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LA POTENZA DEL POPOLO BIANCOROSSO

Era l’11 giugno del 2023: Leonardo Pavoletti al minuto 94 insacca alle spalle di Caprile il gol che regala al Cagliari di Claudio Ranieri la promozione in serie A e priva il Bari di Michele Mignani di un sogno a lungo accarezzato e ampiamente meritato. 58.000 persone lasciano incredule il San Nicola in un silenzio assordante che di sicuro ricorderanno a vita.

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Purtroppo per i supporters biancorossi è solo l’inizio di un incubo: 58.000 persone allo stadio per una partita di serie B sono il segnale di una passione viscerale che merita di essere accolta e alimentata. Si assiste invece a due stagioni anonime, gestite dalla famiglia De Laurentiis con logiche manageriali, ma senza alcun calore: a Bari manca da tempo un progetto, un’idea da portare avanti, un qualcuno di cui innamorarsi perdutamente. Prendere il Bari e fare una conferenza stampa in sei mesi significa avere in mano la gallina dalle uova d’oro (il pubblico del San Nicola) e non saperla valorizzare. Bari ti dà il cuore, ma in cambio vuole vedere il tuo.

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Due stagioni portate avanti a suon di prestiti e prive di investimenti di prospettiva, accompagnate da campagne-acquisti faraoniche per l’altra squadra di proprietà della famiglia De Laurentiis (il Napoli) sono uno schiaffo troppo doloroso per l’anima di ogni barese. Non sono un tecnico, ma anche io capisco che prendere allenatori che giocano in modo catenacciaro e di rimessa non è funzionale ad accendere l’entusiasmo della piazza, valore aggiunto inestimabile che pochi (in serie B nessuno) hanno. Servirebbe un Zeman, un Di Francesco, ma prima ancora servirebbe qualcuno capace di comprendere che per riscaldare gli animi servirebbero un Zeman o un Di Francesco.

C’è modo e modo di manifestare il proprio dissenso, e i supporters biancorossi ne hanno trovato uno davvero geniale: campagna di abbonamenti pressoché fallimentare, disinteresse diffuso, fino al primo turno di Coppa Italia, che vede il Bari opposto al Milan a San Siro. Qua si assiste allo spettacolo puro: 5.000 baresi festanti che cantano e intonano cori per 90 minuti. Il messaggio è chiarissimo: amore viscerale per la squadra, porte chiuse alla (multi)proprietà. La palla passa adesso ai De Laurentiis: si può anche essere bravissimi con le logiche dei numeri, ma se non si capisce che in una città come Bari è il calore che genera i numeri, si mostra al mondo che tanto bravi non si è: chi vuol fare il freddo e distaccato si compri qualche altra società, Bari e i baresi meritano di essere guidati da qualcuno in grado di saper sognare e far sognare. Mi auguro vivamente che arrivi presto una proprietà in grado di capire che il calcio sopravvivrà solo se gente come i 5.000 di San Siro avranno una passione per cui perdere la testa e inebriarsi.

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La potenza del popolo biancorosso

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