
“La crisi climatica è questione di tempo” così commenta Greta Thunberg al risultato del convegno tenutosi a Glasgow. Sono 103 i paesi che hanno firmato l’accordo per ridurre le emissioni di metano entro il 2030 del 30%, tra cui anche l’Italia; ma altri hanno detto di NO!
Cina, India e Russia si sono opposte all’impegno previsto nelle precedenti bozze di negoziato; l’obiettivo era quello di eliminare gradualmente il carbone dal pianeta, ma questi tre paesi si sono dichiarati contrari. Se si fossero rispettate le condizioni precedenti, il riscaldamento globale si sarebbe potuto ridurre di 0,2°C entro il 2050. Oltre 20 paesi (compresa l’Italia), si impegnano a terminare i finanziamenti all’estero per tutti i combustibili fossili entro il 2022; altri 40 paesi ad uscire dal carbone. Visti i risultati della Cop26 (la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021), i 120 capi di stato dei paesi hanno deciso di ridurre in modo graduale il carbone, piuttosto che eliminarlo.
Da qui sono scaturiti alcuni commenti dei maggiori attivisti ambientali, tra cui Greta Thunberg, durante un’intervista per la BBC. “Sono stati più vaghi del solito, sono riusciti ad annacquare il bla bla bla. Questa non è una conquista… purtroppo, è finita come mi aspettavo, ci sono tanti piccoli passi in avanti ma il documento può essere interpretato in tanti modi, possiamo ancora espandere l’infrastruttura dei combustibili fossili, possiamo ancora aumentare le emissioni globali. È davvero molto vago e, anche se possiamo aver fatto qualche piccolo progresso, dobbiamo ricordare che la crisi climatica è questione di tempo, è una crisi cumulativa, e finché facciamo piccoli passi perdiamo”. La Thunberg ha anche ribadito che i “piccoli progressi” compiuti potrebbero dimostrare come una lotta contro il riscaldamento globale possa essere “persa”, dato che il tempo è un fattore importante.
In Italia a parlare è anche Angelo Bonelli, ecologista co-portavoce nazionale di Europa Verde. “Dove c’è giustizia ambientale deve esserci anche giustizia sociale ed è difficile comprendere e accettare che nel documento finale della Cop26 si scriva al condizionale sul rispetto dei diritti umani, civili, delle popolazioni indios e il diritto alla salute, in relazione alla crisi climatica. Chi governa i paesi più responsabili della crisi climatica non ha ritenuto urgente affrontare problemi come il riscaldamento globale, le alluvioni, la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, le ondate di calore e la diminuzione della produzione delle derrate alimentari, loro tra 30 anni non ci saranno e hanno scaricato le conseguenze di un disastro sulle generazioni future”.
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