La Sardegna è sempre in ritardo

Tanto per cominciare alcuni dati: in Italia cultura e creatività muovono 249,8 miliardi di euro (dati dello studio IoSonoCultura2016 di Symbola); nei prossimi anni l’Italia perderà circa il 48% dei posti di lavoro a causa della così detta “quarta rivoluzione industriale”, descritta nel rapporto Future Jobs: nello stesso si parla di Facebook come “il giornale più letto al mondo”, nonostante sia privo di contenuti, indicando come il futuro sia inevitabilmente legato ad un nuovo modo di intendere il mercato, i servizi e la rete.

Le due cose sono strettamente connesse e, benché ci si ostini a credere che la nostra Sardegna sia un’isola felice dove si è al riparo da tutto, non è così. Siamo anche noi parte del mondo, che lo si voglia oppure no.

Già è preoccupante la situazione a livello nazionale, dato che il “comparto cultura”, nonostante i dati sopra espressi, venga considerato l’ultima ruota del carro; ad aggravare ulteriormente le cose s’aggiunge la nostra atavica diffidenza verso il cambiamento, verso la novità, verso il futuro: non è un caso che la Sardegna (e non è colpa solo dell’insularità), abbia sempre percepito i principali influssi modernizzanti con netto ritardo, specie in ambito culturale e artistico.

Chi di voi lettori avrà vissuto all’estero si sarà accorto di ciò di cui parlo. State altrove per un po’, poi tornate nella vostra terra natia e pare che tutto o quasi sia rimasto esattamente come prima. E’ una strana sensazione di lentezza, di congelamento, di rallentamento; quando “si torna” la si percepisce maggiormente, perché abituati ad una realtà che, fuori dall’isola, è veloce e iperattiva, con treni che ti portano da ogni parte del mondo e gente che fa business 24h su 24.

Ora non linciatemi, amo tanto la Sardegna, ma mi serviva un pretesto e dei dati validi per porvi una domanda. Qualche giorno fa si è fatto un gran discutere sulla scultura di Bruno Meloni “liberà va cercando”, chiamata anche “Icaro”. Ora l’opera, per i troppi pareri negativi ricevuti, pare sia stata rimossa e “sostituita” idealmente da un emblematica scritta spray sul muro del bastione di Santa Croce che recita: “bello il cemento, vero?”

Quel cemento c’era prima e c’è adesso. Vuoto e danneggiato dal vandalo (non faccio allusioni) che ha scritto quella frase. Certo, potrà essere pulito e tutto tornerà come prima. Torna sempre tutto come prima. Ma la mia prima domanda è: c’era davvero bisogno di arrivare a tanto?

Intanto, su un noto quotidiano locale, appare la notizia di una turista straniera che rinuncia a visitare il museo etnografico di Nuoro perché nessuno sa farle da guida in inglese.

Nel mentre vanno deserte varie mostre al Lazzaretto, un’autentica perla che in piena stagione turistica risulta ancora sconosciuta anche a molti cagliaritani e che chiude alle 20, facendo pure una pausa pomeridiana.

Ci lamentiamo come ossessi per una scultura che attira i turisti (quantomeno per la polemica suscitata), tanto da volerla rimuovere, ma non fa notizia che quello stesso muro sia stato imbrattato. A noi va bene così, perché non ci va a genio che se ne “impossessi” qualcun altro. Non fa notizia che ora quel bastione sia forse tornato vuoto e nessuno se ne curi, nessuno fa battaglie campali per trascinarvi i turisti, non fa notizia che quegli stessi turisti vogliano conoscere le nostre bellezze quanto e più di noi ma non possano o non sappiano. Noi siamo egoisti e invidiosi. Ci basta protestare, basta che tutto torni inesorabilmente come è sempre stato e guai a chi cerca di cambiare qualcosa!

<La Sardegna è fuori dal tempo e dalla storia> D.H.Lawrance. Niente di più vero.

Autore

2016-06-24

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