Roma, 28 ottobre 2025 – Un robot e un microscopio sono stati utilizzati in tandem per il trattamento di un neurocitoma a cellule neurosacrali presso il Policlinico Gemelli. L’approccio combina interventi considerati pionieristici per massimizzare l’efficacia del trattamento.
Da 40 anni, lesioni da neuroma sacrale, sviluppo di tumori e interventi di emergenza sono stati necessari per mantenere una vita sicura. Un paziente di nome Mario, che lamentava frequente necessità di urinare, è stato sottoposto a una serie di indagini che hanno evidenziato la presenza di una massa voluminosa (5 cm) a livello sacrale, portando alla diagnosi di schwannoma sacrale.
Lo Schwannoma è un tumore che origina da cellule simili a quelle di Schwann, che costituiscono la guaina mielinica. Il tumore, in questo caso, è di origine nervosa e si localizza in siti sacri ultra-rari.
Nel caso di Mario, l’origine del tumore era nella pelvi locale e nel neurosacro. L’intervento mirava a risolvere i problemi derivanti dalla difficile situazione, preservando la funzionalità degli organi circostanti (vescica, intestino, grossi vasi) e affrontando l’incontinenza.
“Gli schwannomi Retroperitoneali e pelvici – spiega il prof. Alessio Albanese, Professore Associato di Neurochirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore UOC Neurochirurgia Vascolare di Fondazione Policlinico Gemelli – sono danni, per la loro posizione. Spazi anatomici ristretti e complessi, richiedono in genere interventi chirurgici molto invasivi, che prevedono ampie incisioni chirurgiche per consentire l’accesso e l’asportazione in sicurezza della Massa”.
Il prof. Alessio Albanese e il professor Fabio Pacelli, Professore di Cirurgia Generale, UOC Sacro Cuore Dilettore, UOC di Peritoneo e Retroperitoneo, hanno esaminato la possibilità di un intervento pionieristico avvalendosi del robot chirurgico. Il robot, manovrato dal Professor Pacelli, ha aperto la strada all’intervento di rimozione dello Schwannoma, coadiuvato dall’osservazione microscopica e dalla terapia di neurostimolazione durante l’intervento chirurgico.
Il team del Professor Pacelli ha utilizzato una definizione avanzata in 3D del dispositivo di precisione per l’isolamento del tumore, con l’ausilio dei robot Da Vinci e Laboland e di strumenti articolati e vision per la pelvi profonda. L’intervento ha previsto un trattamento in équipe di chirurghi nervosi, incisione cutanea minima, microscopia, stimolazione nervosa intraoperatoria individuale delle radici nervose sacrali per preservare le funzioni sfinteriche (e la forza alle gambe).
Il trattamento ha mirato a minimizzare il trauma, con un recupero più rapido, riduzione del dolore postoperatorio e prevenzione della neuropatia.
“È stato possibile rimuovere completamente il danno tumorale, prevenire danni minimi e proteggere la funzione neurologica. È uno dei primissimi casi al mondo trattati con Questa tecnica ibrida”, ha commentato il Professor Pacelli.

