Sul filo della memoria una serata dedicata alla storia di un uomo che ha scelto la Sardegna come luogo dove vivere e morire e la cui vita si è sempre intrecciata profondamente con il teatro. Con oltre ottanta spettacoli teatrali, 2.500 repliche, dieci film, dieci sceneggiati televisivi, venti commedie radiofoniche, Tino Petilli (Poza, Vicenza 1937 – Cagliari 2024) è stato un grande protagonista della scena contemporanea e un autentico pilastro del teatro sardo. Per trenta anni annunciatore di Rai Sardegna, Petilli ha diretto una ventina di corsi di dizione ed è stato la voce magica e potente del Teatro Lirico di Cagliari.
A circa due mesi dalla sua scomparsa, lunedì 17 febbraio, alle ore 17, la famiglia e i tanti colleghi che lo hanno amato (menzione speciale per Mario Faticoni, seduto in prima fila), hanno scelto di tenere viva la sua memoria con una serata speciale a lui dedicata. Tra i numerosi interventi – accompagnati da spezzoni video, contributi audio, interviste – si sono ripercorsi gli anni del teatro, della radio, del cinema, senza tralasciare le ultime collaborazioni del suo fantastico percorso artistico.
Il mio primo ricordo di Tino Petilli, come per la maggior parte di chi mi leggerà, è legato al gazzettino regionale e all’annuncio con voce stentorea che seguiva il cinguettio dell’uccellino radiofonico: “Giornale radio della Sardegna”. Bastava quell’annuncio per creare il silenzio di chi era pronto ad ascoltare le notizie. Uno dei contributi trasmessi in teatro, mi ha fatto anche ricordare le pubblicità annunciate da Tino. Uno sperpero. Come si può sprecare una voce simile (e il talento dell’artista) per pronunciare slogan banali se non ridicoli?

Un altro ricordo, sarà stato forse nel 2007 (nel 2009 venne Mario Faticoni), mi affiora con tanto di foto. Tino Petilli, con altri artisti, partecipa al Festival Letterario San Bartolomeo. Declama dei versi. Spettacolare. Grandi emozioni.
Un ricordo più recente invece è quello legato alla partecipazione di Tino Petilli con Rita Atzeri con la direzione artistica di Maurizio Melis e accompagnamenti musicali, legati alla manifestazione “La buona novella” dedicata alla musica di Fabrizio De Andrè.
Per l’occasione, Maurizio mi chiede di andare a prendere Tino. Nel tragitto in macchina me lo posso godere tutto per me. Chiacchieriamo, come un’intervista ma senza prendere appunti. Mi racconta le sue origini e quelle della famiglia, come arrivò in Sardegna. I suoi trascorsi romani (percepisco un tono di rimpianto: fosse rimasto a Roma avrebbe avuto un successo clamoroso in tutta Italia: “se vuoi avere successo, non puoi stare in Sardegna”, mi disse). Mi raccontò le sue preoccupazioni per i familiari. Arrivati a destinazione, intorno a lui si forma un’aurea di rispettosi astanti. Tutti che osservano il mostro sacro del teatro sardo e lui, compiaciuto, tiene banco e fuma.
Finalmente si inizia. Lo aiutiamo a salire le scale del palco. La sua voce unica declama i versi. Tino e Rita si alternano, accompagnati dalla musica. Una delizia. Il pubblico applaude. Lo spettacolo è finito, ma Tino non sazio, si prende la scena. Avanza sul palco e ringrazia il suo pubblico. Offre dei versi ai presenti ma un vuoto di memoria lo tradisce. E il pubblico applaude. Come se li avesse declamati. Con quella sua voce possente e impostata. Perché a Tino Petilli si perdona tutto. Grazie Tino, è stato un privilegio conoscerti.



