A Berlino, il 18 ottobre 2025, durante il Meeting Annuale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), sono stati presentati dati sull’immunoterapia nel trattamento del melanoma. In particolare, sono stati discussi i risultati a 10 anni di studi multicentrici di Fase III CheckMate 238 e le implicazioni per la gestione immunitaria del checkpoint.
Gli studi confermano l’efficacia a lungo termine dell’immunoterapia e avviano interventi per il trattamento del melanoma.
Il Professor Paolo Ascierto, Ordinario di Oncologia presso la 2° Università Federico di Napoli e afferente all’Istituto Pascal di Napoli, ha presentato informazioni al New England Journal of Medicine.
Secondo quanto riportato, il follow-up dell’immunoterapia segue l’intervento terapeutico per il melanoma, analizzando il potenziale post-trattamento e il rischio di infezione. L’immunoterapia è considerata l’obiettivo primario più importante e fornisce il massimo beneficio.
Lo studio ha coinvolto 906 pazienti con melanoma ad alto rischio, suddivisi in due gruppi: uno trattato con nivolumab e l’altro con ipilimumab. I dati sono stati raccolti per circa 10 anni. Il Professor Ascierto ha riferito che nivolumab, una terapia PD-1, stimola il sistema immunitario contro i tumori, mostrando una durabilità degli effetti terapeutici superiore a ipilimumab, influenzando sia la sopravvivenza libera da metastasi a distanza.
Nello specifico, dopo 10 anni, il rischio è risultato del 44% per la terapia con nivolumab e del 37% per la terapia con ipilimumab. La sopravvivenza libera da metastasi ha mostrato percentuali del 54% nel gruppo nivolumab e del 48% nel gruppo ipilimumab. I risultati globali a 10 anni sono stati del 69% per nivolumab e del 65% per ipilimumab.
“Differenze lievi, ma comunque significative, sono state nuovamente riscontrate nella sopravvivenza libera da progressione alla Seconda linea di terapia: l’analisi mostra la superiorità di nivolumab, con tassi a 10 anni del 55%, rispetto al 47% per l’ipilimumab”, ha sottolineato Ascierto.
In un’analisi separata sulla stessa coorte di pazienti, è stata fatta una scoperta riguardante l’intensificazione dell’immunoterapia e l’inizio della vaccinazione, garantendo un controllo del 44% e un’assunzione di riso del 38% in 10 anni.
“Ancora più ampio è lo scarto tra i pazienti a cui è stato somministrato solo lipilimumab: 43% di sopravvivenza libera da recidiva di mattina contro 34% – precisa Ascierto – inoltre, mostro dati che mostrano numeri frequenti”. Ascierto ha aggiunto che è stata osservata una correlazione tra i risultati mattutini e pomeridiani nei farmaci. L’obiettivo è chiarire l’efficacia dell’influenza circadiana e gli effetti dell’immunoterapia e perseguire benefici appropriati.

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