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Due ladri arrestati: tutti gli errori commessi

Louvre Foto free Pixabay

A una settimana dal furto milionario alla Galleria di Apollo del Louvre, la polizia francese ha arrestato due uomini di trent’anni, entrambi già noti per furti di gioielli. Gli investigatori li hanno individuati grazie a una vasta raccolta di prove scientifiche, tra cui 150 campioni di Dna prelevati dagli oggetti abbandonati durante la fuga. Le impronte genetiche, unite a errori commessi dai ladri nei momenti concitati dell’azione, hanno consentito di identificarli con precisione e bloccarli prima che lasciassero la Francia.

Secondo quanto riferito da fonti investigative, gli agenti tenevano i due sotto osservazione da diversi giorni. L’intervento è scattato sabato 25 ottobre, quando uno dei sospettati, di origini franco-algerine, stava per imbarcarsi su un volo Air Algérie diretto ad Algeri. Poche ore dopo, un blitz nella periferia nord di Parigi ha portato alla cattura del secondo uomo, residente ad Aubervilliers. Entrambi sono ora in stato di fermo e, secondo la legge francese, potranno essere trattenuti fino a 96 ore prima della convalida davanti a un giudice.

Le autorità ritengono che i due arrestati facciano parte di una rete criminale specializzata nei furti di gioielli. Tuttavia, gli inquirenti li considerano semplici esecutori, probabilmente ingaggiati per conto di mandanti ancora da individuare. L’altra parte del gruppo è tuttora irreperibile e potrebbe avere con sé gli otto gioielli della Corona francese sottratti dal museo, per un valore stimato in circa 88 milioni di euro.

Il furto, definito dai media francesi “il colpo del secolo”, è durato 7 minuti. I rapinatori erano consapevoli che il sistema d’allarme aveva già attivato la sorveglianza e le forze dell’ordine. Nella fretta di fuggire, non sono riusciti a distruggere o incendiare tutti gli oggetti utilizzati nell’assalto. Tra i materiali sequestrati figurano due fresatrici, una fiamma ossidrica, taniche di benzina, guanti, un walkie-talkie, un gilet giallo, una coperta e un casco da motociclista.

Il tentativo fallito di bruciare il montacarichi impiegato per raggiungere la sala espositiva si è rivelato decisivo. Il mezzo è risultato rubato pochi giorni prima a un operaio nella banlieue parigina. Da quel dettaglio gli investigatori hanno ricostruito la catena di eventi che ha portato all’identificazione dei due uomini. Le analisi dei reperti, unite alle immagini delle telecamere di sicurezza e alle tracce telefoniche, hanno permesso a un team di circa cento agenti di chiudere il cerchio.

Resta ora da capire dove si trovino i gioielli scomparsi, tra cui la celebre corona di Maria Eugenia, moglie di Napoleone III, tempestata di diamanti e smeraldi. Le indagini proseguono per individuare i complici e recuperare il bottino, mentre il Louvre rimane sotto stretta sorveglianza in attesa di nuovi sviluppi.

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