Un giornalismo responsabile, tra stereotipi e pregiudizi

"I media hanno il grande potere di costruire un immaginario che per l'opinione pubblica diventa realtà". Si è aperto con questa considerazione l’incontro formativo "Stereotipi nei media", in calendario per l’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, ma aperto anche agli studenti universitari perché organizzato in collaborazione con la Facoltà di Studi Umanistici di Cagliari e Giulia Giornaliste Sardegna. Al tavolo dei relatori, Valeria Melis, grecista e filologa classica, ricorda come già nell’antica Grecia, tra i filosofi e i politici si dibatteva frequentemente su quanto fosse inopportuno riconoscere alle donne il diritto di esprimere pubblicamente la propria opinione e quanto fosse dannosa la loro presenza e visibilità in contesti sia politici che artistici. Ricordiamo che nel teatro greco infatti, i ruoli femminili erano interpretati da uomini che indossavano delle maschere. Insomma, già allora alle donne si richiedeva di rimanere… un passo indietro!

In particolare sulle discriminazioni di genere, interviene Cristina Cabras, docente di psicologia sociale. Spiega come lo stereotipo nasce dalla necessità di mettere ordine e semplicità dove c’è complessità. Ha la caratteristica di essere piuttosto resistente e produrre pregiudizio. Il termine stereotipo fu traslato dal giornalista Lippmann dal lessico utilizzato in tipografia per identificare lo stampo tipografico utilizzato per produrre copie uguali tra loro. Emerge dal suo intervento un’immagine della donna non solo stereotipata, ma talvolta violentemente relegata ad oggetto del desiderio, quasi corpo esposto nella sua bellezza ma privato dei propri significati e sentimenti profondi.

Claudia Onnis, giornalista e formatrice del Formez P.A. ricorda che l’Italia più volte ha ricevuto dei richiami da parte dell’Unione Europea per l'inadeguata applicazione delle politiche di gender equality e delle buone prassi. Anche se possiamo ben essere fieri di piani formativi come quello che proprio il Formez in questo periodo sta conducendo sulla prevenzione della violenza di genere nelle Pubbliche Amministrazioni.

Gli stereotipi e i pregiudizi pervadono la nostra società, riguardando non solo la discriminazione di genere, ma anche le diversità etniche, culturali, religiose. Celestino Tabasso, presidente di Assostampa, fa riferimento al linguaggio utilizzato nei titoli e alla sua coerenza rispetto al punto di vista che il giornalista vuole adottare, ovvero: “Uccide la moglie” oppure “Viene uccisa dal marito”? “Hitler invade la Polonia” oppure “La Polonia viene invasa da Hitler”? E poi, perché è consuetudine utilizzare i termini massaia e operaia, ma non notaia? Ecco che, mentre nel diritto, la legge prevale sulle consuetudini, sottolinea Tabasso, nel linguaggio le consuetudini prevalgono sulle leggi.

A conclusione dei numerosi e interessantissimi interventi, la giornalista e fotografa professionista Daniela Zedda, con uno stile narrativo coinvolgente e garbatamente umoristico, richiama i concetti di etica e professionalità nel giornalismo e nel reportage fotografico. Rende noto come attualmente molti articoli giornalistici siano corredati da fotografie estratte dai social networks, prassi che non rende giustizia ad un mestiere importante come quello del giornalista, che veicola non soltanto fatti di cronaca e immagini, ma idee, concetti, convinzioni e pezzetti di cultura che vanno a costruire, giorno dopo giorno, la società in cui tutti noi vorremmo vivere.

 

www.corinnevigocoach.it

https://www.facebook.com/corinnevigocoach/

 

Autore

2020-02-03

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.