Il governo italiano aveva in programma una possibile riduzione della propria partecipazione in Poste Italiane, società quotata in Borsa dal 2015. Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal sottosegretario al MEF Federico Freni, al momento tale piano risulta rinviato a data da destinarsi.
Poste Italiane, dopo la quotazione avvenuta nel 2015 con l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, ha visto aumentare il suo valore grazie alla crescita dell’e-commerce e alla diversificazione dei servizi offerti. Questo l’ha resa una risorsa per lo Stato, che in caso di necessità potrebbe ridurre le proprie quote.
Attualmente, lo Stato detiene, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti, oltre il 64% del capitale di Poste Italiane. Nel 2024, l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, aveva manifestato l’intenzione di ridurre tale quota prima al 51% e poi al 35%, mantenendo comunque il ruolo di azionista di controllo.
Lo statuto di Poste Italiane prevede che nessun soggetto diverso dal Ministero dell’Economia, enti pubblici o soggetti direttamente controllati da questi, possa detenere quote superiori al 5% del capitale. Resta incerto se il piano di dismissione di parte delle quote, inizialmente annunciato tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera del 2024 e successivamente accantonato, verrà ripreso.
Inizialmente, il governo aveva stimato che l’operazione di vendita delle quote avrebbe portato nelle casse dello Stato circa 4,4 miliardi di euro. Tale ipotesi è tornata in considerazione nel contesto della manovra economica del 2025, in quanto si valutano alternative per evitare di ricorrere al deficit. L’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti delle banche, pari a 5 miliardi su 44 miliardi, sembra generare incertezze, e ciò ha riaperto il dibattito sulla vendita di quote di Poste Italiane.
Nonostante le valutazioni in corso, il sottosegretario al MEF Federico Freni ha commentato con un laconico “Per ora no” in merito alla possibilità di procedere con la vendita di ulteriori quote di Poste Italiane.

