JOHANN GOTTLIEB FICHTE: IL CORAGGIO DI UN PATRIOTA “FERITO”.

Una inedita analisi sull’autore de “I 14 discorsi alla nazione”

Letto: 65

Inverno 1807. La spada di Napoleone ha trafitto il sacro romano impero mandando in frantumi, con il “primo Reich”, mille anni di storia e di consolidate certezze.
In una Prussia stordita e oramai rassegnata all’imminente tracollo finale, lo sguardo determinato di un patriota ferito, si fa strada attorno a sepolcri imbiancati. Una generazione frustrata che brancola nel buio e ha smesso la fede e la memoria.

Il “generale inverno” si confonde con le divise delle milizie francesi nella sala del palazzo che pian piano va riempiendosi… Due giovani studenti attendono l’arrivo di un professore, un tale Johann Gottlieb Fichte… pare sia il “delfino” del celebre Kant autentica istituzione per quella generazione.
Quel patriota, che di mestiere fa il professore, incrocia per caso lo sguardo dei due rampolli e per un attimo rivede in loro quella luce incosciente e genuina che pure accompagnò i suoi vent’anni… ma ora non c’è tempo, bisogna fare in fretta… pochi gradini ancora, ed ecco che tutta l’assemblea dinanzi a Fichte appare piccola come un solo uomo, come quell’avversario da colpire dritto al cuore senza indugio né pietà alcuna…

Un nemico silenzioso stava distruggendo le origini e la divina missione di un popolo unico, speciale, predestinato, no non si trattava di Napoleone, dello straniero, ma lo spirito di quella generazione disamorata, pavida e oziosa a un passo dal cedere all’invasore oltre che ai posteri, l’anima sua quanto la terra dei suoi padri.

“Berlino si è seduta, ha pensato di incrociare le braccia e smettere di lavorare, produrre, costruire… ma se la stagione della guerra bussa alle porte della città ed il popolo sonnecchia, dovreste saperlo… anche re Davide ne fu travolto!” prosegue Fichte “Lo dico, affinché si sappia che mi rivolgo non allo Stato, bensì alla nazione tedesca, al popolo depositario per mandato soprannaturale da Dio stesso, di un incarico speciale: guidare le genti di tutta la Terra verso il conseguimento dell’ultimo stadio dell’evoluzione umana, un nuovo ordine mondiale permeato dallo spirito e dal carattere della nazione tedesca, stella polare fra tutti i popoli!”

Quelle parole riecheggiavano ancora nell’uditorio attonito e silente, quando un suono simile ad uno specchio mandato in mille pezzi attraversò tutta l’assemblea: quei due giovani che poco prima avevano incrociato gli occhi incandescenti di un patriota “scambiandolo” per il professore Fichte, proruppero in un’ovazione clamorosa quanto inaspettata.

Di lì a poco, una vera e propria bolgia stordiva di stupore financo le guardie francesi che presidiavano l’ingresso della sala.

Avevano così inizio le 14 domeniche che a cavallo tra il 1807 ed il 1808 avrebbero visto un “coraggioso” professore, il patriota Fichte, condividere con i suoi amati concittadini “I 14 discorsi alla nazione” autentica pietra miliare della pedagogia nazionale tedesca.

Luca Uccio

Autore

2024-11-26
0 0 voti
Article Rating
Iscriviti
Notifica di
guest

0 Commenti
Il più vecchio
Più recente Più votato
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti