L’arte, la storia, e l’eterno ritorno del classico: Carla Menon

Nel suo “Midnight in Paris”, il grande Woody Allen , all’interno di una storia ricca di paradossi e dicotomie, in puro stile Allen, ha illustrato magistralmente l’immutata percezione storica della “nostalgia”. Gil Pender, protagonista strampalato interpretato dall’attore americano Owen Wilson, per una curiosa serie di vicisitudini si ritrova a camminare per le vie della Parigi degli anni Venti del novecento, epoca storica che considera l’apice della perfezione. Incontrando artisti e scrittori dell’epoca, si rende conto di come questi ultimi la considerino decadente, esattamente come Gil giudica la sua epoca di provenienza, mostrando una forte nostalgia per la “Belle Epoque”.

L’idealizzazione per un “glorioso passato ormai perduto” è un’aspirazione ricorrente nell’animo umano, aspirazione alla quale Carla Menon, veneta, insegnante di lettere al Liceo Scientifico Galileo Galilei di San Donà di Piave, presta la sua penna, concedendoci di sprofondare in epoche e mondi lontani ed affascinanti.

Quando e come nasce la passione per la scrittura?

La mia passione per la scrittura è “sbocciata” grazie a un incontro avuto con il professor Roberto Filippetti,circa venti anni fa. Nella cornice della splendida Verona, ricordo con immenso piacere, di avergli mostrato alcune mie prose liriche che, in seguito, avrebbero composto il mio primo libro dal titolo “Incontro”. Ho dedicato questo mio primo scritto a mia madre, scomparsa pochi mesi dopo la presentazione, il cui relatore fu proprio il mio caro amico Roberto. Ora posso ammettere con “cognitio causae” che furono decisivi per me il suo incitamento, le osservazioni acute per migliorare la mia scrittura ancora acerba, l’interesse per curare la prefazione e altrettanto del secondo libro dal titolo “Sentieri”, liriche pure in quest’ultimo caso.

La sua produzione artistica si snoda fra poesia e narrativa. In quali frangenti utilizza l’uno strumento e in quali l’altro, e quali elementi ispirano entrambi?

Ho iniziato con la prosa lirica cui è seguita, come annunciai nella prima risposta, una raccolta di poesie e, alcuni anni dopo, una terza accompagnata da dei racconti brevi. Ho voluto sperimentare a un anno dal terzo libro il genere narrativo con un romanzo autobiografico, La sfida di Clara. Sapevo che avrei corso un rischio, cimentandomi in un genere che mi esponeva a un pubblico molto più esigente, più interessato alla lettura in prosa che in versi, giacché la poesia è ritenuta una realtà, oggi, “sommersa”, di “nicchia” come si è soliti affermare. È nella mia indole mettermi in gioco sempre, sperimentando nuove forme, che talvolta nascono da particolari esperienze vissute, da eventi che mi carpiscono al punto da coinvolgermi fino a tradurli poi in poesia, evocatrice di passioni, emozioni, sofferenze vissute in prima persona o come spettatrice ma sempre coinvolta fino in fondo. Nel romanzo, invece, attraverso le storie dei protagonisti, racconto in parte chi sono, il mio vissuto, le persone che hanno rappresentato la grande cornice della mia vita, intrecciata con la loro in una fitta trama, in certi casi ricca di colpi di scena, inaspettati com’è giusto che sia, anche se dolorosi e sofferti.

L’arte è grande protagonista dei suoi scritti. In quale misura ha influito nella sua vita e nelle sue opere?

D’Annunzio nel romanzo “Il Piacere” scrive:

Habere e non haberi,

possedere e non essere posseduti.

Io credo al contrario che l’arte, in toto, mi abbia da sempre conquistato: nelle opere dei grandi pittori o scultori del passato ho ritrovato e ritrovo sempre i segni tangibili della nostra storia. Le radici su cui si è costruita la civiltà del nostro Paese, di cui sono fiera e che cerco di “raccontare” nelle mie storie.

A Settembre 2017 è uscito il suo ultimo libro, “Quadri Veneziani” (C1V Edizioni), una raccolta di racconti che segue sei vicende, accadute fra il Settecento e la metà degli anni Ottanta del Novecento a Venezia. Chi sono i personaggi che incontriamo?

Considero “Quadri Veneziani” un esperimento raffinato e originale. Le storie si dipanano nei sei Sestieri, guidando il lettore, invogliandolo a leggere ogni racconto tutto d’un fiato. Passato e presente si fondono in un connubio indissolubile: la vita, del resto, ti mette continuamente alla prova, e in tutti i personaggi, dalla contessa Isabella Albrizzi a Casanova ad Adele o Beatrice, per citare i più affascinanti, è presente quest’aspetto, anzi direi che rappresenta il “filo rosso” del libro.

Venezia è omaggiata in quest’ultimo romanzo non solo quale cornice delle narrazioni, ma come vera e propria protagonista. Quale rapporto la lega all’incantevole città?

Venezia è evocatrice di emozioni uniche, per me, in particolare. Ho vissuto la mia giovinezza da studentessa di lingue agli inizi degli anni Ottanta, anche se poi ho scelto di dedicarmi alla letteratura italiana e alla filosofia, iscrivendomi all’Università di Padova. Una scelta dettata da esigenze di famiglia, alle quali non potei all’epoca oppormi. Una città che ha cambiato la mia vita per alcune persone che ho conosciuto anni dopo in circostanze differenti, rendendomi più forte, più coraggiosa nell’affrontare la quotidianità, anche se all’inizio non è stato semplice, devo ammettere.

E’ presente nel romanzo la figura leggendaria di Giacomo Casanova. Che ruolo ricopre e cosa ancora non sappiamo di lui?

Sul “leggendario” personaggio, scrittore, ambasciatore, alchimista, filosofo, seduttore è stato scritto moltissimo e altrettanto avverrà in seguito. Il mio racconto dal titolo “La maschera scarlatta” è verosimile nella trama, anche se la fuga dalla prigione dei Piombi è l’incipit della storia. La storia d’amore che narro con Isabella nasce dalla mia fantasia, anche se i luoghi come Palazzo Dolfin o il monastero di San Giorgio sono reali e tali per cui ho dovuto creare una cornice storica che fungesse da sfondo alla vicenda. Penso che un certo alone di mistero avvolgerà sempre la sua vita, perché ciò lo caratterizza, lo rende affascinante, intrigante. Sono convinta che abbia amato fino in fondo Venezia, nonostante non gli sia stato concesso di farvi ritorno. Il luogo natio, la figura chiave nella sua vita, nonna Marzia, gli affetti mancati come quello del padre o della madre sempre assente hanno segnato la sua vita nel profondo. La sua genialità, a mio parere, consiste soprattutto nell’essere sempre stato se stesso, amando la vita nelle sue caleidoscopiche sfumature,un habitus unico nel suo genere.

In tutti i suoi romanzi emerge la cura e la ricerca di ambientazioni e contesti storici ben delineati e circoscritti. Quali sono le fonti alle quali ha attinto per la documentazione necessaria, e quanto lavoro esiste dietro alla creazione narrativa?

In genere mi documento su libri di storia dell’epoca, su letture che ho svolto in passato che cerco di curare nei particolari, distinguendo il vero dal verosimile, l’invenzione poetica dal dato storico, parafrasando un’espressione cara a Manzoni. (Lettera a M. Chauvet)

Essendo un’insegnante, lei ha a disposizione un osservatorio privilegiato rispetto ai giovani lettori. Che cosa leggono oggi i ragazzi, e cosa a suo parere dovrebbero leggere?

I ragazzi di oggi, purtroppo, seguono altri canali di divulgazione. Pochi leggono un libro al mese, i più si accontentano di tre, quattro libri l’anno. È triste tutto ciò e credo che la causa sia rappresentata dal nuovo genere di comunicazione che ha sommerso il vecchio libro, che svettava negli scaffali della libreria dello studio, nei banchi di scuola, accompagnato dalla recensione che l’ insegnante di lettere aveva assegnato. Calvino ne “Perché leggere i classici” che in passato molti miei studenti hanno letto, sosteneva il valore imprescindibile della lettura di certi autori. Ricordo con nostalgia l’entusiasmo di alcuni miei allievi mossi a letture sempre più impegnative. Oggi prediligono il genere fantasy, i thriller americani, qualche giallo se sono ispirati. Nel mio piccolo cerco comunque di stimolarli sempre a non cedere al ricatto di una società che t’impone e non propone, omologandoti, togliendoti la possibilità di essere te stesso, sempre.

Un autore è necessariamente e prima di tutto un avido lettore. Quali sono i libri della sua vita, quelli che hanno colpito la “Carla Menon lettrice”?

In primis colloco i classici della tradizione italiana e francese: Leopardi, Manzoni, Pirandello, Moravia, Pavese, Pasolini, e Hugo, Dumas, Stendhal, De Sade, per la Francia.Della tradizione russa, Tolstoj e Dostoevskij ma anche Cechov. Non voglio tralasciare nemmeno tre grandi scrittrici inglesi, Bronte e Austen, Woolf: inimitabili. Tra i più recenti Marquez, Saramago, Maraini, Eco.

Quali sono i prossimi progetti editoriali?

Tra i miei prossimi progetti ci sono due libri e anche questa volta i lettori troveranno sia la poesia sia la prosa. Ho terminato da poco la bozza di un romanzo, la cui protagonista è una cantante lirica, Marlene. Ambientato tra gli anni Venti e la fine degli anni 60, e anche questa volta, anche se solo in cornice, ci sarà Venezia. Il secondo riguarda una serie di ritratti di donne veneziane a partire dal Quattrocento fino ai giorni nostri, scritti però sotto forma di brevi poemetti, accompagnati da delle illustrazioni ad acquerello, eseguite dalla mia carissima amica Monica, che ha illustrato anche la copertina di Quadri Veneziani.

Dove possiamo trovare i suoi testi?

Mi riferisco agli ultimi due romanzi, “La maledizione dell’artista”, ed. Mazzanti libri e “Quadri Veneziani”, C1V edizioni, si possono trovare su Amazon libri e, per l’ultimo pubblicato, si può scrivere direttamente al seguente indirizzo:

c1vedizioni@gmail.com

o accedere alla pagina

www.c1vedizioni.com

scegliendo la collana Narrativa contemporanea.

Autore

2018-03-24

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