Il Campionato mondiale che, prima ancora del suo inizio, ha alzato diversi polveroni
Il fischio di inizio stabilito per il 20 novembre 2022. Le 32 nazioni in gara quest’anno hanno iniziato a sfidarsi per il campionato mondiale di calcio. Ricordiamo subito che, per la seconda volta di fila, l’Italia (nazione che nel 2020 ha fatto sognare diventando campione d’Europa) non parteciperà, in quando non è riuscita a qualificarsi. Una novità, invece, la decisione di giocare in pieno autunno, ma non del tutto sconsiderata se si pensa che nel Qatar le temperature medie estive si aggirano intorno ai 45° gradi, anche nelle ore meno calde.
Scelta quindi che vedrà costretti i campionati nazionali a un arresto durante questo periodo. Per la prima volta in Asia; sarà, infatti, il piccolo stato del Golfo Persico guidato dallo Sceicco Al Thani ad ospitare l’evento. Una decisione, questa, presa ormai nel lontano 2010. Anche a quel tempo dibattuta e non propriamente accettata viste le dimensioni del Paese (di appena tre milioni di abitanti), della sua conformazione geografica poco accogliente, dell’assenza di strutture adeguate e della tradizione calcistica praticamente inesistente. Nonostante tali problemi, il Qatar ha visto quasi dodici anni di lavori continuativi per essere sicuri di accogliere al meglio il grande evento. Sono stati, infatti, costruiti sette stadi, un nuovo aeroporto, adeguati sistemi per il trasporto pubblico e un hotel. Una spesa totale di circa 220 miliardi di dollari. Somma che ha fatto conferire il record di Mondiale più costoso di sempre.
I problemi che girano attorno a questo campionato non si sono di certo fermati qui, anzi, fino a questo momento si è scorta solo la punta dell’iceberg. Delle denunce, la cui maggior parte sono arrivati da India, Bangladesh, Sri Lanka e Nepal, hanno portato a uno scandalo ben più grave dei soldi spesi. Da quanto riportato oltre 6.500 persone sarebbero già morte in Qatar da quando è stato assegnato il Mondiale di calcio e altre migliaia di stranieri e sottopagati stanno tuttora lavorando per paghe misere. Alla notizia di questo vero e proprio sfruttamento, l’attenzione si è spostata verso la FIFA, in procinto di guadagnare miliardi dall’evento. Eppure, in tutto questo tempo non si sono visti risarcimenti verso i lavoratori o le famiglie delle vittime.
Ovviamente, lo sconcerto generale e le proteste non si sono fatte attendere. Risulta esserci una crescente pressione perché la FIFA paghi 440 milioni di dollari a questi lavoratori, la stessa cifra del montepremi per le squadre partecipanti. A richiederlo organizzazioni per i diritti umani, calciatori, figure del mondo dello spettacolo e persino alcuni dei principali sponsor del Mondiale. L’accusa mossa all’organizzazione sarebbe quella di aver scelto un paese ben noto per l’utilizzo del lavoro forzato e per gli abusi sui lavoratori, per questo si ritiene responsabile dell’incremento del problema e della sua risoluzione. Persino quattro dei principali sponsor della Coppa del Mondo (Budweiser, McDonalds, Coca Cola e Adidas) sostengono il risarcimento dei lavoratori.
Avaaz, che si batte per i diritti umani e i diritti dei lavoratori in tutto il mondo, nel 2015 aveva esortato il Qatar a porre fine alla schiavitù moderna in vista dei Mondiali di calcio, raccogliendo quasi un milione di firme. Ad oggi si impegna ancora esortando il maggior numero di persone a firmare e far girare il loro appello.
Ma le bufere non sono terminate. A pochi giorni dall’inizio, le parole di Khalid Salman, ex calciatore della nazionale del Qatar e ambassador per la Coppa del Mondo 2022 nel Paese, hanno sconvolto il pubblico. Definendo l’omosessualità un “danno mentale” e l’essere gay come “haram”, ovvero “proibito” si è ancora una volta mostrato come il rispetto e la cura dei diritti umani nell’emirato islamico ultraconservatore sino ben lontani dalle preoccupazioni maggiori. Negli ultimi giorni sono tante le star che si sono schierate contro il Qatar e la FIFA a seguito delle dichiarazioni di Salman. Per citarne alcuni, Rod Stewart, Dua Lipa e Shakira si sono rifiutati di esibirsi.