La velleitaria politica migratoria del governo Meloni

La velleitaria politica migratoria del governo Meloni

L’escamotage di abolire la protezione speciale è solo la prova di quanto sia ideologica e bugiarda la maggioranza in politica migratoria.

Esistono due tipi di protezione per i rifugiati. Il primo è l’asilo politico, che in base alla Convenzione di Ginevra è riconosciuto alle persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato, che identifica una persona da tutelare «nel giustificato timore d’essere perseguitata per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».

Il secondo tipo di protezione è la “protezione sussidiaria, prevista da una direttiva europea recepita dall’Italia e applicabile alle persone che, se venissero rimaptriate, potrebbero subire un «danno grave» quale, per esempio, la pena capitale, oppure la prigionia per motivi politici e la tortura e altri trattamenti disumani e degratanti; in questo tipo di protezione rientrano anche le persone che non possono tornare nel loro Paese, dilaniato dalla guerra, per via del rischio per la loro incolumità determinata dalla violenza indiscriminata.

Diritto d’asilo e protezione sussidiaria sono quindi le due forme di protezione riconosciute a livello internazionale. Nel caso in cui la Commissione territoriale le negasse entrambe, la legge italiana ha introdotto pure poi un terzo tipo di protezione, proprio la “protezione speciale” che viene riconosciuta alle persone straniere «qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare». Tale definizione è così estesa da aver permesso di fornire protezione a migliaia di persone che forse non ne avevano davvero diritto. Ecco perché il governo vorrebbe abolirla.

La “protezione speciale” esiste solo da qualche anno: fino al 2018 esisteva una norma simile denominata “protezione umanitaria”, ma che fu abrogata dal Governo Lega-M5S quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno, coi cosiddetti “Decreti Sicurezza”. Però durante il secondo governo Conte la ministra Luciana Lamorgese aveva ripristinato quella normale chiamandola “protezione speciale”, introducendo anche alcune modifiche.

L’abolizione della protezione speciale per i rifugiati è uno degli obiettivi della Lega, che ne ha bisogno per poter dire ai suoi elettori di aver ripristinato i decreti sicurezza. Però anche la Presidente del Consiglio die Ministri Giorgia Meloni ha sostenuto che l’abolizione fosse necessaria per, a suo dire, equiparare l’Italia agli altri paesi della UE, ma non è vero. Intervistata brevemente durante la sua visita in Etiopia, per illustrare il Piano Mattei per l’Africa, Giorgia Meloni ha detto: “Mi do come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, che è una forma ulteriore rispetto a quello che accade nel resto di Europa“.

Non è vero che negli altri stati europei non esista qualcosa di equiparabile alla protezione umanitaria speciale, e infatti la segretaria del PD Elly Schlein ha prontamente replicato: “Ci batteremo contro l’abolizione della protezione speciale, spero che la Meloni abbia capito di aver detto una bugia perché sono 18 i Paesi che hanno questa forma di protezione”. Prosegue dicendo: “Con il decreto Cutro, che faccio fatica a chiamare, così, per rispetto a quella strage, il governo cerca di portare l’Ungheria in Italia smantellando il sistema di accoglienza diffusa. Quello che stiamo vedendo è pure peggio di quanto avessero fatto i decreti Salvini. Era difficilmente immaginabile, ma ce la stanno facendo“.

Oltretutto, questa protezione non andava abolita dato che l’abolizione va contro i processi di integrazione già avviati, rendendo di nuovo clandestine persone che invece vivevano da anni in Italia con tanto di permesso di soggiorno. Inoltre, ci sono settori dell’economia che necessitano di lavoratori che non vengono trovati tra gli italiani, soprattutto in agricoltura, nell’assistenza agli anziani e nella ristorazione. Verranno quindi regolarizzati fino a poco più di 88.000 immigrati ogni anno, ai sensi del decreto flussi del 29 dicembre 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 gennaio 2023.




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2023-04-23

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