La mancata ArtiFattura di Cagliari

L’ex manifattura tabacchi di Cagliari al centro di una guerra generazionale. E’ più o meno riassumibile così il botta e risposta scatenatosi a seguito della decisione da parte della Giunta Regionale di destinare lo spazio all’innovazione e alle start-up e il susseguente articolo uscito su una nota rivista online d’arte e cultura locale, a firma Gianluca Floris.

In molti, nell’articolo, hanno voluto leggere un attacco ai giovani di Cagliari e dintorni, specialmente a quelli che operano o si interessano dell’ambito artistico-culturale. Può anche darsi che si tratti di questo, anche se è facile leggere fra le righe (e in tal senso va un plauso a Floris) sia la delusione per uno spazio che sarebbe potuto essere destinato all’arte, sia la “rabbia” per i tanti che (informati o meno) non hanno combattuto per far sì che la destinazione d’uso fosse differente.

Certo uno spazio di 22 mila metri quadri destinato all’innovazione e alle start up sarà sicuramente di grande aiuto alla città, o almeno così ci si augura, ma constatare che questa è l’ennesima occasione persa per poter realizzare a Cagliari uno spazio culturale poliedrico che funga da polo attrattivo tanto per gli artisti, quanto per gli operatori culturali del settore, fa male.

Floris, dal canto suo, ha steso con tanta ironia l’articolo, definendosi “vecchio” pur non essendolo affatto e le troppe critiche ricevute per quanto espresso avrebbero dovuto tener conto del fatto che fra quelle parole era intessuto un grande sogno e la conseguente disillusione. “I giovani” l’hanno presa come una sgridata ma in realtà suonava di più come una richiesta d’aiuto, una “chiamata alle armi” che potesse fungere da sveglia per non lasciarsi sfuggire le future occasioni e per continuare a sognare.

Con questo, ovviamente, non vogliamo schierarci solo dalla parte dello scrivente e, a favore dei giovani, viene spontaneo ritenere esagerata l’espressione messa loro in bocca da Floris: “tanto non cambia niente”.

Siamo d’accordo che sia un cancro, un cancro pericoloso e tanto diffuso, ma siamo altresì consapevoli che a non rendere attivi i giovani non siano solo la poca voglia di fare e la presa di coscienza che nulla può cambiare le cose, ma anche la scarsa informazione causata da chi certe occasioni preferisce restino celate e un insieme di tanti mali che fa sì che ogni giovane con belle idee e bei progetti debba scalare sette montagne prima di poter anche solo sperare di fare qualcosa.

Abbiamo visto troppi spazi concessi senza che ci fosse trasparenza, abbiamo visto troppe bocciature sommarie a progetti validi, ma ciononostante speriamo che questa occasione persa sia finalmente l’ultima.

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2016-05-01

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