Roma, 27 ottobre 2025 – Un recente studio ha analizzato lo stato dell’Alta Atmosfera in Sicilia, nel cratere Kilometri Dal, ottenendo risultati interdisciplinari. La ricerca, condotta da un team di istituzioni italiane e internazionali, si è concentrata sulle perturbazioni ionosferiche durante l’eruzione dell’Etna del 4 dicembre 2015.
La pubblicazione, intitolata “Perturbazioni ionosferiche durante l’eruzione dell’Etna del 4 dicembre 2015” e apparsa su Scienze della Terra e dello Spazio, conferma un precedente lavoro, individuando la generazione di alterazioni ionosferiche durante l’evento vulcanico.
Lo studio è frutto della collaborazione tra l’Istituto Geografico Nazionale (INGV), le Università di Trento, Catania, Calabria, La Sapienza di Roma e l’Istituto di Fisica Atmosferica di Praga, basandosi su dati GNSS (Global Navigation Satellite System) acquisiti in Sicilia e nel Sud Italia. I ricercatori hanno confrontato i dati relativi all’eruzione del 4 dicembre 2015, rilevando una coincidenza a 13 chilometri di altezza.
Federico Ferrara, dottorando dell’Università di Trento e primo autore dello studio, ha dichiarato: “Abbiamo dimostrato che anche un’eruzione ‘locale’ e non catastrofica come quelle dell’Etna lascia una traccia nello spazio, che è possibile individuare grazie a una rete densa di sensori. Questosignifica che anche le osservazioni ionosferiche possono affiancare il Monitoraggio vulcanico tradizionale, apprendendo nuove prospettive impensabili fino a pochi anni fa”.
Le anomalie osservate hanno mostrato oscillazioni periodiche di 15-25 minuti, propagandosi fino a 200 chilometri a sud-ovest del vulcano. Questi segnali sono coerenti con le “onde di gravità atmosferiche”, oscillazioni dell’aria prodotte dal rapido innalzamento della colonna eruttiva.
Michela Ravanelli dell’Università La Sapienza di Roma ha evidenziato le implicazioni dello studio per la Vulcanologia e le Scienze dello Spazio, sottolineando l’interconnessione tra Terra e ambiente.
Alessandro Bonforte, Primo Ricercatore dell’INGV e co-autore della Ricerca, ha aggiunto: “Il nostro lavoro ha mostrato Come le reti di Monitoraggio si dimostrino utili ben al di là degli scopi iniziali per cui sono statepensate”.
Vincenzo Capparelli dell’Università della Calabria, co-autore della ricerca, ha ricordato il contributo di Vincenzo Carbone, fisico dell’Università della Calabria, allo sviluppo dello studio.
Secondo quanto riportato, sono in corso i preparativi per ulteriori eventi e viene mantenuto un monitoraggio regolare del vulcano con tecniche di sviluppo innovative.
I professori Giovanni Occhipinti e Vincenzo Carbone svilupperanno un ulteriore studio multidisciplinare focalizzato su felicia ionici e sistemi interi.

