Dibattito a Cagliari sul testamento biologico.

Nella sala della Fondazione di Sardegna si discuterà di un argomento che riguarda l'etica, il sociale, la politica. Presente in videocollegamento anche l'esponente radicale Marco Cappato.

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Venerdì 30 agosto a Cagliari, presso la Fondazione di Sardegna in Via San Salvatore da Horta n°2, alle ore 17:00 si terrà un dibattito organizzato dall’associazione Luca Coscioni sulla tematica del testamento biologico e della legalizzazionie dell’ eutanasia, intitolato “Liberi subito: chi ha rispetto, non aspetti tempo“. L’evento comprenderà anche la proiezione del docufilm “Confine, la scelta di Laura Santi”.

Il dibattito sarà moderato da Roberto Loddo de Il manifesto sardo e vedrà la partecipazione di Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, Camilla Soru, consigliera regionale del Pd e presidente della seconda commissione del consiglio regionale, Alessandra Pisu, professoressa di diritto privato presso l’Università di Cagliari, il dottor Mario Cardia, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari, il dottor Daniele Farci, oncologo e vice presidente del Comitato Etico della Sardegna, e Marco Cappato (in collegamento), tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna per la legalizzazione dell’eutanasia.

L’evento è organizzato dall’ Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, in collaborazione con le cellule Coscioni della Sardegna e di Cagliari, l’Associazione Walter Piludu e L’ Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR).

Successivamente, verrà proiettato il docufilm “Confine, la scelta di Laura Santi“, frutto della collaborazione tra Tgr Umbria e Rai Umbria, diretto da Giulia Bianconi e montato da Federico Fortunelli. Il film narra con sensibilità e forza la storia di Laura Santi, giornalista che ha lottato per anni per i diritti sul fine vita. Affetta da sclerosi multipla, Laura ha dovuto abbandonare il giornalismo attivo ma ha continuato a scrivere come freelance, concentrandosi su temi legati alla disabilità, ai diritti e al welfare. Il docufilm racconta il suo impegno per l’autodeterminazione e la libertà di scelta, culminato nella sua battaglia per ottenere il diritto al suicidio assistito, come sancito dalla sentenza 242/19.

Oltre al tema del fine vita, Laura Santi si è battuta anche per il riconoscimento dei diritti delle persone disabili, tra cui una giusta tutela economica, un’assistenza adeguata, l’accesso a terapie e tecnologie assistive, e un mondo con meno barriere, sia fisiche sia legate alle discriminazioni.

Fonte : https://www.associazionelucacoscioni.it/chi-e-laura-santi

La sua passione per la scrittura non è mai venuta meno, e ha continuato a lavorare come freelance, concentrandosi su temi legati alla disabilità, al welfare e ai diritti. Ha anche avviato un blog e scritto per Vanity Fair, in cui cura la rubrica “Io, Stefano e la sclerosi multipla”. Negli anni, la malattia è peggiorata, privandola progressivamente della mobilità, dell’autonomia e delle sue attività quotidiane, fino a richiedere assistenza 24 ore su 24. Nonostante ciò, affronta la situazione con determinazione, supportata da suo marito Stefano, e continua a impegnarsi nell’attivismo e nella scrittura, compatibilmente con i sintomi. Questo percorso l’ha portata naturalmente ad avvicinarsi ai temi del fine vita, dell’autodeterminazione e della libertà di scelta, diventando membro attivo e sostenitrice dell’Associazione Luca Coscioni. Il suo coinvolgimento nel referendum sull’eutanasia legale, dove è stata una figura di spicco sui media, rappresenta il culmine di un lungo percorso di impegno su questi temi.

Fonte


Concludo rammentando che la campagna per il riconoscimento del diritto all’eutanasia e al suicidio assistito non è volta a introdurre un obbligo di soppressione delle persone disabili, ma solo la promozione della libertà di autodeterminazione: la persona che voglia morire, poiché ritiene che sopravvivere con una malattia gravemente invalidante non sia più sopportabile, ha il diritto di ricevere aiuto a tal fine, ma le persone che invece non vogliono morire non avrebbero comunque alcun obbligo di farlo, anche se si trovassero immobilizzate a letto attaccate a un respiratore.
A chi vuole continuare a vivere, va comunque accordato il diritto di farlo ricevendo tutto il sostegno di cui necessita. In proposito rimando a questa testimonianza di Matteo Gamerro su Il Fatto Quotidiano del 6 Settembre 2017.

Nota Bene
La playlist dell’evento è disponibile in questo indirizzo:

https://www.youtube.com/playlist?list=PLXenszDZMNb3qtzG3RKNlOTD2LdH3RqWE

Autore

2024-11-24