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Editoriale

JOE BIDEN BATTE DONALD TRUMP

JOE BIDEN BATTE DONALD TRUMP

Il 46esimo presidente degli Stati Uniti sarà il Democratico Joe Biden, già vicepresidente di Barack Obama. Kamala Harris, la prima donna vicepresidente.

Va bene, lo ammetto, a marzo pensavo che per superare Donald Trump, l’anomalia sovranista dei Repubblicani, il partito conservatore americano, che ha come colore il rosso che in Europa vuol dire sinistra, ci volesse Bernie Sanders e non bastasse Joe Biden https://www.latestata.it/notizie/italia/editoriale/12-03-2020/bernie-sanders-puo-battere-trump-biden-no.

Joe Biden, quello che l’ormai ex presidente americano chiamava in modo irriverente “sleepy Joe” ha vinto stabilendo il record del presidente più votato nella storia americana, circa 75 milioni di voti, staccando di almeno 4 milioni Trump che pensava di farne un boccone pensandolo meno pericoloso di Sanders.

Lo stillicidio dello spoglio in alcuni Stati americani, appesantito dal voto per posta (una conquista di civiltà) al quale in molti hanno fatto affidamento per la paura del covid, ha creato una situazione di incertezza che aveva illuso Trump.

L’afflusso dei dati, infatti, aveva favorito le zone rurali su quelle urbane e si sa che le prime preferiscono il voto conservatore e le seconde quello progressista.

Il risultato è importante e tutto il mondo si aspetta un cambio della politica americana rispetto agli ultimi quattro anni. L’Europa per prima nei rapporti transatlantici. Ma forse anche chi chiede un ridimensionamento del sovranismo in Europa e, perché no, anche in Italia.

Non ci dimentichiamo i servizi di Report su Bannon, amico di Meloni e Salvini, che voleva installare una base sovranista europea in un vecchio monastero in Italia centrale.

E non ci scordiamo nemmeno i rapporti di Donald Trump con famiglie mafiose (come i Gambino) e la disamina fatta di recente a Che Tempo Che Fa da Roberto Saviano.

Il voto americano ci restituisce l’immagine di un’America divisa quasi a metà, con una polarizzazione indotta o cavalcata da Trump. Da una parte quella che ha preferito l’economia (o forse la Borsa) per favorire i ricchi sui poveri, i bianchi sui neri e ispanici, la libertà di possedere armi (e usarle) rispetto alla difesa dal covid che ha causato agli USA il numero di morti più alto al mondo.

Dall’altra, l’immagine di un grande paese aperto e progressista, moderno, che per molti è un faro e ha rappresentato i liberatori dal nazifascismo, le moderne scoperte scientifiche, lo sbarco sulla Luna, Hollywood, alcune conquiste civili.

Il programma di Biden avrà dei cambiamenti rispetto a quanto fatto da Trump ma verrà osteggiato dalla Camera dei Rappresentanti che dai primi conti dovrebbe essere a maggioranza repubblicana e dalle Corti Supreme dove Trump ha nominato quanti più giudici conservatori ha potuto.

Joe Biden ha promesso di portare avanti l’Obamacare andando oltre e creando una mutua pubblica, inoltre ha promesso investimenti massicci sulle tecnologie verdi ed è molto probabile che gli USA tornino in seno agli accordi di Parigi sul clima, salario minimo e milioni di assunzioni, oltre alla lotta al covid. E già questi punti potrebbero valere il cambio di presidenza.

Ma il segnale più forte che arriva dagli USA è l’elezione del ticket dove come vicepresidente c’è Kamala Harris, la prima donna nella storia americana che assume questo ruolo. Afroamericana e indiana, figlia di migranti. Appartenente comunque alla classe sociale alta.

Ci si aspetta quindi un ruolo più elevato per le donne e le politiche di genere che vada oltre il ruolo di modelle, anche se First Lady. Inoltre si spera che gli USA recuperino con Biden e Harris quel ruolo democratico, quello spirito unitario, l’equilibrio e una pacificazione sociale ed etnica, il rispetto per la stampa, che sono mancati negli ultimi quattro anni.

Il cattolico Joe Biden saprà anche migliorare i rapporti americani con papa Francesco.

La cosa più sconcertante degli ultimi giorni è stato l’atteggiamento di Trump sulla minaccia di non riconoscere la vittoria a Biden, di chiamare brogli il voto degli americani per posta, di voler scatenare ricorsi legali e di non voler mollare The White House, ridicolizzando la tenuta democratica degli USA e sconfessato, anche se tardivamente, dalla stampa e dalla parte migliore del suo partito. Il video satirico allegato all’articolo rende bene l’atteggiamento infantile e poco istituzionale dell’ex presidente dal ciuffo rosso.

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