una tipica “questione  etica e di costume sociale”, che appartiene, in principio e per  antonomasia, ai cittadini. Naturalmente, conclude l’autore, ho  scelto per l’ammissibilità del referendum abrogativo, motivo per  cui, ora per allora, dissento dalla decisione di non ammissibilità  del referendum abrogativo assunta dalla Corte costituzionale. 

Per riassumere la propria posizione favorevole all’introduzione  dell’opinione dissenziente, l’autore, Nicolò Zanon, cita le parole  di William Justice Brennan, ex giudice della Corte Suprema degli  Stati Uniti d’America, secondo il quale “… il dissenso è molto più  che un’argomentazione di parte; esso salvaguardia l’integrità del  processo decisionale della Corte… obbligando la parte dei giudici  di opinione conforme a tener conto delle più importanti questioni  sollevate dalla parte dissenziente”.  

Il libro, per il tema affrontato, andrebbe letto e discusso  pubblicamente in quanto è un invito alle nuove generazioni al  confronto, al dibattito, al pluralismo delle idee,  all’assertività, all’opinione dissenziente, e, come scrive  l’autore, un appello all’intelligenza dei giorni futuri per  comprendere in senso critico le diverse possibili interpretazioni  della Costituzione, formale e materiale, conoscere le tesi  minoritarie e discutere le più importanti questioni  costituzionali.  

È un appello all’intelligenza dei giorni futuri anche per il  legislatore e per i giudici che compongono la Corte costituzionale.  

Autore

  • avvocato civilista dal 2000. Mediatore civile commerciale e iscritto all'Albo Speciale degli Avvocati ammessi al patrocinio dinanzi alla Corte di Cassazione ed alle altre Giurisdizioni Superiori. è stato giudice onorario presso il Tribunale civile di Cagliari Sezione distaccata di Sanluri. Ha collaborato per la Rivista Giuridica Sarda diretta dal Prof. Avv. Angelo Luminoso. Collabora per la rivista La Testata.it dal mese di febbraio 2023 dove è autore della rubrica “Diritto & Società”.

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2024-07-24

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