Mentre il mondo celebrava la Giornata Mondiale dell’Ascolto, il 21 ottobre, a Chia Laguna Resort, si teneva la conferenza stampa per l’inaugurazione di #AdottaKillia, un’occasione per promuovere l’ascolto attivo come strumento di sviluppo personale e sociale.
È cominciata così la giornata trascorsa nel meraviglioso scenario del Sud Sardegna, per sensibilizzare sui delicati temi dell’adozione e della disabilità.
A conclusione, numerosi sono stati i giochi in piazza per bambini dai 6 ai 12 anni, seguiti da un gustoso Brunch presso il Ristorante Domus. L’intero contributo, 25 euro per adulti e 15 per bambini, sarà destinato alla realizzazione della casa-famiglia Killia.
Nella prima sessione di una serie di eventi che si terranno in collaborazione con Chia Laguna Solidale, il General Manager di Chia Laguna, Marco Pedna, si è detto orgoglioso di poter contribuire a questo importante progetto, in collaborazione con la Cooperativa sociale Killia.
‘Killia’, in sardo antico, significa culla: un luogo di accoglienza dove ogni bambino speciale viene cullato nella sua crescita. L’iniziativa della Cooperativa è quella di realizzare una casa-famiglia a Selargius, come luogo di accoglienza per bambini orfani, con disabilità fisica e/o mentale, che richiedono cure affettive e sanitarie.
“Vogliamo essere un esempio di come una realtà come la nostra possa mettersi a disposizione per cause nobili”: afferma Pedna, durante i saluti istituzionali in conferenza stampa.
Il progetto nasce da una storia personale, che ha come protagonista Simona Cao, Presidente della Cooperativa e mamma di Asia, sua ‘musa ispiratrice’. Asia è la bambina che Simona ha adottato assieme a suo marito, otto anni fa. Non la classica adozione, ma quella ‘a rischio sanitario’: Asia, infatti, è nata prematura, trascorrendo i primi due mesi in terapia intensiva e superando tante problematiche legate alla disabilità, sempre affiancata dai suoi amici a quattro zampe (sì, perché – tra i vari servizi che l’Associazione offre – c’è anche quello della pet therapy). Qui la storia completa.
La casa-famiglia “vuole essere un ponte tra il momento in cui il bambino viene allontanato dalla famiglia e quella che sarà la sua futura collocazione, che possa essere nuovamente la famiglia di origine o di adozione”. A coesistere è quindi l’aspetto familiare e riabilitativo, che va ad unire momenti di vita quotidiana a percorsi di stimolazione.
“Accogliere un bambino nella propria famiglia è un forte gesto d’amore: richiede grande responsabilità e comporta un enorme cambiamento della propria vita”: queste le parole di Donatella Medda, avvocato e mamma di cuore, come ama definirsi. L’iter di adozione, racconta, è stato molto impegnativo ma prevale più di tutto il ricordo positivo di un’esperienza “spontanea e vissuta con tranquillità” che le ha permesso di conoscere il suo Gabriele.
Isabella Onnis, psicologa dell’equipe ABC Sardegna (Associazione Bambini Celebrolesi), spiega come, rispetto a qualche decina di anni fa, ci sia un riconoscimento del ruolo genitoriale, da parte delle istituzioni.
“Le famiglie sono partite da una carenza e solitudine istituzionale, fino ad arrivare al riconoscimento del pieno diritto della famiglia, una partecipazione attiva dei protagonisti e una consapevolezza del proprio ruolo”.
La Dott.ssa Miriana Fresu, ex direttrice Struttura Complessa Medicina ATS Sardegna, continua – pur essendo in pensione – ad occuparsi delle problematiche dei bambini ed espone il problema inerente al limitato personale specialista riabilitativo in materia di disabilità infantile, nella nostra regione.
Francesca Aru, (Referente M’aMa-Dalla Parte dei Bambini Sardegna e Tutor per il percorso di affido e di adozione) è mamma adottiva di quattro bambini, di cui due con disabilità, arrivati tramite l’Associazione.
M’aMa-Dalla Parte dei Bambini è un’associazione composta da professioniste in tematiche sociali, ma prima di tutto mamme, meglio conosciute con l’appellativo di “Mamme Matte”, perché si battono fortemente per ciò in cui credono, unite – spiega una mamma – “come una grande famiglia in cui ci si aiuta e conforta a vicenda, esattamente come si fa tra sorelle”; d’altra parte, il loro motto è ‘Insieme è meglio, da soli non si può’.
Una mamma e insegnante di sostegno racconta di come il desiderio di adottare un bambino non sia stato un percorso immediato ma, intersecato da dubbi e timori, soprattutto per le diverse e spesso contrastanti informazioni ricevute dalle istituzioni.
Impossibile non commuoversi di fronte a queste grandi donne e mamme, che con forza e dedizione si impegnano ogni giorno a sensibilizzare sull’importante tematica dell’adozione e che, per prime, hanno compiuto questo infinito gesto d’amore.















