Imane Khelif, la pugile algerina che non potè partecipare ai mondiali di pugilato di Nuova Delhi, per decisione dell’Internazional Boxe Association (IBA), ha però potuto partecipare sia alle olimpiadi di Tokyo del 2020, sia a quelle di Parigi di quest’anno. Ciò ha causato delle polemiche strumentali alla richiesta di estendere anche alle Olimpiadi le regole dell’IBA (International Boxe Association), richiesta però inaccettabile, per le ragioni spiegate successivamente in questo articolo.
Secondo le ricostruzioni più attendibili, Imane Khelif è una donna biologicamente tale (non ha organi sessuali maschili, bensì femminili), ma con una produzione di testosterone più alta da parte delle sue ovaie (che sono embriologicamente la stessa cosa dei testicoli, solo che in base alla differenziazione sessuale possono o stare vicino alla vescica, oppure, nel sesso maschile, discendere nello scroto).
Le sue ovaie producono più testosterone del normale, rispetto alle donne che non hanno l’iperandrogenismo, ma comunque molto meno rispetto agli uomini. Basta questo per definirla avvantaggiata e pertanto da squalificare? Ma si può dire anche di Michael Phelps che con piedi con taglia 47.5 e mani grandi come padelle, oltre a una fisionomia molto idrodinamica, era fisicamente superiore a tutti gli altri nuotatori? Allora eliminiamo gli atleti alti più di due metri dalle competizioni di pallacanestro? Vietiamo le maratone agli africani orientali in quanto sono geneticamente più resistenti nella corsa? Impediamo di allenarsi e di competere nel bodybuilding e nella ginnastica agli atleti con la deplezione del gene della miostatina? E si potrebbe continuare…
Non è stato detto ufficialmente quale malattia genetica renda Imane Khelif iperandrogena, ma se avesse avuto la sindrome di Morris avrebbe dovuto essere molto più femminile (pur avendo XY come cromosomi sessuali, quelli che determinano il sesso maschile) dato che avrebbe avuto una pressocché totale insensibilità agli androgeni, detta anche femminilizzazione testicolare. Ecco come appaiono le persone affette da sindrome di Morris, che viene infatti definita anche “Sindrome della bella donna“.
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L’altra ipotesi è che Imane Khelif sia donna anche geneticamente, quindi con cromosomi sessuali XX, ma che abbia un iperandrogenismo di grado moderato e nessuna insensibilità agli androgeni, ed ecco perché ha quell’aspetto androgino.
Non è però probabile che tale iperandrogenismo derivi da un ovaio policistico, secondo quanto scritto in questo articolo.
Allo stato attuale, non abbiamo quindi una spiegazione completa della sua condizione; si è parlato anche di iperandrogenismo idiopatico, cioè senza cause patologiche conosciute.
Imane Khelif è stata fatta oggetto di una gravissima discriminazione ed è lecito chiedersi se avrebbe subito lo stesso trattamento se fosse stata europea. Nata a Tiaret, in Algeria, ha iniziato a giocare a calcio in un contesto in cui tale sport era ritenuto inadatto alle ragazze. Affrontando la violenza dei coetanei maschi nei suoi confronti, a 16 anni si è però avvicinata al pugilato. Il suo percorso è stato arduo: la palestra distava 10 km da casa e il padre, saldatore nel Sahara, non approvava che praticasse uno sport maschile. La famiglia, in difficoltà economiche, ha tuttavia sostenuto Imane vendendo pezzi di metallo e cous-cous per farla andare in autobus agli allenamenti.
A 19 anni, Imane si è classificata 17ª ai Mondiali e l’anno seguente 33ª. Alle Olimpiadi di Tokyo è stata eliminata ai quarti di finale. Nel 2022 ha perso la finale del Titolo Mondiale IBA contro l’irlandese Broadhurst, e nel 2023 è stata esclusa dalla stessa federazione per questioni legate alle sue caratteristiche sessuali, senza chiarimenti ufficiali, adducendo quale motivazione di tanta segretezza il rispetto della sua riservatezza. Comunque, la sua carriera non è quella di una persona che viene definita dai suoi dettrattori come troppo forte rispetto alle altre donne, o addirittura come “uomo che finge di essere una donna”.
Nonostante le difficoltà incontrate, nel 2022 ha vinto i Giochi del Mediterraneo e il Campionato dilettantistico africano, e nel 2023 i Giochi Panarabi. Con 51 incontri all’attivo, di cui 42 vinti e 9 persi, nel 2024, e visto che il suo livello di testosterone è inferiore al limite stabilito dal Comitato Internazionale Olimpico, quest’ultimo l’ha ammessa alle Olimpiadi.
Imane Khelif, in un’intervista all’UNICEF, ha raccontato il suo percorso: “Ho iniziato senza niente e ora ho tutto. I miei genitori sono i miei più grandi fan“. Sensibile al problema del sovrappeso in Algeria, dove il 22% della popolazione e il 12% dei bambini ne soffrono, ha promosso i benefici dello sport per il benessere fisico e mentale. L’UNICEF l’ha scelta quale ambasciatrice per il suo impegno nello sport per i bambini. “Sono profondamente onorata di essere un’ambasciatrice dell’UNICEF. Il mio messaggio ai giovani è di seguire i propri sogni e superare gli ostacoli. Voglio ispirare le ragazze e i bambini svantaggiati in Algeria“.

Paradossalmente, il Comitato olimpico algerino, in un paese dove i dirtti delle persone LGBTQIA+ sono calpestati e gli atti omosessuali sono puniti con la reclusione fino a due anni di carcere, ha difeso Imane Khelif dalle accuse di carattere transfobico, definendole “propaganda infondata e non etica contro la nostra campionessa“. In Algeria il cambiamento di sesso è proibito, e se Khelif non fosse nata donna ma si fosse sottoposta a un’operazione di cambio di sesso, e fosse stata davvero una transgender FtM come hanno inizialmente sostenuto i suoi detrattori, tutti esponenti della destra, ora si troverebbe in prigione invece di partecipare alle Olimpiadi per rappresentare il suo paese.
Imane Khelif è invece, probabilmente, una persona intersessuale, cioè un individuo che per motivi genetici, ha un sesso non chiaramente definito o che ha elementi parziali di entrambi i sessi. Non sapremo però comunque nulla di preciso al riguardo, per ragioni di riservatezza. Imane Khelif, in ogni caso, ha riportato l’Algeria alla ribalta dello sport internazionale, diventando un simbolo di resistenza e determinazione.
Sulla questione, rimando a questi due video:
La pugile Imane Khelif non è una donna trans, cosa significa intersex e differenza con transgender (video di Geopop)
Imane Khelif non è “contro natura”: cos’è l’iperandrogenismo e cosa dice davvero la scienza (video del canale di Kodami)
Utile anche questo articolo.
In sintesi qui inserisco questo schema:

Le polemiche italiane contro la sua partecipazione ai giochi olimpici di Parigi hanno anche rischiato di causare un incidente diplomatico con l’Algeria, paese dal quale dipendiamo per l’approvvigionamento del gas, dopo aver sospeso gli acquisti diretti del gas russo, come riportato da questo articolo di Dagospia.
Imane Khelif, secondo le opinioni più affidabili, cioè quelle degli esperti di endocrinologia, è una donna anatomicamente tale e la sua malattia genetica è un’altra rispetto alla sindrome di Morris, e le causa l’ovaio policistico con iperandrogenismo.
Il Cio ha come criterio per l’ammissione delle donne l’obbligo di stare sotto 10 nmol/L di testosterone. Questo è un livello comunque molto inferiore a quello di un uomo. Imane Khelif infatti ha sembianze androgine, ma non davvero virili.
Se non spiega quali siano i criteri utlilizzati per l’esclusione dai Mondiali, la decisione dell’IBA non ha alcuna rilevanza. A occuparsi delle ammissioni per le Olimpiadi è stato solo l’International Olympic Association, (in italiano sitentizzato in CIO: Comitato Internazionale Olimpico).
Tra CIO e IBA è in corso una guerra, poiché l’IBA è sotto l’influenza della Russia e ha Gazprom quale suo sponsor principale. Ragion per cui l’IBA è fuori dall’organizzazione dei giochi olimpici. Si rimanda a questo articolo dal sito di Stefano Feltri per maggiori informazioni.
In vista della partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028, la Federazione Pugilistica Italiana si è iscritta al World Boxing, per abbandonare la ormai del tutto compromessa IBA.
L’IBA ha dichiarato di voler donare ad Angela Carini, la pugile italiana che avrebbe dovuto affrontare Imane Khelif, ma che si è arresa dopo due pugni che non ha saputo parare, a solo 45 secondi dall’inizio del primo round, il premio di 100.000 dollari che l’associazione aveva stabilito per i vincitori e le vincitrici della medaglia d’oro. In pratica, Angela Carini sarebbe stata premiata per essersi rifiutata di combattere. Se tale denaro fosse stato accettato (a lei sarebbe andata metà della cifra, mentre il resto sarebbe stato diviso in due metà, una al suo allenatore e l’altro alla Federazione Pugilistica Italiana), ciò sarebbe stato alquanto controverso, dato che l’Iba è controllata della Russia, in quanto il suo presidente Umar Kremelev è uno degli oligarchi russi più vicini a Vladimir Putin ed l’IBA è anche finanziata da Gazprom. Il CIO ha smesso di collaborare con essa proprio per la sua inaffidabilità essendo l’IBA anche stata protagonista di numerosi casi di corruzione e di malaffare.
L’IBA non ha detto quali criteri applichi (ha solo dichiarato che non si basa sul livello di testosterone, ma non è chiaro se sia vero che si basi sul criterio dell’appartenenza genotipica al sesso maschile, cioè se le pugili in esame abbiano i cromosomi sessuali XY e non XX).
Il punto, comunque, è che è ovvio che sia in atto una discriminazione contro queste pugili, oltre ad Imane Khelif, anche la taiwanese Lin Yu-ting, che sono fenotipicamente femmine, ed è questa l’unica cosa che deve contare, qualunque sia la patologia che ne ha causato l’iperandrogenismo (potrebbe anche derivare da una iperplasia del surrene e dall’ovaio policistico, ma non ne sappiamo nulla, per questioni di riservatezza) o la sindrome da insensibilità agli androgeni .
Ciò che invece sappiamo per certo è che l’IBA non ha più alcuna attendibilità e che chiunque abbia a che fare con essa va esautorato dal mondo dello sport e soprattutto dalla politica. Ad ogni modo, la Federazione Pugilistica Italiana ha rifiutato il premio offerto dalla IBA e Angela Carini dovrà rispettare tale decisione.
I risvolti politici di questa vicenda sono racappriccianti. Tutti i partiti di destra hanno accreditato la propaganda diffamatoria contro Imane Khelif. I dettrattori di Imane Khelif tra i politici italiani sono tutti esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia e viene quindi il sospetto che ci sia l’interesse da parte loro a distrarre gli italiani dai veri problemi con una becera propaganda contro il “nemico” di turno, appositamente creato, andando contro la sua stessa dignità.
Del resto, Angela Carini potrebbe anche ricevere altri riconoscimenti dopo il suo ritiro dalle Olimpiadi, in cui non ha neppure salutato l’avversaria, salvo, dopo pochi giorni, augurarle di vincere la medaglia d’oro, probabilmente per poi non vedersi rinfacciare che Imane Khelif non fosse il Mike Tyson della boxe femminile e che avrebbe potuta affrontarla, invece di arrendersi, potrebbe essere qualche comparsata in TV, magari nel Grande Fratello Vip, e forse persino una candidatura in parlamento per le prossime elezioni statali. Non male, per una che che tanto non avrebbe vinto neanche la medaglia di bronzo e voleva comunque ritirarsi dal pugilato (salvo poi rimangiarsi la decisione di ritirarsi da ogni competizione). Viene inoltre ventilata l’ipotesi che Angela Carini possa anche ottenere un ruolo rilevante nella gestione del Centro Fiamme Oro.
In ultimo, occorre dar menzione delle dichiarazioni che Imane Khelif ha rilasciato in questi giorni. Lei si oppone al bullismo di cui è stata vittima e rivela che Angela Carini la conoscesse già da anni e che si erano pure allenate insieme, visto che andava in Italia proprio a tal fine.